Mense scolastiche, una risorsa contro la povertà alimentare. Ma sono ancora poche

In Italia in media il 2,8% dei minori non consuma un pasto proteico al giorno, segnale di una possibile povertà alimentare. Ma in sei meno del 25% delle scuole statali ha una mensa: si tratta di Sicilia, Campania, Calabria, Basilicata, Lazio e Molise. Approfondimento di Openpolis

Mense scolastiche, una risorsa contro la povertà alimentare. Ma sono ancora poche

La povertà alimentare si può combattere a scuola: eppure le mense sono ancora poco diffuse, soprattutto nelle aree a maggior rischio. E' quanto evidenzia l'approfondimento di Openpolis dedicato proprio alle mense scolastiche: “In Italia in media il 2,8% dei minori non consuma un pasto proteico al giorno, segnale di una possibile povertà alimentare. Le aree a maggior rischio di povertà alimentare tra i minori in molti casi coincidono con quelle con meno mense scolastiche. Sono 6 le regioni in cui per meno del 25% delle scuole statali è dichiarata la presenza di una mensa: si tratta di Sicilia, Campania, Calabria, Basilicata, Lazio e Molise. Sono anche le regioni che, praticamente nello stesso ordine, risultano ai primi posti per quota di minori che non consumano un pasto proteico al giorno. Con l’eccezione di Calabria e Molise (i cui dati non sono stati rilasciati per la bassa numerosità del campione utilizzato per la rilevazione), le altre seguono lo stesso ordine”.

In Sicilia, per esempio, la quota di bambini e ragazzi che non consumano almeno un pasto proteico al giorno supera l’8%. E' questa anche la regione per cui è dichiarata la minore presenza di edifici scolastici con mensa (10,2% del totale). Seguono Campania (5,4%), Basilicata (4,9%) e Lazio (4,5%). Al secondo posto in base all'indicatore di deprivazione alimentare la Campania (5,4%), che è anche penultima per disponibilità di mense (dichiarata per il 12,3% delle strutture). La Basilicata, in terza posizione per incidenza di bambini e ragazzi che non consumano quotidianamente pasti proteici (4,9%), è quartultima per presenza di mense (20,2% delle scuole ne dispone). Le relazioni del garante dell’infanzia al parlamento italiano hanno spesso sottolineato il ruolo dell’estensione della refezione nel contrasto della povertà alimentare”.

Al contrario in Toscana e Piemonte – le uniche due regioni oltre alla Valle d’Aosta in cui la quota di edifici dotati di mensa supera il 60% – la percentuale di bambini e ragazzi che non consumano quotidianamente pasti proteici si attesta al di sotto del 2%. In particolare in Piemonte: la regione con il migliore indicatore di deprivazione alimentare (0,2%) è la seconda con maggiore offerta di mense. Subito dopo la Valle d’Aosta, per cui purtroppo il dato sui minori a rischio povertà educativa non è disponibile.

“Anche al netto degli aspetti quantitativi della questione, lo sviluppo di una rete di mense sul territorio appare strategico per diversi motivi -. si legge nel focus di Openpolis - In primo luogo, può offrire a tutti gli studenti la garanzia di un pasto adeguato almeno una volta al giorno, elemento per nulla trascurabile. Specialmente nelle realtà più fragili dal punto di vista sociale. Inoltre, costituisce uno spazio di condivisione e socializzazione per ragazze e ragazzi, al di fuori dell’orario strettamente dedicato alla didattica. Infine è il presupposto per permettere agli alunni di frequentare la scuola nel pomeriggio, sviluppando attività pomeridiane, laboratori, corsi. La mensa può quindi avere un ruolo fondamentale nel determinare qualità e quantità dell’offerta educativa. Vanno in questa direzione gli investimenti del Pnrr. Come emerso nel rapporto 'Il Pnrr e la povertà educativa', sono numerosi gli interventi che riguarderanno l’edilizia scolastica. Tra questi, il piano per l’estensione del tempo pieno (960 milioni) si baserà anche sulla creazione o ristrutturazione degli spazi per le mense, per almeno mille edifici. Di fianco a questo tipo di investimenti, appare anche prioritario ampliare l’accessibilità del servizio, come sottolineato dal garante. Tali servizi, inoltre, dovrebbero essere resi economicamente accessibili a tutte le famiglie, garantendo la gratuità a quelle in condizione di povertà certificata. L’accessibilità delle mense, su tutto il territorio nazionale, può essere lo strumento per promuovere due politiche fondamentali. Il contrasto alla povertà educativa, con la possibilità di estendere tempo pieno e offerta scolastica e laboratoriale anche in orario pomeridiano. E quello alla povertà alimentare, che ancora oggi purtroppo affligge troppe bambine e bambini”.

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)