Meno buoni spesa e più servizi: l'appello degli assistenti sociali

L'analisi di Gianmario Gazzi, presidente dell'Ordine degli assistenti sociali: "I buoni spesa sono una misura d'urgenza, ma se protratta rischia di non essere efficace". Occorre potenziare i servizi, allargare il numero dei beneficiari del reddito di cittadinanza e creare il Fondo di solidarietà del Terzo settore: troppi operatori hanno perso il lavoro in questo periodo e senza di loro il welfare rischia di collassare. 

Meno buoni spesa e più servizi: l'appello degli assistenti sociali

"Mi auguro che a maggio si vada oltre la misura dei buoni spesa. L'emergenza è emergenza, ma il disagio di molti purtroppo è una normalità che attende risposte da anni": Gianmario Gazzi è il presidente dell'Ordine degli assistenti sociali. Oltre 40 mila professionisti che si occupano di minori, disabili, famiglie, anziani in difficoltà. "Ci vuole un potenziamento dei servizi, non possiamo pensare a risolvere tutto con un obolo temporaneo che lascerà i fragili nelle stesse drammatiche condizioni in cui erano prima del Coronavirus".

Per i buoni spesa sono stati stanziati 400 milioni di euro, che è più di quanto c'è per il Fondo per le Politiche Sociali (393 milioni di euro), ossia la principale fonte di finanziamento statale degli interventi e dei servizi sociali ordinari. Gazzi rilancia l'allarme già descritto nel documento, inviato nei giorni scorsi, alla Presidenza del Consiglio e a tutti i 'decisori politici': "Siamo seduti su una bomba sociale". Come è stata affrontata l'emergenza sanitaria, ora va affrontata quella sociale. In che modo? Con una serie di misure, in primo luogo anticipando il finanziamento ai fondi Povertà, Politiche sociali e NonAutosufficienza. "Con un piano preciso su come vanno utilizzate queste risorse, definendone i livelli essenziali di assistenza". Inoltre, servono nuove assunzioni e la stabilizzazione degli assistenti sociali precari per avere continuità nell'aiuto, l'allargamento del numero dei beneficiari del Reddito di cittadinanza e nuovi investimenti sul comparto sociale del settore Sanità: "Molte delle persone oggi in ospedale avranno bisogno di un sostegno quando potranno lasciare la struttura sanitaria".

L'Ordine degli assistenti sociali propone anche l'istituzione di un fondo di solidarietà per il Terzo Settore. “Molti operatori sono stati licenziati proprio in questo drammatico momento". Senza i professionisti che lavorano nel Terzo Settore (dagli educatori agli psicologi o agli assistenti sociali, per citarne solo alcuni) c'è il rischio che il sistema di Welfare collassi. "Il bisogno e la povertà sono in crescita" e serve quindi potenziare tutto il sistema di cura delle persone.

In queste settimane di emergenza, anche per gli assistenti sociali è cambiato il modo di lavorare. "Si è ricorso, quando possibile, alle call e ai colloqui telefonici -racconta Gazzi-. Ma molto dipende anche dalle persone che seguiamo. Non tutti hanno la connessione o hanno dimestichezza con chat e video chiamate. Soprattutto se si tratta di persone anziane. Lo stiamo vedendo anche con i buoni spesa: soprattutto nelle aree interne del Paese è spesso necessario andare dalle persone. E ci andiamo usando tutte le precauzioni e dotati dei dispositivi di protezione individuale che spesso ci procuriamo autonomamente".Dario Paladini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)