Supporto psicologico a giovani migranti e minori soli, mappa delle buone pratiche nei servizi

Nella Giornata mondiale sulla salute (7 aprile) Unicef  lancia la ricerca "Nuovi percorsi": mappate 13 pratiche in 6 regioni per individuare tra i servizi già esistenti modelli di intervento virtuosi replicabili. "Vissuti sollecitano una presa in carico integrata, tempestiva e competente sin dalla primissima fase di ingresso in Italia"

Supporto psicologico a giovani migranti e minori soli, mappa delle buone pratiche nei servizi

Si chiama “Nuovi percorsi” la mappatura di buone pratiche sui servizi di supporto psicosociale e salute mentale per minorenni stranieri non accompagnati e giovani migranti e rifugiati che vivono in Italia, promossa da Unicef e presentata oggi, in occasione della giornata mondiale sulla salute. La ricerca risponde all’esigenza di individuare tra i servizi già esistenti dei modelli di intervento virtuosi che siano replicabili anche in altri territori. E’ stata realizzata in Italia nel 2021,  nell’ambito del programma dell’Unione Europea per la Salute, e ha consentito di mappare tredici pratiche in sei regioni (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Sicilia e Puglia), che sono state approfondite attraverso interviste, focus group e sondaggi rivolti sia ai professionisti che operano nell’erogazione dei servizi a livello locale e nazionale, che ai ragazzi e le ragazze che ne beneficiano.  

Dal 2014 sono stati oltre 86 mila i minorenni stranieri non accompagnati sbarcati in Italia dopo aver attraversato il Mediterraneo, ricorda Unicef sottolineando che si tratta di un dato parziale, che non include gli arrivi – più recenti - dai valichi delle frontiere settentrionali. “Si tratta principalmente di adolescenti e giovani segnati dalle difficili esperienze affrontate sia nei Paesi di provenienza, che durante il lungo viaggio verso l’Italia. – spiega l’organizzazione - L’intensità della sofferenza psicologica che caratterizza il loro vissuto, unitamente alle sfide legate al processo di adattamento e integrazione al nuovo contesto, sollecitano una presa in carico integrata, tempestiva e competente sin dalla primissima fase di ingresso in Italia”.  

I fattori comuni di successo

La capacità di prestare attenzione all’unicità di ciascun percorso di vita al fine di erogare un supporto individualizzato e adeguato ai bisogni; la presenza di équipe multidisciplinari capaci di garantire la valutazione olistica dei bisogni, e la pianificazione di interventi basati sul continuum di cure; il meccanismo di presa in carico integrata e attento alle necessità linguistiche e culturali degli utenti, la definizione di meccanismi di referral strutturati e l’attenzione alle dimensioni legate all’età  e al genere e a come questi influenzino anche l’espressione della sofferenza e il tipo di supporto da attivare: sono questi alcuni dei fattori di successo comune degli interventi individuati dagli osservatori. Tra gli altri fattori positivi, anche alcuni che riguardano il sistema più ampio dei servizi sociosanitari, come la sensibilizzazione e formazione degli operatori dell’accoglienza sulle tematiche di salute mentale e supporto psicosociale e l’attenzione al lavoro di rete e ai meccanismi di coordinamento multi-stakeholder.  

Le sfide future

Il processo di consultazione ha anche consentito di identificare alcune sfide che riguardano tanto il sistema di accoglienza che i servizi esterni di salute mentale e supporto psicosociale rivolti ai minorenni stranieri non accompagnati e ai giovani migranti e rifugiati. Risulta quindi "necessario il miglioramento del coordinamento tra sistema di accoglienza e servizi sociali e sanitari, l’adeguamento dei servizi di salute mentale pubblici all’utenza dei giovani migranti, la standardizzazione dei meccanismi di risposta, maggiore valorizzazione e investimento su programmi di prevenzione e rafforzamento del benessere psicosociale, e più coinvolgimento dei minorenni nei processi di cura che li riguardano".  
Dalla mappatura emerge come "con la giusta valorizzazione, adeguati investimenti e un’azione sinergica tra i diversi attori, le pratiche identificate possano rappresentare una base operativa da cui partire per fissare degli standard minimi che guidino l’azione di salute mentale e supporto psicosociale pensata per i minorenni stranieri e i giovani migranti e rifugiati”, concludono gli osservatori.   

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)