Il vero Peppone. Ha compiuto in questi giorni 102 anni Afro Bettati, dal 1951 al 1970 sindaco di Brescello

Il compleanno del sindaco del paese della Bassa Padana in cui è ambientato “Don Camillo”, film arrivato nelle sale 70 anni fa.

Il vero Peppone. Ha compiuto in questi giorni 102 anni Afro Bettati, dal 1951 al 1970 sindaco di Brescello

Le immagini in bianco e nero scorrono lente costeggiando il grande fiume, così come scorre lenta quella distesa d’acqua che pare non finire mai, accompagnata dalle celebri note composte da Alessandro Cicognini. Mentre gli ottoni dialogano con gli archi, piano piano dal grande fiume l’attenzione della telecamera si sposta prima verso i campi, per arrivare poi a sorvolare i tetti di una manciata di case.

“Ecco il paese. Ecco il Piccolo Mondo di un mondo piccolo, piantato in qualche parte dell’Italia del nord. Là, in quella fetta di terra grassa e piatta che sta tra il fiume e il monte, fra il Po e l’Appennino. Nebbia densa e gelata la opprime d’inverno; d’estate un sole spietato picchia a martellate furibonde sui cervelli della gente. E qui tutto si esaspera, qui le passioni politiche esplodono violente e la lotta è dura. Ma gli uomini rimangono sempre uomini. E qui accadono cose che non possono accadere da nessun’altra parte”. Pare di sentirla, la voce narrante di Emilio Cigoli. “Siamo alle soglie dell’estate del 1946. Da qualche giorno il paese ha votato per l’elezione del nuovo consiglio comunale e i rossi hanno ottenuto la maggioranza…”.

Sono trascorsi 70 anni dall’arrivo nelle sale di “Don Camillo”, il film di Julien Duvivier che portò in tutto il mondo le avventure di don Camillo e Peppone – magistralmente interpretati da Fernandel e Gino Cervi – i personaggi nati quasi per caso dalla penna di Giovannino Guareschi.

“Io la ricordo, l’antivigilia del Natale 1946 – scriveva Guareschi nel 1953 –. A causa delle feste bisognava finire il lavoro prima del solito. Bisognava ‘anticipare’ come dicono i ‘funzionari’. Allora, oltre a compilare il ‘Candido’, scrivevo dei raccontini per l’’Oggi’, un altro settimanale della ditta, e così, quell’antivigilia, mi trovai come al solito nei guai fino agli occhi: era già sera e io non avevo ancora scritto il pezzo che mancava per completare l’ultima pagina del mio giornale. Ero appena appena riuscito a scrivere; quel pomeriggio, il pezzetto per l’altro settimanale, e già il pezzetto era stato composto e messo in pagina. ‘Bisogna chiudere subito il Candido!’, mi disse il proto. Allora feci vacar fuori il pezzetto dall’’Oggi’, lo feci ricomporre in carattere più grosso e lo buttai dentro il ‘Candido’. ‘Sia come Dio vuole!’, esclamai. E Dio voleva proprio che succedesse quello che era successo”. Ma cosa era successo? Il “Peccato confessato” – questo il titolo del racconto pubblicato sul settimanale umoristico “Candido” – ebbe un enorme successo, tanto che Guareschi scrisse un secondo episodio sulle vicende del grosso prete e del grosso sindaco rosso della Bassa. Nel giro di pochi anni i racconti del “Mondo Piccolo” divennero 347, raccolti successivamente in otto libri, da cui sono stati tratti cinque film.

Nei racconti di Guareschi, don Camillo era l’arciprete di Ponteratto, comune immaginario della Bassa padana, ma il regista Duvivier per il suo film voleva ambientare il Mondo Piccolo un paese “in carne ed ossa”, con “la piccola piazza con la chiesa, la canonica e il municipio riuniti, i portici, una strada che da quella semplice piazza portasse ai lunghi e maestosi argini del fiume”.

