Disabilità, Riccardo Menciotti: "20 giorni dopo l'incidente mi sono rituffato in piscina"

Amputato a una mano a causa di un incidente nel reparto di macelleria del supermercato in cui lavorava è diventato uno degli atleti più promettenti del nuoto paralimpico italiano, conquistando il bronzo nella 4x100 mista ai Giochi di Tokyo e, quest’anno, l’argento ai Mondiali nei 100 metri dorso

Disabilità, Riccardo Menciotti: "20 giorni dopo l'incidente mi sono rituffato in piscina"

Ci sono campioni che hanno fatto la storia dei Giochi paralimpici. Ma ci sono anche tantissime persone disabili per cui l’attività fisica è solo un passatempo, un modo per ottenere una maggiore autonomia o ritrovare la fiducia in se stessi, uno strumento di reinserimento sociale. Persone per cui l’agonismo è una ragione di vita e persone per cui lo sport di base è qualcosa da fare solo ed esclusivamente nel tempo libero, perché piace o perché fa stare bene. Dietro tutta questa variegata umanità, però, c’è un mondo. Un mondo che contempla anche e soprattutto le associazioni e le società sportive, le federazioni, il Comitato italiano paralimpico, l’Inail. L’Istituto, infatti, già da tempo ha inserito l’attività fisica a supporto del percorso riabilitativo dei propri assistiti, occupandosi anche della fornitura di protesi e ausili. Vari atleti, ai Giochi paralimpici di Tokyo, hanno gareggiato con protesi realizzate al Centro di Vigorso di Budrio, tra cui le tre regine della velocità Ambra Sabatini, Martina Caironi e Monica Contrafatto, e Veronika Yoko Plebani, terza nel paratriathlon. Ma l’Inail è stato protagonista in Giappone anche in campo maschile, con i tre bronzi di Riccardo Menciotti nel nuoto, Oney Tapia nel lancio del disco e nel getto del peso e Giovanni Achenza nel paratriathlon. Abbiamo chiesto, sia ad atleti medagliati sia ad atleti amatoriali, cosa significa per loro fare sport.

Riccardo Menciotti: «Lo sport è integrazione e disciplina». Le sue specialità sono i 100 metri dorso e farfalla, i 200 misti, i 50 e 100 metri stile libero. Amputato a una mano a causa di un incidente nel reparto di macelleria del supermercato in cui lavorava, in solo un anno Riccardo Menciotti, classe 1994, di Terni, è diventato uno degli atleti più promettenti del nuoto paralimpico italiano, conquistando il secondo posto nei 100 dorso ai Campionati europei 2016 di Funchal (in Portogallo), la medaglia di bronzo nel 2019 ai Mondiali di Londra nei 100 metri dorso, il terzo gradino del podio nella 4x100 mista ai Giochi paralimpici di Tokyo e, quest’anno, l’argento ai Campionati mondiali sempre a Funchal e sempre nei 100 metri dorso. Riccardo già veniva dal nuoto: la madre lo aveva “buttato” in acqua da piccolissimo e, da quel momento, lo sport era diventato un mezzo importante per crescere e conoscere tante persone.

Prima dell’incidente Riccardo stava cercando di classificarsi ai Campionati italiani assoluti nei 200 metri dorso. «Dopo mi sono posto altri obiettivi: passati appena 20 giorni dalle dimissioni, mi sono immediatamente rituffato in piscina con una busta di plastica al polso per proteggere la fasciatura e i punti. Il nuoto era quello che sapevo fare, e da lì volevo ripartire per ricostruire il contorno e tutto quello che era la mia vita. Così, ogni giorno era diventato una sfida con me stesso per riuscire a fare sempre qualcosa di più. Il nuoto è stato un misuratore per valutare le capacità rimaste e riacquisire quelle perse. Ed è stato grazie al nuoto che ho capito che potevo tornare quello di prima, quello pre-amputazione», racconta.

«Un giorno, casualmente, mentre ero all’Inail, ho incontrato il presidente del Cip Umbria: è stato lui a invitarmi a provare il nuoto paralimpico. Io ero titubante perché volevo continuare anche l’attività normo; ma visto che c’è la possibilità di portare avanti entrambi i percorsi, così ho fatto. Ci ho messo un po’ però a orientarmi: il movimento paralimpico è più complesso dal punto di vista tecnico, specialmente per via delle tante classi sportive che ci sono. Avevo visto in tv l’oro di Cecilia Camellini nei 100 metri stile e il bronzo di Federico Morlacchi nei 100 metri farfalla, entrambi in gara alle Paralimpiadi di Londra 2012, ma mai avrei pensato di far parte anch’io di quel movimento».

Nel futuro immediato di Riccardo Menciotti c’è l’obiettivo di proseguire al meglio questa stagione sportiva in vista del Campionato del mondo di Manchester che si terrà ad agosto 2023. Quel Mondiale, infatti, staccherà i primi due slot per i Giochi paralimpici di Parigi 2024. Al di là dell’agonismo, conclude l’atleta, «lo sport mi ha educato tanto: è integrazione, è disciplina e mi ha insegnato dei valori che probabilmente non avrei mai imparato». Valori come il sacrificio e la costanza.

(Intervista tratta dal numero di ottobre di SuperAbile Inail, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)

Michela Trigari

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)