Minori accolti nei Villaggi Sos: “Aumenta l’età, sintomo di interventi tardivi”

Rapporto accoglienza 2018-2020: quasi raddoppiati i casi di mamme con bambini accolte. Quasi il 45% dei bambini e ragazzi dimessi per risoluzione dello stato di bisogno. "Recente crisi sanitaria ha acuito una situazione delicata e che necessita di un monitoraggio costante"

Minori accolti nei Villaggi Sos: “Aumenta l’età, sintomo di interventi tardivi”

Sono quasi raddoppiati i casi di mamme con bambini accolte nei Villaggi SOS: “pandemia, crisi economica e l’assenza di un efficace sistema di welfare diffuso hanno pesantemente influito sulle condizioni di numerosi nuclei familiari in Italia, ampliato i livelli di povertà, approfondito le diseguaglianze sociali e aumentato i fenomeni di violenza domestica”, rendendo “più drammatico il fenomeno dei minorenni che necessitano di vivere fuori dal proprio nucleo familiare d’origine”. Una situazione complessa, fotografata dal Rapporto accoglienza 2018-2020 di SOS Villaggi dei Bambini, lanciato oggi.

“Da oltre 20 anni raccogliamo dati e informazioni sui beneficiari accolti nei Programmi SOS - spiega Samantha Tedesco, Responsabile Programmi e Advocacy di SOS Villaggi dei Bambini - e monitorare il fenomeno delle accoglienze fuori famiglia d’origine è fondamentale, come più volte sottolineato nelle Raccomandazioni all’Italia dal Comitato Onu rispetto all’attuazione della Convenzione sui diritti dell’Infanzia e l’adolescenza. Tale necessità lo è ancora di più dopo che la recente crisi sanitaria ha acuito una situazione delicata e che necessita di un monitoraggio costante”. “I beneficiari dei servizi di accoglienza residenziale dei Villaggi SOS – sottolinea Tedesco – rappresentano stabilmente da anni una quota significativa di quella assicurata dalle comunità per minorenni presenti sul territorio italiano. Pertanto le analisi condotte all’interno dell’organizzazione sono utili a svolgere un ragionamento complessivo sulle caratteristiche dei minorenni che non vivono con la propria famiglia di origine in Italia”.

I dati dell’accoglienza

Quasi raddoppiati gli ospiti dei servizi mamma-bambino, in controtendenza rispetto agli ospiti dei restanti servizi residenziali per minorenni, progressivamente in calo: +85% dal 2018 al 2020. “Un impegno costante di lavoro con i nuclei vulnerabili,  - sottolinea Samantha Tedesco -in particolare con le donne vittime di violenza, affinché si superino le difficoltà senza una separazione tra genitore e bambino”.

Aumenta l’età media dei minorenni in difficoltà, che arrivano nei Villaggi SOS. “La maggior parte degli accolti sono ragazzi grandi, – spiega Tedesco – sintomo spesso di interventi tardivi quando ormai le situazioni si sono irreversibilmente danneggiate. Siamo lontani quindi dallo stereotipo dei bambini piccoli allontanati”.

Inoltre: il 54% delle accoglienze nei Villaggi SOS dura fino a 24 mesi e non oltre, rispettando appieno il mandato della legge 149 del 2001. Per poco meno di un dimesso su due dai servizi dei Villaggi SOS la motivazione della chiusura dell’esperienza di accoglienza risiede nella conclusione degli interventi e della presa in carico per risoluzione dello stato di bisogno (45%), un’incidenza decisamente più alta di quella riscontrata a livello nazionale che si attesta al 27%. “Se non c’è adeguato accompagnamento all’autonomia – sottolinea Samantha Tedesco – si rischia di vanificare tutto il lavoro fatto in precedenza, lasciando soli precocemente i ragazzi e senza strumenti per affrontare la vita adulta”.

Nei Villaggi SOS Villaggi vengono accolti insieme fratelli e sorelle a prescindere dalla loro età. “Per noi il legame fraterno va preservato e tutelato – chiarisce Samantha Tedesco –  e accogliamo insieme anche fratrie molto numerose. Anche in questo caso l’attenzione che abbiamo è nel mantenimento delle relazioni significative, non solo quelle familiari, che il bambino aveva nei contesti di vita precedenti l’ingresso nei Villaggi SOS”. 

Sul  (PEI) è uno dei livelli essenziali di qualità del modello di accoglienza di SOS Villaggi dei Bambini ed è costruito in modo partecipato con i bambini e ragazzi accolti affinché ciascuno lo viva come il proprio progetto partecipato.
Infine l'organizzazione ricorda che nel 55% dei casi il Progetto educativo individuale è condiviso con il bambino, rispetto al 18% del dato nazionale: un "esempio di qualità", perchè il Pei "contribuisce al percorso di recupero e ricostruzione delle relazioni familiari, ovvero quanto e come i bambini mantengono la relazione con i propri familiari durante l’accoglienza, la frequenza e le principali modalità di tenuta dei contatti". Secondo i dati emersi, le visite dei familiari agli ospiti dei Villaggi SOS risultano più frequenti del dato nazionale. “Contiamo di raggiungere il 100% entro i prossimi 3 anni", specifica Tedesco, che aggiunge: “Come organizzazione condividiamo il Pei anche con i servizi invianti affinché siano coinvolti nelle azioni per determinare un’accoglienza di qualità e significativa per il progetto di vita del bambino stesso”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)