La casa del "Grande fratello" che insegna a convivere con l’autismo

Telecamere nascoste e suggerimenti o consigli attraverso gli auricolari per diventare bravi genitori. L’iniziativa pilota della Fondazione Sacra Famiglia a Varese

La casa del "Grande fratello" che insegna a convivere con l’autismo

A settembre dell’anno scorso il taglio del nastro con Stefano Belisari (alias Elio). Oggi, dopo un periodo di sperimentazione, le prime due famiglie delle 20 che si sono prenotate da tutta Italia sono entrate nella casa del Grande fratello per l’autismo. Parliamo del progetto “Blu Home”, gli appartamenti didattici per i disturbi dello spettro autistico realizzati dalla Fondazione Sacra Famiglia a Varese. L’iniziativa, unica in Europa, offre alle famiglie di bambini e ragazzi autistici, fratelli e sorelle compresi, l’occasione di essere seguiti, attraverso telecamere nascoste, microfoni e auricolari, da un’équipe altamente specializzata con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita quotidiana e correggere eventuali comportamenti disadattivi. In pratica si tratta di quattro appartamenti che possono ospitare altrettante famiglie: qui genitori e figli vivono per dieci giorni, come se fossero a casa loro, costantemente monitorati a distanza e affiancati dagli operatori della Fondazione Sacra Famiglia con il compito di definire il programma di educazione.

Le abitazioni sono dotate di sistemi domotici e arredate con particolari accorgimenti autism-friendly, così da renderle quanto più funzionali. Ogni appartamento è monitorato a distanza da uno psicologo e da un educatore: dopo la prima giornata dedicata all’accoglienza e al dialogo, genitori e bambini vengono osservati per 2-3 giorni, nelle ore diurne, attraverso un circuito di controllo audio-video, senza nessun intervento da parte degli operatori. I giorni successivi vengono effettuate attività guidate dagli specialisti, per correggere eventuali errori e suggerire strategie alternative. Il settimo giorno è dedicato al riposo reciproco, mentre nelle ultime tre giornate gli operatori si limitano a osservare il comportamento della famiglia per verificarne i miglioramenti. Non manca il diario di bordo, che serve ai genitori per annotare i momenti particolari di ciascuna giornata, poi valutati dagli esperti della fondazione al fine di evidenziare i momenti “critici” e insegnare al nucleo familiare i comportamenti più corretti da adottare.

(L’articolo è tratto dal numero di agosto-settembre di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)