Caritas Roma: nel 2020 prestazioni sanitarie per oltre 2 mila persone di 107 nazioni

I dati del rapporto “Salute e fragilità sociale in tempo di pandemia: un punto di vista”. Nell’anno della pandemia sono state erogate direttamente 18.462 prestazioni da parte del Centro odontoiatrico, del Poliambulatorio e nell’ambito del progetto Ferite invisibili per le vittime di tortura

Caritas Roma: nel 2020 prestazioni sanitarie per oltre 2 mila persone di 107 nazioni

Nel 2020 in tutti i servizi dell’Area sanitaria sono state erogate direttamente oltre 18.462 prestazioni sanitarie a oltre 2.000 persone provenienti da 107 nazioni. Il dato è contenuto nel Rapporto “Salute e fragilità sociale in tempo di pandemia: un punto di vista”, presentato oggi dalla Caritas diocesana di Roma.

Il Centro Odontoiatrico Caritas, rimasto chiuso secondo le indicazioni nazionali da marzo a giugno 2020, ha seguito 127 nuovi pazienti ed erogato 1.097 prestazioni tra cui 172 estrazioni, 173 otturazioni, 93 interventi d’igiene orale; sono state garantite 52 protesi mobili più 44 ribasature, 3 protesi fisse e 1 scheletrati. Il 42% dei nuovi pazienti sono italiani (erano il 32% nel 2018). Sono stati 379 i vecchi pazienti tornati nel 2020.

Nell’ambito del progetto Ferite invisibili per le vittime di violenza intenzionale e di tortura, sono stati presi in carico 23 pazienti di cui 6 nuovi con 316 sedute di psicoterapia (da marzo on line: 216). In cura sono stati 16 maschi e 7 femmine, età media 26 anni, provenienza da 13 nazioni diverse, in particolare dall’Africa sub Sahariana. Il 39% è richiedente asilo e il 22% rifugiato.

Il Poliambulatorio non ha mai interrotto la propria attività, pur modulandola sulla base dei rapidi mutamenti di scenario e rimanendo di fatto uno dei pochi centri di cure primarie sul territorio romano che hanno garantito in presenza (anche durante il primo lockdown) triage, visite mediche indifferibili, dispensazione di farmaci da parte di personale medico e interventi di medicheria.

In tutto il 2020 sono state visitate 1.971 persone, di cui 830 accedevano per la prima volta al servizio e 1.141 vecchi pazienti tornati per vari bisogni sanitari. Sono state effettuati complessivamente oltre circa 7.500 interventi di triage Covid-19 (da marzo a dicembre 2020), consistito in interviste per verificare la presenza di eventuali sintomi o indicatori di possibile infezione da coronavirus in atto; al momento del triage veniva inoltre consegnata mascherina chirurgica e gel igienizzante. L’intervista di triage ha permesso la sorveglianza sanitaria di una popolazione per cui l’accesso al sistema sanitario è stato difficoltoso. Era inoltre occasione di educazione sanitaria ad una popolazione fragile, non sempre raggiunta efficacemente dalla comunicazione standardizzata dei media (per barriere linguistiche, culturali o per mancanza di accesso a televisione, radio o web). Sono state realizzate oltre 7.400 visite mediche e 1.150 colloqui in Direzione sanitaria per situazioni complicate (soprattutto in questo periodo di pandemia ed effettuati 1.367 interventi di medicheria, di cui il 60,3% dedicato a medicazioni complesse. La distribuzione dei farmaci nel 2020 è stata sempre garantita: il 76% dei farmaci erogati sono di tipo specialistico con una media di confezioni per paziente di 2,5.

Nel 2020 il servizio ha avuto 279 turni di apertura grazie al contributo di 108 volontari (medici, odontoiatri, farmacisti e infermieri), a cui si devono aggiungere 25 studenti di medicina di tre università romane in tirocinio formativo e 3 ragazzi in servizio civile. I nuovi pazienti del Poliambulatorio del 2020 provenivano da 88 nazioni (38% dal continente africano, 23% dai paesi asiatici, 22% dai paesi europei, 17% dall’America). Il 77,3% dei nuovi pazienti alla prima visita si dichiarava disoccupato/a (con maggior frequenza tra gli uomini rispetto alle donne), il 5,3% è impegnato in attività di accudimento alla persona.

Il 21,7% degli assistiti era senza dimora, il 7,2% viveva in roulotte/tenda/edificio occupato e il 21,8% era accolto in un centro d’accoglienza. Oltre l’80% era sprovvisto di tessera sanitaria perché privo di permesso di soggiorno in corso di validità o per difficoltà amministrativo-burocratiche.

