Disturbi alimentari, “Quello che non sappiamo”: il progetto di Treccani e Animenta

In occasione della Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, 5 video testimonianze gratuite di esperti, psicologi e dietisti sui falsi miti dell’alimentazione, come riconoscere i disturbi e aiutare chi è in difficoltà. Online dal 15 marzo

Disturbi alimentari, “Quello che non sappiamo”: il progetto di Treccani e Animenta

“Quello che non sappiamo sui Disturbi del Comportamento Alimentare”: è questo il titolo del progetto digitale promosso da Edulia dal Sapere Treccani e Animenta, in occasione della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla dedicata ai disturbi del comportamento alimentar. Dal 15 marzo, saranno online sul sito dedicato cinque video testimonianze gratuite – previa registrazione – da 5 minuti ciascuna di esperti ed esperte del tema, dietisti e psicologi. Il progetto vuole porre l’accento su ciò che ancora non sappiamo sui disturbi del comportamento alimentare, capire quelli che possono essere i campanelli d’allarme, i falsi miti da sfatare e le azioni che possiamo intraprendere per essere concretamente di sostegno a chi ne soffre, senza trascurare un focus sul linguaggio adatto per affrontare correttamente il tema.

“Con il progetto ‘Quello che non sappiamo sui Disturbi del Comportamento Alimentare’, Edulia continua nella sua mission divulgativa di farsi megafono dei grandi temi del nostro presente, sul solco di quella dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana che da sempre ritiene fondamentale diffondere il sapere e la conoscenza al maggior numero possibile di persone, amplificandole anche sul web - afferma Elena Rossi, Educational Manager di Edulia dal Sapere Treccani. “Le clip video gratuite che abbiamo scelto e pubblicato con Animenta vogliono porre al centro la consapevolezza sull’alimentazione e i disturbi che ne possono derivare, utili sia a chi è coinvolto direttamente sia a quelli che invece lo sono in modo indiretto, oltre a coloro che più semplicemente vogliono approfondire il tema per interesse o curiosità”.

Dichiara Aurora Caporossi, fondatrice e presidentessa di Animenta: “Fare corretta informazione ci permette di fare prevenzione ma, soprattutto, di abbattere gli stereotipi che ancora oggi caratterizzano i Disturbi Alimentari. Con Edulia dal Sapere Treccani abbiamo avuto l'opportunità di parlare a un ampio pubblico di una delle malattie psichiatriche più diffuse ai nostri giorni che ancora oggi viene spesso vista come un capriccio, come una mancanza di forza di volontà. E con l'obiettivo di abbattere lo stigma sociale sui DCA e far capire ancora di più quanto sia importante riscrivere la narrazione sui Disturbi Alimentari, il 16 marzo al Monk (Roma) dalle 15:30 alle 20:00 abbiamo organizzato un evento, 'AltriCorpi', che mira a far conoscere la complessità che si cela dietro un disturbo alimentare”.

I cinque contenuti

Aurora Caporossi, nel primo intervento introduttivo “Quando il corpo (non) parla”, introduce il significato di DCA, offrendo spunti di riflessione attuali sull’immagine del corpo oggi e sull’importanza di chiedere aiuto.

Nel secondo intervento, “I disturbi alimentari non sono capricci”, lo psicologo clinico Gabriele Naticchioni pone l’attenzione degli ascoltatori sui campanelli d’allarme, segnali utili per contrastare preventivamente l’insorgenza di un disturbo alimentare.

Nella terza testimonianza chiamata “I disturbi alimentari non sono aggettivi”, Laura Montanari sottolinea invece l’importanza del linguaggio inclusivo e un utilizzo consapevole delle parole di cui facciamo uso ogni giorno nel quotidiano.

Nel contributo di Celeste Manzi, “Il ruolo di chi vive accanto” si approfondiscono in particolare gli approcci e le azioni che parenti, amici e colleghi possono intraprendere per essere di sostegno a chi soffre di un DCA.

Infine, nell’intervento “L’alimentazione e i suoi falsi miti” di Lucia Elisabetta Abate, Animenta conclude l’approfondimento con esempi di miti da sfatare sull’alimentazione, ma soprattutto sottolinea l’importanza di chiedere aiuto e di condividere i propri sentimenti e le proprie difficoltà con persone vicine, associazioni e reti del settore, ma soprattutto con professionisti sanitari a cui potersi affidare per un percorso di guarigione.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)