Autismo, dalle file ai parcheggi: la “priorità che non c'è”. Specie se la disabilità non si vede

Due vicende a Roma, in un solo fine settimana: da una parte la mamma di un bambino autistico a cui si nega la precedenza in fila allo sportello comunale, dall'altra il parcheggio riservato abusivamente occupato da un'auto del Corpo diplomatico. Cinque proposte e un doppio invito: non strumentalizzare e non “chiamare alle armi”

Autismo, dalle file ai parcheggi: la “priorità che non c'è”. Specie se la disabilità non si vede

 Due episodi in un solo fine settimana: piccole storie di “esclusione”, che suscitano però grande indignazione tra quei caregiver, invisibili e “irriconoscibili” proprio come i loro figli, la cui disabilità non si vede, ma c'è. Da una parte c'è una mamma che, domenica 27, chiedeva la precedenza (una legge non c'è, ma esiste il buon senso) nella fila al chiosco, nuovo si zecca, che il comune di Roma ha inaugurato per il rilascio della carta d'identità. Suo figlio, un bimbo di 9 anni con autismo, si spazientisce, perché l'attesa è lunga e l'autismo, si sa, non va d'accordo con le file. La precedenza però non le viene accordata, perché “ognuno ha i suoi problemi” e per di più “neanche si vede che è disabile, almeno avesse la carrozzina”. Non ha fatto certo una bella figura l'impiegato comunale, che forse ora – ha annunciato l'assessore municipale – sarà assegnato a un incarico diverso. Non è riuscita neanche a completare la pratica, la mamma del bambino, perché mancava un documento e la burocrazia non ammette sconti. La vicenda, raccontata dal Corriere della Sera e rilanciata da altre testate online, fa il giro del web e raccoglie commenti e punti di vista differenti, innanzitutto tra le famiglie e dei caregiver più battaglieri: “Dire 'Neanche si vede...almeno fosse in carrozzina' è la cifra del livello di ignoranza del personale preposto, ma l'indifferenza dei presenti non è da meno – commenta Irene Gironi Carnevali - Aggiungo che la madre del bambino ha aspettato un'ora in fila prima di chiedere la priorità, dovuta in questi casi, nel silenzio generale. L'autismo tra le disabilità è doppiamente penalizzante perché non ha 'segni evidenti di riconoscimento' e costringe chi accompagna la persona autistica a umilianti spiegazioni e richieste che in un Paese normale non andrebbero neanche fatte. Purtroppo gli anni passano invano”.
Elena Improta, fondatrice di Oltre lo Sguardo onlus, ricorda innanzitutto che “magari fossero solo queste 'le sparizioni' che lo Stato agisce nei confronti delle persone con disabilità! Sedia a rotelle o meno, siamo sempre più fantasmi che si aggirano e devono sempre urlare la loro esistenza in terra e il loro diritto a essere parte attiva della vita polita e sociale del Paese”. E formula cinque proposte concrete, anche alla luce del fatto che una legge che riconosca il diritto di precedenza non c'è: una “campagna di sensibilizzazione e consapevolezza: i familiari e caregiver dovrebbero segnalare la loro presenza in fila agli sportelli, supportati se necessario da certificazioni Asl /Inps, chiedendo subito di poter avere la precedenza”; secondo, “formazione degli operatori di sportelli pubblici”; terzo, “disposizioni e decreti attuativi a livello nazionale, declinati su regioni, comuni, municipi, distretti”; quarto, “impegno della PA a regolarizzare gli accessi e i benefici previsti nel disegno di legge 2713 non solo nei riguardi delle disabilità motorie”; quinto, prevedere “una corsia/sportello/accesso prioritario per donne in gravidanza, donne con bimbi sotto i 6 anni, familiari con parenti disabili motori/intellettivi, persone con disabilità, anziani fragili”. E mette in guardia dalle strumentalizzazioni politiche del caso, riferendosi alle dichiarazioni sulla stampa di Salvini e Stefani, che hanno definito “gravissima” la vicenda e annunciato un'interrogazione parlamentare. “non esiste il 'caso della madre con figlio autistico costretta a due ore di coda – precisa Improta - Esiste un sistema paese che nel 2022 tratta la disabilità delle persone come un’ emergenza, come un eccezionalità e non come una condizione di vita da integrare nella normalità. Non esiste 'il caso di oggi': esiste mancanza di cultura da almeno 40 anni!”.

Un parcheggio poco “diplomatico”

A pochi chilometri dal chiosco nuovo di zecca, solo il giorno precedente, un'altra piccola storia: un parcheggio riservato che, come spesso accade, è illecitamente occupato. Fa notizia, però, che ad occuparlo illecitamente, questa volta, sia un'automobile con la targa del Corpo diplomatico. E destino vuole che quello stallo sia riservato a Tommy, figlio del giornalista Gianluca Nicoletti, che proprio a questa battaglia ha dedicato energie, parole e pagine. Così, la foto e l'articolo pubblicato sul sito Pernoiautistici circolano in fretta e arrivano anche al destinatario, che risponde scusandosi: “Il funzionario responsabile dell’ingiustificabile errore è stato chiamato dall’Ambasciatore per fornire chiarimenti. L’addetto ha allora dichiarato di non essersi accorto dell’equivoco nel momento in cui ha parcheggiato l’auto nel posto riservato. Oltre all’imprescindibile pagamento della multa, il funzionario, per determinazione dell’Ambasciatore, entrerà in contatto con i cittadini pregiudicati per presentare le proprie scuse”. Scuse accettate, caso chiuso: “Tutti possono sbagliare e chi l’ha fatto questa volta ha risposto con grandissima dignità e coraggio – scrive Nicoletti nel suo secondo articolo sulla vicenda - Mi dispiace di non poter dire lo stesso della vastissima folla di commentatori che non hanno trovato maniera migliore di commentare l’episodio che suggerendo atti di vandalismo e ritorsione nei confronti dell’automobile parcheggiata. Questa è stata la reazione prevalente sui social e tutto ciò mi rende ancora più triste e pessimista sul fatto che sia possibile coltivare una solida coscienza civile sulle disabilità. Non sarà servito a nulla esporre me e mio figlio se restiamo prigionieri della tentazione di fraintendere una battaglia per la civiltà come una chiamata alle armi, un pretesto per attizzare un triste popolo di potenziali rigatori di carrozzeria, di foratori di gomme, di frantumatori di specchietti. L’Ambasciata del Brasile, nel rammaricarsi per l’imperdonabile circostanza, ribadisce il proprio profondo rispetto per i diritti delle persone con disabilità e per i precetti della Convenzione di Vienna sulle Relazioni Diplomatiche in merito alle responsabilità del corpo diplomatico nello Stato accreditatario”.

Due piccole storie, che mettono in luce come, al di là delle celebrazioni che si preparano per il prossimo 2 aprile, le persone con autismo, disabilità che “non si vede”, debbano faticare ogni giorno per accedere a pochi, semplici diritti e benefici riconosciuti dalla legge, ma tutt'altro che radicati nella cultura e nella società.

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)