T12 lab, comunicare con il design e la creatività

Grafica e produzioni ecosostenibili in un laboratorio di formazione e lavoro per le persone con disabilità uditive, che ora punta anche sull’e-commerce. Bianchessi: "Se non c’è alta formazione, non c’è alta produzione"

T12 lab, comunicare con il design e la creatività

Design, ma anche rigenerazione urbana, formazione e sostenibilità. Queste sono le parole chiave di T12 lab, un’associazione culturale e allo stesso tempo un’agenzia di ricerca, nata nel quartiere di Loreto, una delle zone periferiche più multiculturali di Milano. In collaborazione con giovani designer e studenti di architettura, l’associazione si occupa di design sociale, producendo oggetti con materiali di scarto di produzioni industriali di alta gamma, attraverso la formazione-lavoro di persone con disabilità uditive. «In questa zona c’era la sede dell’antico Pio Istituto dei sordi di Milano, che fin dai primi anni del 1900 accoglieva persone non udenti che venivano dalle campagne lombarde. Nel collegio imparavano le tecniche per diventare falegnami, saldatori, legatori. La disabilità uditiva permette una grande capacità di concentrazione, sia sul dettaglio sia sull’esecuzione manuale, e per questo in quegli anni l’istituto religioso diventò il punto di riferimento per le persone sorde. Successivamente, dopo aver imparato un mestiere, venivano inserite nelle aziende della manifattura lombarda. Con il tempo, però, a causa dell’automazione, questa tradizione si è persa».

A parlare è Elisabetta Bianchessi, presidente dell’associazione, che nel 2014, con la riattivazione di un artigianato di alto livello e la volontà di rendere contemporanea questa antica tradizione, ha fondato T12 lab. «La formazione avviene attraverso alcuni corsi che realizziamo sia per sordi segnanti che oralisti», prosegue. «Inoltre, facciamo lavorare i non udenti con gli udenti, in quanto crediamo che il percorso formativo debba essere il più inclusivo possibile. Le persone sorde che partecipano sono prevalentemente giovani che provengono dalle scuole di design o architettura e che vogliono confrontarsi con il mondo della disabilità uditiva per lavorare, a loro volta, con questa tipologia di persone». Per lo svolgimento dei corsi, l’associazione dispone di un laboratorio di falegnameria e saldatura dove gli studenti apprendono le nozioni e le tecniche per la realizzazione degli oggetti, mentre a occuparsi della formazione sono designer, grafici, architetti e formatori universitari professionisti. «Per quanto riguarda la materia prima, utilizziamo materiali di scarto provenienti da produzioni industriali che ci vengono forniti, attraverso delle donazioni, da alcune aziende di design lombarde, tra cui Alessi, Abert e Amorim. Il materiale di partenza è di altissima qualità e, dunque, anche la formazione dev’essere tale. Se non c’è alta formazione, non c’è alta produzione», commenta la presidente di T12 lab.

«Ho deciso di partecipare al laboratorio fondamentalmente perché ero curioso, e poi perché ho una passione per le attività manuali e l’uso di qualsiasi materiale. Prima di prendervi parte non avevo aspettative, pensavo che fosse una bella occasione per fare falegnameria, ma quando sono arrivato sono rimasto meravigliato dalla ricchezza dei materiali. Il legno, il ferro, il fatto di poter inventare e modificare gli oggetti...». Così racconta Stefano, uno degli studenti sordi di T12 lab, nell’ambito del progetto itinerante “Side by side” che, attraverso la costruzione di oggetti e spazi di design relazionale, realizza azioni performative in collaborazione con il Laboratorio del Silenzio, un laboratorio teatrale formato da persone sorde e udenti. I progetti realizzati hanno come obiettivo il superamento delle barriere fisiche e mentali attraverso la comunicazione non verbale. Parallelamente, l’associazione realizza anche oggetti di design urbano che si inseriscono nel tessuto cittadino. Ne è un esempio l’iniziativa “Coltivare cortili”, in cui era stato chiesto all’associazione di realizzare delle sedute mobili da collocare all’interno dei cortili milanesi, che fungessero anche da piccoli orti dove piantare spezie, erbe o piante aromatiche. Un modo, anche, per avvicinare la comunità all’orticoltura.

«Adesso stiamo iniziando ad attivare anche l’e-commerce, sul nostro sito web t12-lab.it, al fine di riuscire a vendere gli oggetti che realizzano gli studenti», continua Elisabetta Bianchessi. «Per prima cosa abbiamo costituito un gruppo di persone che avesse voglia di lavorare su questi temi. Essendo persone sorde, instaurare una relazione con il pubblico risultava più difficile mentre l’e-commerce si prestava bene ai nostri intenti. Poi prepareremo una serie di video, con traduzione in Lis, in cui le persone che hanno frequentato i nostri corsi spiegheranno chi sono, perché hanno scelto di lavorare con noi, cosa producono e, soprattutto, cosa vendono». Con il progetto “Da cosa nasce cosa”, finanziato da Fondazione di Comunità Milano, i ragazzi hanno realizzato i primi prototipi di oggetti che andranno successivamente realizzati in serie in modo da attivare l’e-commerce, lanciare i propri prodotti in rete e rompere così le barriere della comunicazione verbale. «Abbiamo anche coinvolto alcuni fotografi sordi per immortalare gli oggetti di design. L’idea è sempre quella di allargare il nostro network attraverso nuove collaborazioni e nuovi progetti». Per continuare a crescere.

(L’articolo è tratto dal numero di gennaio di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)