Minori e reati, “sanzioni differenziate e giustizia riparativa”: le 5 proposte della Garante

Carla Garlatti ha promosso l'incontro “Riscoprire il futuro. Diritti, responsabilità e percorsi nel sistema penale minorile”. Filo conduttore, “la certezza che ai ragazzi vada restituita fiducia e consegnato il messaggio che l'errore non è irreparabile. La giustizia riparativa prima del processo dovrebbe poter evitare il processo stesso e la detenzione”

Minori e reati, “sanzioni differenziate e giustizia riparativa”: le 5 proposte della Garante

Sanzioni penali differenziate, giustizia ripartiva, sportelli di sostegno alle vittime, piena attuazione dell'ordinamento penitenziario minorile e prevenzione, attraverso l'offerta di spazi di aggregazione e di crescita: sono queste, in estrema sintesi, le cinque proposte lanciate al governo dalla Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza Carla Garlatti, al termine dell’evento “Riscoprire il futuro. Diritti, responsabilità e percorsi nel sistema penale minorile”, che si è svolto stamattina presso l'Ara Pacis, in vista della Giornata mondiale dell’infanzia. Un incontro denso di stimoli e approfondimenti, per immaginare un percorso di accompagnamento e reinserimento sociale che permetta ai ragazzi che commettono reato di “ricucirsi” e reinserirsi nella comunità.

“Non c'è irrecuperabilità”: è questo il messaggio che la Garante ha voluto pronunciare con forza. Di qui l'appello, anche al mondo della comunicazione: “Attenzione alla terminologia: non parlate di baby gang, espressione abusata in questo periodo, certamente incisiva ma da usare con la massima cautela, perché può suscitare un senso di appartenenza, di emulazione, di vanagloria”.

Carla Garlatti quindi, nel presentare le proprie cinque proposte al governo, ne ha aggiunte due: la prima, questa relativa alla terminologia, la seconda suggerita dagli interventi della mattinata: “”Estendiamo il ricorso all'esame probatorio anche ai reati non di tipo sessuale, a tutela delle vittime, che nel procedimento vengono regolarmente e colpevolmente dimenticate e trascurate , con il rischio concreto di una vittimizzazione secondaria”.

Ed ecco le cinque proposte principali formulate dall'Autorità Garante.

Sanzioni penali a misura di minorenne

“Introdurre sanzioni penali a misura di minorenne, diverse da quelle degli adulti, come avviene in alcuni paesi europei. Per esempio, attività a beneficio della collettività o il divieto di uscire nel fine settimana. In questo modo i giudici avrebbero a disposizione numerose alternative, oltre a quelle introdotte oramai 34 anni fa, come la sospensione del processo con messa alla prova e l’irrilevanza del fatto. Così la detenzione resterebbe ancora di più l’ultimo strumento a cui ricorrere”. È questa la prima delle proposte lanciate dall’Autorità garante, allo scopo di valorizzare, quale unica finalità del sistema, il recupero del minorenne, la cui personalità è ancora in formazione.

Giustizia riparativa

La seconda proposta riguarda la valorizzazione della giustizia riparativa come principale risposta al reato: una proposta forte, visto che Garaltti propone di “riflettere anche sull’opportunità di intendere la giustizia riparativa come qualcosa che previene ed evita il processo penale. Un progetto riparativo che metta in relazione la vittima con l'autore del reato e porti alla soddisfazione della vittima e all'effettiva riparazione del reato, dovrebbe poter evitare del tutto il processo e quindi la detenzione”. Più in generale occorre diffondere la cultura della giustizia riparativa e promuovere, oltre alla mediazione, anche altri strumenti come i family group conferences e circles: spazi che coinvolgono familiari e altre persone coinvolte nella vicenda. “Nella giustizia riparativa – prosegue Carla Garlatti – assumono rilievo anche la vittima e i suoi diritti, che invece nel sistema penale non trovano sufficiente spazio. Chi ha subito un reato vede riconosciuti il proprio vissuto e la propria sofferenza e si sente compreso”.

Sportelli per le vittime

Una maggiore attenzione alle vittime è un'altra delle richieste avanzate con forza da Garlatti, che per questo propone di istituire sportelli dedicati che possano offrire supporto psicologico, orientamento e accompagnamento, informazioni sui propri diritti e sul procedimento, incontri di gruppo.

Piena attuazione dell'ordinamento penitenziario minorile

La quarta richiesta è la sollecitazione della piena attuazione della riforma dell’ordinamento penitenziario minorile del 2018. A tale scopo, Carla Garlatti ha annunciato l’avvio di un ciclo di visite tra i 17 istituti penali minorili (Ipm) d’Italia, per ascoltare ragazze e ragazzi detenuti. “È necessario adottare un regolamento penitenziario specifico. Sono troppo pochi, ad esempio, gli IPM che ad oggi sono riusciti a consentire le visite di prolungate con i familiari in spazi che riproducano l’ambiente quotidiano. Le sezioni a custodia attenuata invece non sono ancora una realtà. Sarebbe importante che nascessero spazi aperti alla comunità esterna, con gestione autonoma e separati dal resto della struttura in tutti gli istituti”.

