Stabili bilanci e volontari, il terzo settore regge alla pandemia

Studio Unimore su 906 organizzazioni in Emilia-Romagna. Flessibilità e capacità di adattamento: sono le qualità che hanno permesso alle associazioni del terzo settore di affrontare l'emergenza: per due terzi le attività sono continuate, un terzo dei servizi sono stati rimodulati 

Stabili bilanci e volontari, il terzo settore regge alla pandemia

Flessibilità e capacità di adattamento: sono le qualità che hanno permesso alle associazioni del terzo settore in Emilia-Romagna di affrontare la tempesta pandemica senza tirare i remi in barca e di guardare ora al futuro tutto sommato con ottimismo. Lo conferma una ricerca "Terzo settore tra resistenza e innovazione. Rilevazione per le organizzazioni di volontariato e le associazioni di promozione sociale" curata dal dipartimento di Economia Marco Biagi dell'Università di Modena e Reggio. Lo studio, pensato per comprendere quale sia stato l'impatto dell'emergenza sanitaria sull'operatività delle realtà del volontariato, ha riguardato 906 organizzazioni. "I due terzi delle realtà ha risposto che attività sono comunque continuate. Un terzo dei servizi sono stati rimodulati, in parte anche con modalità a distanza, mentre sono state messe in campo nuove attività in risposta ai nuovi bisogni territorio", spiega la ricercatrice Eleonora Costantini.

Tiene anche il numero dei volontari impegnati nelle attività del terzo settore: più del 50% delle organizzazioni riferisce di avere circa lo stesso personale, mentre il 40% parla di cali (tra il 10 e il 30%). Il 9% delle organizzazioni coinvolte nello studio ha registrato un aumento dei volontari. La ricerca evidenzia, inoltre, una sostanziale tenuta dei bilanci: per il 47,2% delle realtà intervistate le risorse a disposizione sono sufficienti a coprire le attività, anche perchè le entrate sono rimaste sostanzialmente invariate. Il 35% farà fronte ai costi attingendo agli avanzi precedenti e il 17,1% deve fare fronte a ricavi insufficienti per portare avanti la gestione ordinaria. In generale, quasi il 90% delle organizzazioni del terzo settore fa previsioni di stabilità o aumento per il futuro.

"Dalla ricerca arriva un messaggio di fiducia sul futuro dei nostri territori. Siamo in un'epoca di straordinaria rilevanza: da un lato c'è la gestione pandemia che ancora continua, dall'altro c'è lo scenario di prospettiva che nasce dalle opportunità del Pnrr, che ci mette di fronte alla necessità di pensare al futuro", osserva Luca Vecchi, presidente di Anci Emilia-Romagna e sindaco di Reggio Emilia. "La ricerca raffigura lo stato di salute delle nostre comunità: è positivo e non scontato. Ci dice della tenuta del terzo settore e della sua capacità di lavorare con velocità in operazioni di conversione delle proprie attività e ci consegna una rappresentazione della comunità emiliano-romagnola che ha nel giacimento civile di valori un patrimonio a cui attingere nei momenti di difficoltà", riconosce Vecchi. La seconda parte del questionario ha indagato altri aspetti legati alla gestione e alle necessità del terzo settore, dalle preoccupazioni legate agli adempimenti conseguenza della riforma, il lavoro in rete e la necessità di ripondere a bisogni nuovi delle comunità di riferimento, con un occhio al tema della sostenibilità così come impostato dall'Agenda 2023 dell'Onu.

"La sfida è tra emergenza e futuro ed è importante affrontarla insieme. Per farlo assieme serve, però, pari dignità e reciproco riconoscimento di valore. Su questo c'è un po' di lavoro da fare. Il valore della presenza terzo settore, reso più evidente da pandemia, viene riconosciuto nel momento dell'emergenza, ma quando c'è da programmare e progettare, il coinvolgimento è inferiore. E' un fatto culturale più che politico", da affrontare "soprattutto in vista dell'attuazione dei progetti del Pnrr", osserva Fausto Viviani, portavoce del Forum del Terzo settore Emilia-Romagna, commentando la ricerca con Laura Bocciarelli presidente del Csv Emilia-Romagna.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)