Reddito minimo, mutualismo, mobilitazione: da Arci gli obiettivi per il futuro

Chiusa a Cremona la seconda edizione di eQua, l’incontro nazionale contro le diseguaglianze e per i diritti sociali, organizzato dall’Arci. Contro la povertà del lavoro, sempre più femminile, serve salario minimo e sostegno al reddito: “Ma la politica sembra andare in senso opposto”

Reddito minimo, mutualismo, mobilitazione: da Arci gli obiettivi per il futuro

Si è chiusa oggi a Cremona la seconda edizione di eQua, l’incontro nazionale contro le diseguaglianze e per i diritti sociali, organizzato dall’Arci. Una giornata conclusiva, dedicata ai Progetti e pratiche dell’Arci, per riprendere i  tanti temi affrontati in questa edizione, con Gruppi di lavoro tematici: Persone private della libertà e i loro diritti; la sfida della Terza Età; il Welfare Culturale; la lotta alla povertà con una comunicazione accessibile; la pedagogia comune con bambini e adolescenti; la Cura e la Salute; le Politiche di Genere; le Aree interne e la  cura del territorio; il Mutualismo partecipativo.

L’edizione di quest’anno, “I poveri non esistono?”, si è concentrata sulle diseguaglianze sociali e sul loro rapporto con la povertà - che registra un forte aumento in Italia per quella assoluta e relativa e riguarda in maniera preoccupante  sempre di più anche chi lavora - che investono diritti  fondamentali come salute, scuola, lavoro.

Una tre giorni, aperta il 13 aprile, nella quale l’Arci interroga e si interroga  trasversalmente, a livello nazionale fino ai circoli che illuminano con le proprie attività moltissimi territori da Nord a Sud dell’Italia, su come costruire dialogo ed azioni efficaci con tutti i “compagni di strada”. Un importante momento per sviluppare un ragionamento collettivo sull'attualità politica e sociale del nostro paese, per scambiare buone prassi, per conoscere meglio le esperienze e i vissuti delle realtà Arci, per provare ad innovare gli strumenti del nostro agire quotidiano.

L’obiettivo, grazie agli interventi di esponenti delle istituzioni, dell'associazionismo e dei movimenti sociali, esperti, intellettuali, è quello di consolidare l'identità condivisa dell'azione sociale dell'Arci e delineare linee di discussione su alcuni dei principali temi che attraversano la nostra società: dall'emergere di nuove povertà alle diseguaglianze nel sistema sanitario e nel diritto alla salute, dal lavoro povero alle diseguaglianze di genere, dalla povertà educativa, fuori e dentro la scuola, alle ricadute  nelle comunità, dal sostegno al reddito “all’insorgenza” del mutualismo.

La povertà è un tema complesso non solo per la variabilità storica a cui è soggetto, tra crisi finanziarie e sanitarie, ma anche perché è difficile collocare esattamente una linea che separi chi rientra nella definizione di “povero” e chi invece no. L’urgenza del problema implica l’importanza di una mobilitazione di risorse che consenta, a livello nazionale, una crescita inclusiva. Il salario minimo è la prima misura da implementare e ad esso si accosta l’importanza di un sostegno al reddito. La realtà politica italiana, però, sembra andare in senso opposto, incentivando la precarizzazione del lavoro ed aprendo la strada ad un futuro di insicurezza occupazionale e di forte difficoltà di accesso al sistema di sostegno alla povertà, situazione che colpirà moltissime persone, soprattutto giovani e donne.

E’ proprio sulle donne che grava maggiormente il peso della povertà: disoccupate,  lavoratrici (con part-time involontario e non solo), spesso con un altissimo livello di istruzione e competenze specifiche “dimenticate” dal mondo lavorativo, con la responsabilità della cura familiare scaricata sulle loro spalle dalla società.

Il conto, a livello sociale, non è salato solo sul piano del benessere economico: l’impossibilità di vivere un certo tipo di vita presenta un rischio psicologico che durante la pandemia si è visto essere molto alto.

Per scardinare la narrazione dell’assistenzialismo bisogna partire proprio dal lavoro povero. Discontinuità e precarietà, difficoltà a trovare un lavoro a tempo pieno e bassi salari sono i tre elementi che rendono possibile che, nonostante l’occupazione, si versi in una condizione di povertà. I corpi intermedi e i sindacati su tutti devono attivarsi premendo per salari giusti, per una maggiore equità fiscale (non tasse uguali per tutti, ma tasse proporzionate al reddito) e per un welfare che assicuri i servizi essenziali a tutti, a partire da istruzione e sanità.

Da qui l’insorgenza del mutualismo, per sottolineare l’importanza di costruire una proposta politica che realmente guardi ad inclusività e partecipazione capillare.  Un  mutualismo da riscoprire nella contemporaneità in nome dell’integrazione tra comunità e territorio e dell’aggregazione di persone diverse in luoghi diversi, chiarendo la dimensione di mutuo beneficio, di comunanza degli obiettivi tra enti diversi. 

Così come prossimità, mediazione e personalizzazione dei servizi sono le carte da spendere sul territorio, in sinergia tra enti locali e associazioni, per tentare di colmare un vuoto che è, però, sistemico e legato ad una precisa volontà politica.

Dall’avvento del Covid si è vista ancora di più l’importanza delle reti attraverso le esperienze locali, segnate dalla vicinanza e dall’assistenza dei nuovi e sempre più numerosi poveri. Di fronte allo smantellamento del welfare, alla crescita dell’inflazione e delle spese, come quelle militari, contrarie ai valori di una sinistra di cui Arci rivendica di fare parte, serve agire in una prospettiva attenta ai diritti umani e sociali.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)