Prevenzione

Infine, la prevenzione, intesa in senso ampio e profondo, a partire dall'educazione alla legalità, anche attraverso le nuove tecnologie. “L'inasprimento della bene non serve a nessuno: né alla vittima, né all'autore del reato. Al contrario, la detenzione ha spesso l'effetto di inasprire la rabbia. Dobbiamo allora lavorare sula prevenzione, rendere la legalità più attraente della devianza”. Come? In tutti i modi e i luoghi possibili, per esempio, rendendo “disponibili e fruibili spazi attrezzati per bambini e ragazzi, in particolare in periferia e in contesti di marginalità. I giovani devono essere coinvolti nel recupero e nelle scelte per la destinazione e la gestione di questi spazi: come ad esempio campi da gioco, sale di registrazione o spazi per la creatività”. Un altro ruolo importante è riconosciuto alla scuola, che deve offrire le competenze utili a costruire un percorso di vita e a collocarsi positivamente nella società.

All'incontro sono intervenuti, per un confronto sul tema, diversi esperti del settore. Alfio Maggiolini, docente di Psicologia clinica presso l'università Bicocca di Milano, che ha evidenziato come “il reato sia spesso una scorciatoia per divenire adulti” e individuato i “fattori di rischio caratteriali, familiari, sui quali è necessario agire, in presenza o ancora meglio per prevenire una devianza. Ma occorre anche – ha precisato – dare risposta al bisogno educativo che la devianza ci segnala”.

Voci a confronto

All'incontro sono intervenuti, per un confronto sul tema, diversi esperti del settore. Alfio Maggiolini, docente di Psicologia clinica presso l'università Bicocca di Milano, che ha evidenziato come “il reato sia spesso una scorciatoia per divenire adulti” e individuato i “fattori di rischio caratteriali, familiari, sui quali è necessario agire, in presenza o ancora meglio per prevenire una devianza. Ma occorre anche – ha precisato – dare risposta al bisogno educativo che la devianza ci segnala”.

Dopo il saluto del ministro della Giustizia Carlo Nordio, è intervenuta Susanna Vezzadini, docente di Sociologia della devianza e mutamento sociale presso l'Università di Bologna, invitando a riflettere sull'esperienza della vittima e in particolari su alcune espressioni usate per autodefinirsi: “Un ragazzo con disabilità, vittima di vessazioni e molestie, si definì 'una pera marcia che aspetta solo di cadere'. Una ragazza, divenuta autrice di reato dopo essere stata vittima di violenze e abusi, diceva che “non potevo restare lì come una candela, ho dovuto reagire'. Questo ci dice – ha osservato Vezzadini – quanto i ragazzi siano consapevoli della reificazione a cui, in quanto vittime, sono sottoposti: si sentono come oggetti. E il procedimento penale minorile conferma questa sensazione, dal momento che alle vittime non dà la parola. Occorre quindi trovare i 'posti giusti' perché possano prendere la parola e ricostruire la propria identità, affrancandosi dall'etichetta stessa di vittime e dal rischio di una vittimizzazione secondaria. Servono luoghi protetti per le audizioni, così come l'accompagnamento da parte di operatori formati e selezionati e l'estensione dell'esame probatorio anche ai reati non sessuali. Dobbiamo permettere alla vittima di pensarsi altrimenti e in questo il confronto con l'autore del reato è fondamentale per ricostruire i legami fiduciari che si sono spezzati”.

Gemma Tuccillo, Capo Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, ha ricordato che “fino al 2018 non avevamo neanche un ordinamento giudiziario minorile. Ora lo abbiamo e pone come caposaldo, all'articolo 1, la giustizia riparativa, che ha l'obiettivo di far sentire ai giovani autori di reato che hanno non una seconda possibilità, ma 'la' possibilità di affrancarsi dallo stigma: noi tutti abbiamo la responsabilità di non farli sentire segnati dal destino, ma liberi di scegliere, sempre e comunque, perché la comunità è pronta a riaccoglierli”.

E' allora fondamentale fornire a questi strumenti per esprimere il proprio sentire e dar voce alla rabbia che spesso è alla base della devianza: ne ha dato una testimonianza emozionata ed emozionante Francesco Carlo “Kento”, rapper, scrittore e docente in laboratori musicali negli Ipm. Al pubblico presente, ha raccontato l'origine del brano “Perdere e prendere” che, ha detto, “ha fatto sentire questi ragazzi ascoltati: di più, li ha fatti sentire artisti.

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)