Carcere, in Emilia-Romagna strutture vecchie e sovraffollate. E mancano educatori

La fotografia di Antigone. Strutture per la maggior parte "piuttosto datate, le cui carenze strutturali non sembrano poter essere sanate con meri interventi di manutenzione", e sovraffollate, con con carenze di organico sia per quanto riguarda gli educatori, sia nell'ambito del personale sanitario

Carcere, in Emilia-Romagna strutture vecchie e sovraffollate. E mancano educatori

Strutture per la maggior parte "piuttosto datate, le cui carenze strutturali non sembrano poter essere sanate con meri interventi di manutenzione", e sovraffollate, con carenze di organico sia per quanto riguarda gli educatori, sia nell'ambito del personale sanitario. Questa la fotografia delle 11 carceri dell'Emilia-Romagna (quelle dei nove capoluoghi di provincia, la casa di lavoro di Castelfranco Emilia e l'istituto minorile del Pratello di Bologna) scattata dall'associazione Antigone al termine di un giro di visite nei vari istituti della regione svolto nel corso del 2022.

In riferimento alle carceri per adulti, scrive Antigone, "l'Emilia-Romagna si conferma una delle regioni del Nord Italia con il più alto tasso di presenze". Al 31 dicembre 2022 erano infatti "3.407 i detenuti presenti in regione, tra cui 153 donne distribuite nelle cinque sezioni femminili di Bologna, Modena, Piacenza, Reggio Emilia e Forlì, 1.660 stranieri e ben 2.561 persone condannate in via definitiva". Gli istituti della regione sono perciò spesso soggetti ad "elevati livelli di sovraffollamento", oltre a "presentare diversi profili di criticità dovuti anche ai diversi circuiti presenti all'interno dei singoli istituti, che comportano evidenti conseguenze anche dal punto di vista dell'accesso alle offerte trattamentali se si considera, peraltro, l'alto numero di condannati in via definitiva in rapporto al numero di funzionari giuridico-pedagogici, spesso in sotto organico". E' il caso, ad esempio, "di Modena, che a fronte di 229 definitivi al momento della visita aveva a disposizione tre educatori, di Reggio Emilia (269 definitivi a dicembre), dove in certi periodi era presente un solo educatore, di Bologna, dove la storica insufficienza di funzionari giuridico-pedagogici è stata colmata solo a settembre, e di Ravenna, con 50 definitivi e una operatrice".

I problemi più gravi, prosegue Antigone, "si riscontrano nelle sezioni di media sicurezza, dove è ristretta la maggior parte dei detenuti" e dove "si rilevano spesso condizioni strutturali peggiori, soprattutto all'interno delle celle, che appaiono in molti istituti caratterizzate da mobilio vecchio, sprovviste di docce all'interno e prive di acqua calda".

Da qui la considerazione sul fatto che gli istituti sono, nella maggior parte dei casi, "piuttosto datati, con carenze strutturali che non sembrano poter essere sanate con meri interventi di manutenzione". E' il caso, ad esempio, del carcere di Parma, dove "al momento della visita si registrava l'assenza di riscaldamento nelle sezioni di media sicurezza nel vecchio padiglione, del carcere di Reggio Emilia, gravato da importanti problemi di infiltrazioni o, ancora, del carcere di Rimini, dove si confermano le cattive condizioni della sezione 1, in cui però dovrebbero iniziare dei lavori di rifacimento". Un'altra criticità è legata "alla generalizzata carenza di personale sanitario". Su questo versante spiccano i casi di "Bologna, dove ci è stata riferita l'insufficienza di medici e infermieri, di Ravenna, caratterizzata da un grave sotto organico di personale e priva di un referente Ausl, e di Forlì, dove la situazione è aggravata dal fatto che è l'unico istituto romagnolo dotato di un centro clinico strutturato, con copertura medica h24". Infine, al Pratello "al raddoppio della capienza da 22 a 40 non è corrisposto un adeguamento dell'organico, in particolar modo del personale educativo". Questo e "l'elevato tasso di presenze, che ha determinato situazioni di vero e proprio sovraffollamento, hanno determinato serie difficoltà nella presa in carico dei detenuti e un conseguente aggravamento delle condizioni di sofferenza psichica". (DIRE)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)