Cooperazione, la Piattaforma Open: i bilanci delle ong resistono alla pandemia

E' quanto emerge dai dati 2020. "Nessun crollo ma una battuta d'arresto rispetto alle tendenze di crescita del periodo pre-Covid". La crisi sanitaria ha avuto un effetto sul numero dei cooperanti all'estero, che è diminuito

Cooperazione, la Piattaforma Open: i bilanci delle ong resistono alla pandemia

Il valore economico delle ong italiane non è calato nel 2020, nonostante le previsione sui bilanci molto negative fatte dalle stesse organizzazioni alla luce dello scenario determinato dalla pandemia di Covid-19. La crisi sanitaria ha avuto però un effetto sul numero dei cooperanti all'estero, che è diminuito. E' quanto emerge dai dati della piattaforma Open Cooperazione, il sistema opendata che aggrega i dati di trasparenza delle organizzazioni di settore.

In una nota si legge che "a sorpresa, i dati aggregati relativi all'anno 2020 mostrano un'apparente situazione in crescita, con un valore economico delle Ong italiane che per il terzo anno consecutivo supera il miliardo di euro. Dall'analisi dei bilanci delle prime cento organizzazioni che hanno completato l'inserimento dei dati emerge un trend in crescita del 5,8 per cento rispetto al 2019 (più 55 milioni) e del 10,2 per cento rispetto al 2018 (più 93 milioni), numeri che contraddirebbero le previsioni pessimiste del management delle organizzazioni".

"Esattamente un anno fa- spiega infatti il comunicato- Open Cooperazione aveva pubblicato i risultati di un'indagine sugli effetti del Covid-19 percepiti dalle ong nella loro azione quotidiana oltre che nelle loro performance economiche. Gli occhi erano puntati sulla chiusura dei bilanci del 2020, il primo anno sul quale potevano vedersi gli effetti della pandemia. Le previsioni, almeno sul piano economico, erano nere: il 68 per cento delle organizzazioni prevedeva di chiudere il bilancio in perdita (il 28 per cento tra 0-10 per cento, il 20 per cento tra 10-20 per cento e il 20 per cento di più del 20 per cento)".

"In realtà questi dati vanno ripuliti da un'anomalia che si è verificata nel 2020 rispetto agli anni precedenti - mette in guardia Elias Gerovasi, curatore del progetto Open Cooperazione -. L'Agenzia delle Entrate infatti ha proceduto nel 2020 a due erogazioni del 5x1000, quelle relative agli anni fiscali 2018 e 2019, una doppia entrata che sul bilancio delle ong vale circa 40 milioni di euro. Se questa doppia entrata non si fosse verificata lo scenario economico del 2020 si presenterebbe con un aumento di poco più dell'1 per cento rispetto al 2019. Sostanzialmente una tenuta del settore dopo il primo anno di pandemia."

"Nessun crollo quindi - prosegue la nota -, ma sicuramente una battuta d'arresto rispetto alle tendenze di crescita alle quali le ong si erano abituate in periodo pre-Covid (+ 19 per cento dei bilanci sull'ultimo triennio, + 21% di risorse umane attive). Buono il bilancio delle big italiane del settore, nella classifica delle prime venti ong italiane con un bilancio superiore ai dieci milioni non c'è visibilità della crisi, anzi i segni più prevalgono nettamente. Anche in questo caso la situazione sarebbe meno positiva se si tenesse conto della doppia erogazione del 5x1000 nel 2020".

A soffrire, continua il comunicato, "sono state soprattutto le organizzazioni medio piccole, quelle che non sono impegnate nell'aiuto umanitario e che hanno fatto più fatica a differenziare la propria attività sull'Italia, opportunità che invece è stata colta da molte grandi organizzazioni in scia con l'emergenza Covid. È nella fascia di bilancio sotto il milione di euro che nella tabella si concentrano le caselle gialle e rosse. Una sofferenza che secondo molti operatori potrebbe acuirsi negli anni, una specie di effetto 'long Covid' sui bilanci economici 2021 e 2022".

La nota prosegue: "Resta molto simile agli anni precedenti la composizione delle entrate, per le ong il rapporto tra fra fondi pubblici e fondi privati si attesta anche nel 2020 rispettivamente a quota 61 per cento e 39 per cento (era 62-38 per cento nel 2019). I fondi pubblici arrivano dai cosiddetti finanziatori istituzionali, più del 34 per cento dall'Unione Europea (Ue+Echo) quasi il 33 per cento dall'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) e dal ministero degli Affari esteri e della cooperazione allo sviluppo (-3 per cento), quasi il 18 per cento dagli enti territoriali attraverso la cooperazione decentrata (-2 per cento) e il restante 14 per cento da agenzie delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali (+4 per cento). I fondi privati, oltre a quelli derivanti dalle donazioni liberali individuali - si legge ancora -, arrivano principalmente attraverso il canale fiscale del 5x1000 che come ricordato nel 2020 pesa doppio. In valori assoluti si registra un calo significativo dalla filantropia privata delle Fondazioni, probabilmente dovuto al brusco cambiamento di priorità verso l'emergenza Covid sul territorio italiano. Crescono di qualche milione di euro le entrate da partnership con le aziende a fronte di una diminuzione molto simile dalle chiese".

"Se il Covid-19 non ha intaccato pesantemente i bilanci delle Ong - informa la nota - ha però ridotto la loro capacità di impiegare risorse umane, almeno temporaneamente. I dati aggregati relativi alle risorse umane impiegate nel settore in Italia e all'estero mostrano un dato in calo del 7 per cento circa. Un calo quasi totalmente riguardante le risorse umane operanti all'estero da intitolare certamente al blocco della mobilità internazionale nei periodi di confinamento e alla difficoltà di diverse organizzazioni nel rinnovare contratti a progetto in quella fase così incerta. La pandemia ha reso complicato anche il lavoro dei volontari che in molti casi non hanno potuto portare il loro preziosissimo contributo ai progetti delle ONG. È visibile nei dati il calo dei volontari attivi da 81mila a 74mila unità, in diminuzione di oltre 200 unità anche il Servizio Civile che ha registrato diversi abbandoni nel periodo del lockdown".

"Il calo dell'impiego di volontari nelle osc di cooperazione internazionale è un dato sociologicamente rilevante per un mondo numeroso e diffuso di associazioni che coniugano l'impegno di solidarietà in Italia con l'attività all'estero - osserva Silvia Stilli, Portavoce della Aoi -. Nella nostra rete la maggioranza delle realtà aderenti (150 dirette e oltre 500 indirette) mobilitano un volontariato giovanile nel Servizio Civile Universale, negli stage anche post universitari e con altre modalità: in questi anni, non solo la pandemia, ma in generale le restrizioni dei Paesi di accesso concordate per il servizio civile da Presidenza del Consiglio e Farnesina, spesso del tutto ingiustificate, hanno bloccato le partenze di volontarie e volontari, con conseguenze sia sulla gestione delle attività delle osc di impiego, sia sull'aspetto motivazionale di generazioni che rappresentano un potenziale bacino per cooperanti e dirigenti del mondo associativo. Questo dato va monitorato al fine di tenere aperto il dialogo istituzioni-osc per affrontare la criticità".

"Un ultimo dato positivo che emerge dall'analisi dei dati - continua il comunicato - è sicuramente la crescita costante delle organizzazioni che sottopongono il loro bilancio economico ad una certificazione esterna operata da auditor di revisione indipendente. Oggi l'80 per cento delle ong ha un bilancio certificato, dato che arriva al 93 per cento nelle organizzazioni con bilancio superiore a un milione di euro, un trend in crescita di oltre dieci punti nell'ultimo triennio". (DIRE)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)