Cansiglio, antenati paleolitici a caccia

Riprendono le ricerche archeologiche sul Cansiglio e la speranza di Marco Peresani, supervisore ancora una volta del gruppo di giovani archeologi che sembrano vestire i panni di “Indiana Jones” alla ricerca di una qualsiasi prova di questo “Neanderthal dell’Alpago” è quella di ulteriori scoperte. 

Cansiglio, antenati paleolitici a caccia

È ormai dato per certo che i nostri primitivi progenitori del paleolitico avessero cacciato anche tra gli alberi dell’antica e splendida conca del Cansiglio, probabilmente nelle stagioni più propizie e in uno scenario certamente ben diverso da oggi viste le modificazioni portate dai veneziani, i quali selezionarono gli alti fusti dei faggi per trarne i remi delle loro Galee. E questo si sa grazie alle campagne di scavo che Marco Peresan e i suoi collaboratori hanno avviato a cominciare già dal 1993.

Ed è proprio nella pluridecennale storia di questi scavi che s'inserisce la novità relativa all'avvio di un nuovo progetto da parte dell’Università di Ferrara, giusto a distanza di 25 anni dai primi saggi, ai quali come nei precedenti casi Veneto agricoltura offre la sua collaborazione insieme al Ministero della cultura e turismo. Da lunedì 18 giugno si è ripreso quel filo rosso che quella prima fortunata campagna, attuata nel 1993, aveva già segnato nel percorso verso la conferma definitiva della presenza dell’uomo cacciatore nella millenaria foresta del Cansiglio, diventata ora uno scenario demaniale regionale fra le provincie di Belluno e Treviso di oltre 14 mila anni e dove appunto furono ritrovati segni di insediamenti, utensili, selci e altre tracce paleolitiche da parte dei ricercatori che ora si accingono a tornare sulla scena del fantastico teatro naturale di questa meraviglia della natura.

Il patrimonio boschivo del Cansiglio, come è noto, è famoso anche per i suoi siti ipogei, conosciuti a quanto pare anche dai cacciatori del Neolitico, tanto che gli scavi, diretti questa volta da Davide Visentin, si stanno svolgendo nella grotta di Pian di Landro.

La speranza di Marco Peresani, supervisore del gruppo di giovani archeologi che sembrano vestire i panni di Indiana Jones alla ricerca di una qualsiasi prova di questo “Neanderthal dell’Alpago”, è quella di ulteriori scoperte. Meglio se la ricerca e gli scavi porteranno a ritrovamenti organici, anche per consentire che il lavoro in atto diventi un ulteriore passaggio nella conoscenza dell’interazione uomo-ambiente in questo straordinario altipiano prealpino che la Regione Veneto cura attraverso l'attività della sua agenzia per l'innovazione nel settore primario Veneto agricoltura.

Va ricordato che il Muc, Museo dell’uomo in Cansiglio, grazie all’Università di Ferrara, ha dedicato un’apposita ala della struttura museale proprio alla preistoria e alla presenza umana tra i boschi; qui sono esposti molti dei reperti ritrovati nelle campagne di scavo di questi anni tra i quali anche alcuni millenari tronchi fossili.

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