Nel primo periodo di lockdown (10 marzo - 17 maggio 2020) si è riusciti a seguire 436 persone con bisogni sanitari, provenienti da 69 paesi (3,2% italiani); 109 sono state le persone incontrate per la prima volta. Complessivamente: il 78% sono maschi; il 49,1% ha un’età compresa tra i 45 e i 64 anni, il 7,8% sopra i 65 anni. Circa l’80% è disoccupato e quasi il 70% vive in condizione di estrema precarietà: circa il 29% in strada (126), il 31,1% in una struttura d’accoglienza e il 7,1 % in roulotte/tenda/edificio occupato.

In questo periodo i quadri clinici registrati hanno evidenziato una prevalenza di patologie legate a fattori di rischio quali la scarsa igiene, la deprivazione essenziale, la più acuita sensazione di esclusione e di instabilità; in particolare malattie dell’apparato respiratorio (16,2%), digerente (10,1%), malattie infettive (5%) e traumatiche (3,4%) e di patologie psichiatriche (5,9%) o legate a sintomi di malessere aspecifico (8,9%). Tale quadro epidemiologico ha rappresentato la conseguenza della sospensione o drastica riduzione delle prestazioni erogate dalla maggior parte degli ambulatori di cure primarie e dei servizi di sostegno alla persona (docce, mense, centri di ascolto). L’Area sanitaria della Caritas di Roma dal 1983 è impegnata nella tutela sanitaria delle persone più deboli della società, in particolare con gli immigrati in condizioni di marginalità giuridica e sociale, con i rom e con i senza dimora.

Agli inizi degli anni ottanta nella capitale furono istituite mense, ostelli, centri d’ascolto per dare risposte concrete ma anche per capire “dal di dentro” questa problematica, per studiare il fenomeno, per stimolare le autorità a farsene carico. È questa la spinta che ha trasformato un piccolo Centro medico della periferia romana, nato per una risposta immediata a dei bisogni senza risposta, nell’attuale Area sanitaria, complessa ed efficace rete di servizi e progetti, laboratorio transculturale per una sanità centrata sulla persona. Nel tempo si sono definiti quattro ambiti d’impegno che sono i pilastri su cui si fondano le politiche della Caritas in questo settore: al centro c’è la persona, più o meno portatrice di un bisogno specifico, cui si riconosce la massima dignità e quindi ogni gesto assistenziale non può che accompagnarsi ad un’azione diretta o indiretta che ne preveda un percorso d’autonomia e di diritti.

Il primo ambito è comunque quello assistenziale: rispondere concretamente ad un bisogno di salute, non sostituendosi a ciò che è garantito dallo Stato ma integrando le riposte ed intercettando i bisogni di chi si trova al margine del sistema; ad oggi sono state oltre 100.000 le persone assistite presso le strutture sanitarie della Caritas. Il secondo pilastro è quello della conoscenza: non è possibile fornire risposte se non si conosce il fenomeno, se non si riflette su ciò che si fa. Attraverso ricerche, approfondimenti e studi si è cercato di analizzare ciò che sottende a disuguaglianze ed ingiustizie, sperimentando anche percorsi teorici-pratici di inclusione sanitaria.

Il terzo ambito d’azione è quello formativo: conoscere e condividere le scoperte, le informazioni e le riflessioni è forse il modo più efficace per promuovere una cultura d’accoglienza: è l’occasione per fare di un’esperienza assistenziale, un percorso di crescita continua, per affinare le strategie relazionali e cliniche, per rimotivarsi all’incontro con le persone e non con le singole malattie, per capire i punti critici del sistema ed avviare interventi migliorativi.

Ultimo pilastro è quello dell’impegno per i diritti di tutti ed in particolare dei soggetti più deboli: i tre ambiti precedenti si sintetizzano in denunce d’inadempienze, di diritti negati o nascosti, ma anche in proposte di politiche e di scelte percorribili sul piano organizzativo, in modelli che siano permeabili alle domande più flebili, spesso nascoste. 

Progetti come Ferite Invisibili, InformaSaluteSuStrada, Centro Studi "Salute e povertà", Banco della Salute, Salute senza esclusione, si collocano pienamente nell’operatività dell’Area sanitaria, nell’ambito dell’ascolto e della cura di individui e famiglie più o meno fragili, nella specifica ricerca scientifica, nella formazione specializzata e nell’impegno per riconoscere dignità, rispetto e diritti legali per ogni persona. 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)