Dipendenze precoci. Il contatto sempre più precoce che avviene tra preadolescenti e sostanze stupefacenti

La situazione è preoccupante. Nel passato le droghe sembravano essere spesso una risposta a un disagio esistenziale, oggi non è più soltanto così

Dipendenze precoci. Il contatto sempre più precoce che avviene tra preadolescenti e sostanze stupefacenti

Nei giorni scorsi il prof. Stefano Vicari, responsabile dell’Unità Operativa complessa di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza presso l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù e professore ordinario all’Università Cattolica, in un’intervento comparso su Repubblica è tornato a evidenziare con preoccupazione il contatto sempre più precoce che avviene tra preadolescenti e sostanze stupefacenti. Vicari aveva già avuto modo di porre l’argomento all’attenzione dei media mesi fa, in occasione di alcuni spiacevoli fatti di cronaca legati all’abuso di sostanze tra i giovani.

Il neuropsichiatra ha segnalato che già verso gli undici anni molti ragazzini vivono il primo approccio coi cannabinoidi. Comprano hashish o marijuana con i soldi della paghetta e imparano presto a confezionare sigarette home-made. La droga si trova facilmente nel quartiere, nei pressi delle scuole e nei luoghi di aggregazione giovanile. Si può acquistare anche online, tramite canali social. Dopo le prime esperienze con il “fumo”  c’è chi passa alla cocaina, mischiandola magari con l’alcol per potenziarne gli effetti, o ad altre droghe più complesse.

La situazione è preoccupante. Nel passato le droghe sembravano essere spesso una risposta a un disagio esistenziale, oggi non è più soltanto così. Fino agli anni Ottanta le droghe, prime fra tutte l’eroina, erano percepite dall’universo giovanile come “sedative” di una certa inquietudine esistenziale. Per questo attecchivano particolarmente nelle periferie urbane, negli spazi dell’emarginazione e della sofferenza e del degrado sociale.

Anche il termine “dipendenza” oggi va rivisto, non tutti i numerosi consumatori infatti possono essere classificati come “tossicodipendenti” in senso classico. Questo genere di sostanze sono divenute “offerta” di un mercato che fa riferimento a una clientela “trasversale”, fidelizzata o anche occasionale. Il consumo segue le leggi del marketing. Per alcuni la droga diviene parte di un determinato “stile di vita”: si cerca lo sballo, lo stato di eccitazione perenne, l’esaltazione. Così le sostanze stupefacenti diventano una sorta di “doping” della normale quotidianità, si assumono per raggiungere un determinato obiettivo, che di volta in volta può cambiare: può essere un obiettivo relazionale, o di prestazione.

Per affrontare momenti di difficoltà, che dovrebbero essere propedeutici alla crescita e alla maturazione, non di rado alcuni adolescenti ricorrono anche all’armadietto dei farmaci in casa. Benzodiazepine, codeina e altre potenziali sostanze, sono a portata di mano.

C’è da dire che le motivazioni che spingono al consumo investono anche il mondo adulto. Il successo sociale e la performance sembrano dare la misura del valore della propria esistenza, quindi il mercato degli stupefacenti si innesta facilmente sulle fragilità di chi sente inadeguato e destinato al fallimento.

Alla base dell’abuso di queste sostanze ci sono le mancanze di una società fuorviante, soprattutto dal punto di vista educativo. I messaggi che sono trasmessi alle giovani generazioni sono spesso contraddittori, in maniera particolare sul tema della realizzazione personale e della individuazione dei valori che sono alla base della vita. Per questo motivo, ancora una volta, l’alleanza scuola-famiglia e il mondo della politica potrebbero dare buoni frutti. In alcune regioni d’Italia i dipartimenti Asl che si occupano di dipendenze hanno avviato con istituti secondari di secondo grado delle partnership finalizzate alla prevenzione con l’allestimento di centri di ascolto, percorsi formativi e “scuole per genitori”. Il Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto superiore di sanità (Iss), inoltre, ha realizzato piattaforme interattive dedicate alla dipendenza da fumo, da cibo, da Internet e da gioco d’azzardo, con le mappe dei centri di aiuto a cui rivolgersi, materiale informativo e numeri verde che offrono ascolto e counseling.

Anche lo sport può “salvare” molti giovani e fortificarli nello spirito e nel corpo, rendendoli più consapevoli di quanto sia importante la cura della propria salute.  Naturalmente parliamo di uno sport finalizzato all’aggregazione giovanile, più attento al fair play e meno orientato alla competizione fine a sé stessa.

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Fonte: Sir