Quarant’anni dal Concordato. Il 18 febbraio 1984 l’Accordo di Villa Madama che modificò i Patti Lateranensi

La firma del Nuovo Concordato ha avviato una serie di processi importanti nella società e nella Chiesa italiana tuttora ricchi di conseguenze

Quarant’anni dal Concordato. Il 18 febbraio 1984 l’Accordo di Villa Madama che modificò i Patti Lateranensi

Quarant’anni dal Nuovo Concordato. L’Accordo di Villa Madama, infatti, con il quale si modificavano gli storici Patti Lateranensi, venne firmato il 18 febbraio 1984 dall’allora capo del governo italiano Bettino Craxi e dal cardinale Segretario di Stato vaticano Agostino Casaroli.
Vale la pena di ricordare l’avvenimento non solo perché si tratta di una data davvero storica – si pensi che è arrivata ben 55 anni dopo la stipula dei Patti Lateranensi, firmati da Mussolini e dal cardinale Gasparri l’11 febbraio del 1929, capaci di sopravvivere alla seconda guerra mondiale, alla Costituzione e alla Repubblica, a lungo celebrati così come altrettanto a lungo criticati e messi sotto la lente di chi li voleva cambiare, senza arrivare a un dunque – ma soprattutto perché la firma del Nuovo Concordato ha avviato una serie di processi importanti nella società e nella Chiesa italiana tuttora ricchi di conseguenze.
Si potrebbero dire molte cose, ma qui ne sottolineiamo due. La prima, che compete strettamente all’ambito della scuola, è la riforma dell’insegnamento della religione in Italia. Dal 1984 si parla di Irc (Insegnamento della religione cattolica) e di opzionalità, cioè della possibilità offerta alle famiglie di avvalersene o meno. Ma più in profondità di parla di un insegnamento che è stato pensato e disegnato – pur tra le incongruenze della stessa normativa concordataria – come rivolto alle finalità della scuola, motivato dal valore della cultura religiosa e dal fatto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano. Confessionale, certo, perché affidato di fatto alla Chiesa cattolica, ma laico nella sua impostazione e nelle sue intenzioni, aperto a tutti, nemmeno lontanamente paragonabile alla “catechesi scolastica” prevista nel 1929. Un insegnamento che ha raccolto profonde istanze di rinnovamento maturate nel mondo della scuola e nella Chiesa del Concilio, capace, questa, di proporsi “al servizio” di alunni, famiglie, istituzione scolastica, collaborando con lo Stato “per la promozione dell’uomo e il bene del Paese” (art. 1).
Francesco Margiotta Broglio, uno dei protagonisti della revisione concordataria, sul “Corriere della sera” accenna proprio all’Irc come uno dei punti degli accordi modificabili oggi “visto l’aumento impressionante degli studenti che non intendono avvalersene”. A parte il fatto che i dati smentiscono proprio “l’aumento impressionante”, ma il richiamo che lo stesso Margiotta fa all’utilità dell’inserimento “nei programmi scolastici di aspetti di cultura religiosa” è proprio uno degli aspetti che motivò nel 1984, con una lunga storia di dibattiti precedenti, proprio l’Irc.
Senza dilungarsi su questo, c’è un altro aspetto del Nuovo Concordato che vale la pena di sottolineare perché, proprio come avvenne per l’Irc, mostra il tentativo di tradurre in pratica – tra l’altro sul terreno scivolosissimo dei soldi – l’idea e la testimonianza di una Chiesa conciliare. Si tratta delle prospettive aperte per il sostentamento del clero. Solitamente si guarda alla disciplina dell’8 per mille, molto importante e che stabilisce la responsabilità di ciascuno, con la destinazione di una parte delle tasse, rispetto al sostegno della propria confessione religiosa. Più ancora, però, è la disciplina del Sostentamento del clero che raccoglie le istanze legate al Nuovo Concordato e traccia una linea netta di condivisione e corresponsabilità (con le erogazioni liberali) dei fedeli nei confronti della comunità ecclesiale. Una Chiesa che fa da sé, che riconosce l’importanza di sostenere i sacerdoti, che affida il compito – e ricorda la responsabilità – a ciascun battezzato.
Non è stato un grandissimo successo, a dire la verità, se è vero che quanti aderiscono ogni anno al Sostentamento del clero non sono poi tanti (magari in altra sede si dovrebbero approfondire le motivazioni). Tuttavia c’è occasione di migliorare. Parlarne è un passo importante.

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Fonte: Sir