Condannata da tribunale, mamma caregiver in sciopero della fame: “A rischio futuro di mio figlio”

Elena Improta, mamma di Mario, gravemente disabile dovrà pagare 300mila euro di spese legali alla clinica a cui ha fatto causa. Il processo è durato 26 anni. La clinica replica: “Abbiamo offerto aiuto, ora siamo stanchi della vicenda giudiziaria, ci rimettiamo alle autorità”

Condannata da tribunale, mamma caregiver in sciopero della fame: “A rischio futuro di mio figlio”

“Inizierò uno sciopero della fame per tutelare il diritto alla vita e al futuro di mio figlio Mario”. Inizia così il video appello di Elena Improta, mamma caregiver di un uomo di 32 anni con una gravissima disabilità e fondatrice della onlus Oltre Lo sguardo. Per 27 anni la donna ha portato avanti una causa civile di risarcimento per i danni subiti dal figlio al momento del parto.Ma la Corte d’Appello non solo le ha dato torto ma l’ha condannata a pagare 276 mila euro di spese legali alla clinica Villa Mafalda. 

“Dopo 27 anni abbiamo perso la causa. Pur consapevole del fatto che la nostra verità non era compatibile con quella giudiziaria ho accolto il verdetto con grande rassegnazione e rispetto per la giustizia - spiega Improta nel video -. Dopo il verdetto, però, è arrivata la condanna, una condanna violenta e inappellabile dove mi si impone di pagare quasi 300mila euro di spese legali, una cifra lievitata con il passare degli anni che io non ho. Per assistere mio figlio ho rinunciato al lavoro e non posso affrontare questa spesa. Mi appello all’azienda Villa Mafalda, alle assicurazioni a tutte le controparti. Avete bisogno dei beni di una persona disabile? Volete pignorare la casa destinata al Dopo di noi, dove abitano persone adulte disabili che hanno trovato lì una situazione di vita accettabile. Vi invito a parlare con noi, a conoscere come viviamo e a cercare con noi una soluzione per non toglierci quel poco ossigeno che ancora ci resta”. 

La replica della clinica 

“Le dichiarazioni rese dalla signora Improta mi lasciano perplesso. Premetto che, da padre, sono personalmente addolorato per la disgrazia che ha colpito la Famiglia, ma la realtà non corrisponde a quanto la signora Improta si ostina a rilasciare dichiarazioni non rispondenti alla verità dei fatti così come accertata dalle Autorità Competenti all’esito di un lungo percorso giudiziario - sottolinea in una nota inviata a Redattore Sociale il presidente della clinica Villa Mafalda, Paolo Barillari. “In questi anni, la Clinica che rappresento è stata coinvolta in una lunga vicenda processuale che ha coperto tutti i gradi di giudizio, terminata con il riconoscimento della assoluta non colpevolezza della Casa di Cura e dei Medici che vi hanno operato e l’assenza di nesso causale tra la disabilità del giovane Mazzarino e l’operato dei nostri Sanitari. E’ stato un lungo percorso, all’interno del quale ci siamo avvalsi dei migliori consulenti in neonatologia, neurologia e radiologia, supportati dalle tecnologie attuali (diverse da quelle a disposizione all’epoca dei fatti). Abbiamo meticolosamente analizzato e rianalizzato i fatti e dimostrato per tabulas la correttezza del nostro operato, così come confermato dalla sentenza della Corte d’Appello e della Cassazione poi - continua la nota -. Per amore della verità, dichiaro altresì che durante il periodo processuale, pur convinti della non sussistenza di nesso causale tra disabilità e operato dei sanitari, la Casa di Cura Villa Mafalda ha offerto alla famiglia Mazzarino Improta un vitalizio pari a €3.000,00 mensili oltre a una assicurazione sanitaria, questo a titolo di supporto a una Famiglia di cui comprendiamo le difficoltà e il dolore. Questa nostra offerta è stata sgarbatamente rifiutata e, anzi, la Famiglia Improta, nonostante le evidenze scientifiche, ha proposto ricorso avverso la sentenza che ci definiva non colpevoli, prolungando ulteriormente il giudizio, con richieste di risarcimento milionarie, procurando, senza un reale fondamento, un aggravio di spese legali che abbiamo dovuto sostenere pur essendo stati già dichiarati non colpevoli. Adesso mi meraviglia vedere questo appello della signora Improta, che è stata più volte messa al corrente della non fondatezza del suo ricorso e consigliata di accettare la nostra generosa, e non dovuta, offerta di supporto che certamente le avrebbe risparmiato questo epilogo - conclude il responsabile della clinica -. Oggi, stanchi di questi lunghi anni di vicende giudiziarie e dopo aver ingiustificatamente sostenuto centinaia di migliaia di euro in spese legali, ci rimettiamo a quanto stabilito dall’Autorità Giudiziaria.”

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)