Nell’estate del 1951 Duvivier con la sua troupe arriva a Brescello. “Ici, ici voilà le pays”. E così quello che era un piccolo centro rurale dove si parlava quasi solo il dialetto diventa il paese di don Camillo e Peppone.

Se lo ricorda bene, quel giorno, Afro Bettati, che qualche mese prima, nella primavera del 1951, era stato eletto sindaco di Brescello.

Giovedì 27 ottobre, come si può leggere sulla pagina Fb del Comune di Brescello, Bettati, classe 1920, ha compiuto 102 anni.

Ma qual è la storia del vero Peppone? Militare a Zara durante la seconda guerra mondiale, Bettati viene internato in un lager nazista, da cui fa ritorno a casa nel ’46. Di fronte alle difficoltà della ripresa del dopoguerra, su invito di uno zio, si reca in Algeria, nei pressi di Orano, dove lavora duramente e, qualche anno più tardi, fa rientro a Brescello. Esponente socialista, nel 1951, a 31 anni, viene eletto sindaco per la prima volta. “Quando sono stato eletto – ha raccontato in un’intervista in occasione del suo 100° compleanno – a Brescello non c’era un centimetro quadrato di asfalto. Alla fine del mio mandato tutte le strade erano asfaltate”.

Bettati è stato sindaco di Brescello durante tutta la fase delle riprese dei film tratti dai racconti di Giovannino Guareschi ed è stato protagonista e regista dell’accoglienza della troupe della Cineriz con le sue decine di lavoratori, fra cast e personale di ripresa. È rimasto nella storia il manifesto che Bettati fece affiggere il 3 settembre sui muri del paese: “Cittadini, come molti di voi già sanno il nostro comune è stato scelto per la produzione di un grande film internazionale diretto dal regista francese Julien Duvivier e interpretato da attori noti in tutto il mondo. Facciamo appello al senso di cortesia e di buona volontà innata nella nostra popolazione perché a questi lavoratori italiani e stranieri che presto verranno fra noi sia riservata la migliore accoglienza ed ogni possibile collaborazione”.

Una curiosità: a differenza del personaggio creato dalla penna di Guareschi, Bettati con l’allora parroco di Brescello, don Dino Alberici, ha sempre avuto un buon rapporto di collaborazione.

“La memoria ancora gli consente di ritornare a quegli anni in cui le troupe cinematografiche cambiarono per sempre la storia brescellese – si legge sulla pagina Fb del Comune di Brescello –. Bettati ha vissuto in prima persona l’epoca d’oro brescellese, il suo trasformarsi da realtà puramente rurale a centro industrializzato e di servizi. Le sue testimonianze di storie, aneddoti, i suoi ricordi personali e della vita civile e amministrativa della comunità brescellese sono ben impressi nella sua mente e li ricorda ancora con grande passione”.

“Tutti in paese partecipavano alle riprese come comparse – ricorda Bettati – si prendevano dalle 800 alle 1.500 lire al giorno. Fernandel era simpatico, ma Gino Cervi era più alla mano. Spesso la sera voleva fare una passeggiata con me. Io gli parlavo dei suoi film e della sua carriera e lui, invece, mi parlava di pubblica amministrazione”.

Sul grande schermo tornano a scorrere le immagini in bianco e nero, mentre il tema della colonna sonora di Alessandro Cicognini si trasforma in un brano religioso intonato dalle voci bianche che accompagnano don Camillo alla stazione: “la rondine vuol partir, a primavera ritornerà, torna torna al nostro cuor, torna al nostro amor”.

E ritorna la voce narrante di Emilio Cigoli. “Ecco il paese che sorge in qualche parte dell’Italia, nella pianura del Po. Ciascuno lotta a suo modo per costruire un mondo migliore. E qui accadono cose che non accadono in nessun’altra parte del mondo”.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir