Cure sanitarie, accesso difficile alle persone disabili. Anffas: "Serve un cambio di rotta"

L'organizzazione definisce sconfortanti i dati secondo cui tre persone con disabilità su cinque devono uscire dalla propria regione per semplici visite mediche e sottolinea il diritto per tutti i cittadini di godere del migliore stato di salute possibile, senza discriminazioni fondate sulla disabilità. Chiesto al governo un tavolo di confronto 

Cure sanitarie, accesso difficile alle persone disabili. Anffas: "Serve un cambio di rotta"

Il 63,3% delle persone con disabilità è costretto ad uscire dalla propria Regione per effettuare delle semplici visite di routine e il 79,6% deve rivolgersi a più di una struttura sanitaria per poter ricevere un’assistenza adeguata. Sono "a dir poco sconfortanti", secondo Anffas, i dati dello studio condotto dall'Istituto Serafico di Assisi sull'accesso alle cure delle persone con disabilità in Italia in occasione della Giornata Internazionale delle persone con disabilità. 

E' una situazione - riporta l'organizzazione in una nota - che come Anffas da tempo denuncia riguarda anche e soprattutto le persone con disabilità intellettive e con disturbi del neurosviluppo, persone con disabilità spesso multiple, che hanno difficoltà a comunicare i loro bisogni specifici o ad adattarsi ad un ambiente sanitario spesso poco comprensivo e pronto ad accogliere nella modalità adeguata chi ha queste determinate problematicità. Una situazione purtroppo ormai nota ed evidenziata anche nel volume “Accessibilità e adesione ai servizi e alle pratiche sanitarie. Strategie e interventi psicoeducativi nei disturbi del Neurosviluppo” - a firma di Fabrizio Giorgeschi, Simone Zorzi e Laura Berteotti - che descrive proprio le difficoltà delle persone con disabilità intellettive e con disturbi del neurosviluppo relativamente all’accesso al pronto soccorso, al fare un prelievo ematico, al sottoporsi ad una risonanza magnetica, o anche al solo assumere dei farmaci: azioni semplici che però, per chi ha una disabilità intellettiva o disturbi del neurosviluppo, rappresentano invece una sfida ed un ostacolo quasi insormontabile.

“Non è concepibile il persistere di una situazione simile in un paese che si definisce civile e che da oltre 10 anni ha ratificato la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità in cui è scritto chiaro e tondo all’art. 25 dedicato alla salute che le persone con disabilità hanno il diritto di godere del migliore stato di salute possibile, senza discriminazioni fondate sulla disabilità e che gli Stati Parti devono adottare tutte le misure adeguate a garantire loro l’accesso a servizi sanitari che tengano conto delle specifiche differenze di genere, inclusi i servizi di riabilitazione”, dichiara Roberto Speziale, Presidente Nazionale Anffas. “Il diritto alla salute è un diritto fondamentale che non può essere calpestato: è necessario un cambio di rotta, una nuova concezione di sanità che sappia prendersi cura e carico in maniera adeguata dei pazienti con disabilità, comprendendo appieno le loro reali necessità”.

“Per questo motivo - continua il presidente - Anffas chiede al Ministro per le Disabilità e al Ministro per la Salute di aprire il prima possibile un tavolo di confronto sul tema al fine di risolvere questa grave problematica che si aggiunge alle tante altre con cui quotidianamente si devono confrontare le persone con disabilità ed i loro familiari”.

“Le tante parole spese in occasione del 3 dicembre, Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, non devono cadere nel vuoto ma devono invece concretizzarsi con la risoluzione di criticità gravi come questa e, come fatto per il 3 dicembre, ribadiamo che vi è una stringente necessità di un’azione concreta da parte di tutti, soprattutto delle Istituzioni preposte, per mettere in atto un cambiamento concreto che - conclude Speziale - abbia come obiettivo primario il benessere e il miglioramento della Qualità della Vita delle persone con disabilità e dei loro familiari.”

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)