Disabilità, Jacopo, Christian e il bisogno di tornare alla normalità

Può essere un hobby o un modo per ritrovare fiducia dopo un incidente. O si può fare agonismo, fino ad arrivare alle Paralimpiadi. Inail e Cip collaborano da tempo per l’accessibilità dello sport, anche con protesi e ausili

Disabilità, Jacopo, Christian e il bisogno di tornare alla normalità

Ci sono campioni che hanno fatto la storia dei Giochi paralimpici. Ma ci sono anche tantissime persone disabili per cui l’attività fisica è solo un passatempo, un modo per ottenere una maggiore autonomia o ritrovare la fiducia in se stessi, uno strumento di reinserimento sociale. Persone per cui l’agonismo è una ragione di vita e persone per cui lo sport di base è qualcosa da fare solo ed esclusivamente nel tempo libero, perché piace o perché fa stare bene. Dietro tutta questa variegata umanità, però, c’è un mondo. Un mondo che contempla anche e soprattutto le associazioni e le società sportive, le federazioni, il Comitato italiano paralimpico, l’Inail. L’Istituto, infatti, già da tempo ha inserito l’attività fisica a supporto del percorso riabilitativo dei propri assistiti, occupandosi anche della fornitura di protesi e ausili. Vari atleti, ai Giochi paralimpici di Tokyo, hanno gareggiato con protesi realizzate al Centro di Vigorso di Budrio, tra cui le tre regine della velocità Ambra Sabatini, Martina Caironi e Monica Contrafatto, e Veronika Yoko Plebani, terza nel paratriathlon. Ma l’Inail è stato protagonista in Giappone anche in campo maschile, con i tre bronzi di Riccardo Menciotti nel nuoto, Oney Tapia nel lancio del disco e nel getto del peso e Giovanni Achenza nel paratriathlon. Abbiamo chiesto, sia ad atleti medagliati sia ad atleti amatoriali, cosa significa per loro fare sport.

Jacopo, Christian e il bisogno di tornare alla normalità. Jacopo Meucci e Christian Passaro, invece, fanno sport solo per hobby. Per loro l’attività fisica è stata un modo per ritrovare fiducia in se stessi, recuperare una certa mobilità e farsi nuovi amici. Jacopo Meucci, 40 anni, di Siena, ha avuto un incidente stradale mentre stava andando, come tutti i giorni, a lavorare in banca. Era il 2012, e da allora porta una protesi transfemorale. Dopo l’amputazione ha ricominciato a fare sport per conto proprio. «Ho iniziato col nuoto perché avevo l’esigenza di rinforzare la muscolatura in quanto la disabilità porta sempre come conseguenza qualche carenza fisica. Poi ho partecipato a quattro stage di sport invernali organizzati dal Centro protesi Inail: ho provato lo snowboard e ora riesco ad andarci da solo. Non sono bravo, ma comunque mi arrangio», dice Meucci. «E da qualche tempo ho chiesto e ottenuto un protesi per fare triathlon, anche se per adesso l’ho usata soltanto per la corsa e non l’ho ancora testata per la bicicletta». «Prima dell’incidente giocavo a calcetto con gli amici e andavo in palestra. Dopo l’amputazione, invece, ho aumentato l’attività fisica per evitare che l’invalidità prendesse il sopravvento. Ora ho un po’ rallentato perché sono diventato papà di due gemellini e il tempo libero scarseggia. Comunque lo sport non è solo la ricerca del risultato: è utile per la vita quotidiana e per questo è importante riuscire a coinvolgere tutti, soprattutto quando fa stare bene. Sarebbe utile anche un’app con tutti gli esercizi che servono per mantenersi in forma e per avere benefici in base alla propria condizione».

Vicenda per certi versi simile quella di Christian Passaro, 45 anni, veneto, operaio caduto da una scala riportando una paraplegia. Dal 2011 è in carrozzina. Da bambino e da ragazzo ha giocato a calcio e a basket. Poi l’incidente. «Tutto è ripartito da una festa dello sport organizzata a Venezia dall’Inail, in cui si potevano provare varie discipline. Tiro con l’arco mi è subito piaciuto: ho seguito alcuni corsi tenuti dal Comitato italiano paralimpico, ma sono sempre rimasto a livello amatoriale per via di alcuni dolori alle braccia. Grazie agli stage sulla neve organizzati sempre dall’Inail ho imparato ad andare sul monosci: sciavo già prima dell’infortunio e non volevo abbandonare questo sport. Sciare da seduto non è la stessa cosa, ma non è poi così difficile come può sembrare». Passaro è anche vicepresidente della Asd La Barena di Jesolo, un’associazione sportiva di calcio balilla paralimpico a squadre. «Una passione divertente e socializzante che parte da lontano, dall’oratorio parrocchiale in cui sono cresciuto, che poi è passata per vari bar fino a diventare un passatempo a livello agonistico». «Lo sport regala sensazioni bellissime, raffina i movimenti e fa lavorare la testa. Infatti è utile soprattutto dal punto di vista mentale, per uscire dal guscio e da quel vortice negativo in cui si può rimanere intrappolati dopo un incidente. Se non trovi un aiuto, un braccio che ti afferra, qualcuno che ti orienta, si fa veramente fatica. Non è scontato pensare che la vita continua oppure che ricomincia: bisogna trovare la voglia, cercare qualcosa che piaccia, trovare l’ausilio giusto e soprattutto la capacità di vedersi in un altro modo. E, in questo processo, la dinamica di gruppo è molto importante: lo sport aiuta a essere coesi e a fare nuove amicizie. O almeno per me è stato così».

Jacopo e Christian sono due infortunati sul lavoro assistiti dal Centro protesi Inail di Vigorso di Budrio. «Già da tempo abbiamo inserito l’attività sportiva e il tempo libero a supporto del nostro percorso riabilitativo, ritenendo che tale attività sia indissolubilmente legata all’integrazione sociale della persona e al recupero delle relazioni», spiega Ilaria Giovannetti, assistente sociale del Centro protesi Inail. «Per questo forniamo un sistema di prodotti e servizi che permettano di raggiungere il miglior livello di vita possibile sul piano fisico, funzionale e sociale, attivando interventi e progetti in grado di creare le condizioni, le facilitazioni e le opportunità per accompagnare e sostenere l’infortunato nel suo percorso di recupero dell’autonomia». In questo contesto è stato elaborato, in sinergia con il Comitato italiano paralimpico dell’Emilia Romagna, il “Progetto Sport”, che prevede uno sportello informativo e di orientamento per gli utenti del centro, lezioni settimanali in diverse discipline e sotto la guida di un tecnico Cip già durante la degenza e un’uscita mensile di avvicinamento allo sport presso gli impianti accessibili della zona. «La finalità generale del progetto è quella di promuovere lo sport come strumento di sostegno al reinserimento sociale dei pazienti che, dopo l’evento traumatico, intendono riprogettare il proprio percorso di vita avvicinandosi o riavvicinandosi all’attività sportiva», precisa Giovannetti. La stessa Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità sancisce, all’articolo 30, la partecipazione alla vita culturale e ricreativa, agli svaghi e allo sport come diritto fondamentale dell’uomo.

Tutti gli anni, inoltre, il Centro protesi Inail organizza uno stage annuale dedicato agli sport invernali. Sono previsti corsi di sci alpino, sci nordico e snowboard – sia standing (con protesi) sia sitting (con monosci) – della durata di tre giorni, con maestri specializzati, lezioni individuali e programmi per principianti e non. «Nel corso degli anni sono state realizzate moltissime iniziative, sia con il Cip sia con associazioni dedite allo sport per persone con disabilità», prosegue l’assistente sociale. L’ultima esperienza sulla neve si è svolta a Folgaria (in provincia di Trento) nel 2019, nel periodo pre-pandemia, «e oggi finalmente stiamo progettando lo stage 2022 che si svolgerà a dicembre, sempre a Folgaria. I riscontri che abbiamo avuto dai partecipanti sono stati molto positivi: il valore aggiunto è sicuramente rappresentato dal fatto di vivere l’esperienza in gruppo, aspetto che potenzia le capacità individuali di relazione». E, oltre alla compagnia, lo sport è sempre e comunque un divertimento. Faticoso ma bello.

L’Inail riconosce da sempre il valore dello sport come strumento essenziale per il recupero delle capacità psicofisiche e per il reinserimento sociale delle persone con disabilità da lavoro. Era il 1960, infatti, quando il dottor Antonio Maglio, medico dell’Istituto, portò a Roma le prime Paralimpiadi della storia dopo aver sperimentato i benefici dell’attività fisica nel Centro paraplegici “Villa Marina” di Ostia, sull’esempio di quanto il dottor Ludwig Guttmann aveva fatto in Inghilterra con i reduci di guerra e con i Giochi di Stoke Mandeville. Successivamente, in anni molto più recenti, è arrivata la collaborazione dell’Istituto con il Comitato italiano paralimpico, che oggi assicura, per il tramite dei propri comitati regionali, l’attività di Sportelli informativi presso le strutture territoriali Inail, il Centro protesi di Vigorso di Budrio con le sue filiali e il Centro di riabilitazione motoria di Volterra. L’obiettivo? Sensibilizzare le persone con invalidità da lavoro a fare sport, come dimostra anche l’ultimo “Piano quadriennale di attività per la promozione e la diffusione della pratica sportiva delle persone con disabilità da lavoro 2022/2025”. Da un punto di vista puramente pratico, il Cip offre la possibilità di frequentare un corso articolato in 40 lezioni di minimo 45 minuti ciascuna nella disciplina sportiva individuata come funzionale al percorso riabilitativo dell’assistito stesso e, su richiesta dell’équipe multidisciplinare Inail, anche un corso analogo in un’ulteriore disciplina sportiva. Entrambi i corsi possono essere reiterati, a richiesta, per due volte, fino a un massimo complessivo di sei corsi per assistito. Il Comitato italiano paralimpico si fa carico, inoltre, sia delle spese di tesseramento a federazioni, associazioni e società sia del certificato medico sportivo. L’attività fisica costituisce, quindi, un tassello fondamentale nel percorso riabilitativo che l’Istituto garantisce ai propri infortunati. Tale percorso è sostenuto anche dal “Regolamento per l’erogazione agli invalidi del lavoro di dispositivi tecnici e di interventi di sostegno per il reinserimento nella vita di relazione” (delibera Inail Cda n. 404 del 14 dicembre 2021), tra cui anche le protesi e gli ausili per praticare sport.

(Articolo tratto dal numero di ottobre 2022 di SuperAbile Inail, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)