Umile dolcezza senza tempo. Le fotografie di Unterhurner trasformano antiche sculture in opere d’arte contemporanea

Il progetto “Alpenmadonna”, un ciclo di quaranta fotografie, il più completo ciclo tra quelli di arte contemporanea dedicati a Maria

Umile dolcezza senza tempo. Le fotografie di Unterhurner trasformano antiche sculture in opere d’arte contemporanea

I suoi occhi sono un concentrato di umile dolcezza, quasi un ossimoro con la corona di foglie dorate che porta in capo a significare che lei è la “Regina del cielo”. In braccio sorregge un vivace Gesù bambino. Il piccolo, come viene raccontato dal Vangelo apocrifo di Tommaso (2,1-5) tiene nella mano destra un uccellino quale simbolo dell’anima umana. 

Sopra la veste bianca indossa un mantello verde con fodera blu e bordi dorati, trattenuto sul petto da un’agraffa, mentre le onde leggere dei suoi lunghi capelli castani vengono avvolte nell’abbraccio discreto e lieve di un velo bianco.

Quando presumibilmente agli inizi del XVI, su commissione dell’abate Engelberto (1297-1327), Jakob Kaschauer le diede vita intagliando e plasmando un tronco alto poco meno di un metro e mezzo, l’abbazia di Admont – di cui questa Madonna con Bambino sarebbe diventata un punto di riferimento all’interno della Collegiata – era già un centro conosciuto in tutta Europa per la preziosa opera di raccolta e collezione di manoscritti religiosi, minuziosamente e sapientemente copiati dai monaci benedettini in un apposito laboratorio realizzato all’interno del monastero. Agli oltre mille manoscritti si sarebbero aggiunti poi, qualche tempo più tardi, incunaboli e edizioni originali di opere rare e importanti, oggi custodite in quella che, con oltre 180mila opere, è la più grande biblioteca monastica del mondo.

Quest’anno l’abbazia austriaca di Admont festeggia i 950 anni della sua fondazione. Era infatti il 29 settembre 1074 quando l’arcivescovo Gebhard di Salisburgo consacrava, alla presenza di molti dignitari ecclesiastici e secolari, un monastero benedettino nel villaggio stiriano di Admont. La fondazione si basava su una ricca donazione della contessa Hemma von Gurk, fatta con l’espresso desiderio che quel denaro venisse utilizzato per la realizzazione, appunto, di un monastero sul fiume Enns. I primi 12 monaci giunsero ad Admont dall’antico monastero di San Pietro a Salisburgo. 

La comunità è composta oggi da 27 monaci benedettini, che hanno organizzato una serie di eventi per celebrare i 950 anni di vita di quello che è un centro di fede e cultura d’importanza internazionale. Tra questi vi è una mostra, allestita in quella che è la realtà “più giovane” del complesso monastico, vale a dire il museo di arte contemporanea, inaugurato nel 2003, dopo cinque anni di lavori, intrapresi dalla comunità benedettina per dare concretezza e spazio al dialogo artistico tra tradizione e innovazione. Oggi il museo raccoglie oltre mille opere realizzate da circa 180 artisti dell’area austriaca, la maggior parte dei quali sono nati nella seconda metà del XX secolo.

Dialogo tra arte antica e arte contemporanea. Questa è la caratteristica anche della mostra straordinaria che rimarrà aperta al pubblico fino al 3 novembre e che accoglie i visitatori con la Madonna con Bambino di Kaschauer.

Una scelta alquanto inusuale quella di porre, all’inizio di una mostra di arte contemporanea, un’opera di epoca gotica. Una scelta che il visitatore comprende a pieno solo nel momento in cui – dopo aver visitato gli spazi che ospitano la pittura austrica dagli anni Ottanta in poi, la sala dedicata al tema “Vita, morte, resurrezione”, il trittico multimediale “Zeitperlen” (2005-2012) di Johannes Deutsch, che comprende tra l’altro un’esperienza musicale con l’Orchestra filarmonica di Vienna, e la quarta sala in cui, attraverso opere che non si concentrano sulla percezione visiva, prende forma il tema del “vedere, non vedere, sembrare di vedere” – arriva nell’ultima area espositiva, che riporta alla gotica Madonna Kaschauer. “La Madonna – si legge nella homepage dell’abbazia – non solo veglia sull’intera mostra, ma è soprattutto il tema centrale di quest’area dedicata alle Madonne medievali”. Qui la Madonna di Admont prende nuova vita attraverso l’obiettivo del fotografo altoatesino Peter Unterthurner. 

Nativo di Merano, Unterthurner ha lavorato per diversi anni come redattore per il settimanale tedesco “Die Zeit” e per la rivista “Geo”. Nel 2019 torna a vivere in Alto Adige con la sua famiglia. Il trasferimento, la nascita delle sue gemelle e la pandemia hanno permesso al fotografo altoatesino di dedicare più tempo ad un progetto incentrato sull’arte cristiana e, in particolare, sulle raffigurazioni della Madonna realizzate nell’arco alpino durante il Medioevo. 

A spiegare com’è nato il progetto artistico multimediale “Alpenmadonna” è – sul web – lo stesso Unterhturner. “La luce del flash cade sul volto di una scultura della Vergine: un visitatore del museo l’ha attivato accidentalmente sul suo smartphone”. L’artista, in quel momento si trova dall’altra parte della statua, di fronte al flash. “Ombra profonda, contorni luminosi. Nella luce abbagliante, per un momento la scultura è sembrata viva”. Da quel momento Unterthurner percorre 7.652 chilometri attraverso le Alpi alla ricerca della sensazione che l’aveva toccato così profondamente quel giorno nel Museo diocesano di Bressanone. Il risultato di quel viaggio è il progetto “Alpenmadonna”, un ciclo di quaranta fotografie, il più completo ciclo tra quelli di arte contemporanea dedicati a Maria. “Cercavo immagini che avessero un significato ancora oggi – racconta l’artista – finché queste Madonne mi hanno trovato”. Madonne realizzate nel Medioevo, epoca in cui la forza del sentimento religioso faceva da contraltare alla durezza della vita quotidiana. “Dalla profondità della loro anima gli artisti medievali hanno saputo tirar fuori gli aneliti più potenti dell’umanità, da cui sono partiti per realizzare i volti di queste sacre sculture”. Unterthurner ha trovato questi volti di Maria in dodici diverse collezioni, collocate in cinque Paesi alpini: dalle pendici orientali delle Alpi austriache, a Graz, fino a Melezet, frazione di Bardonecchia. Le fotografie di Unterhurner trasformano queste antiche sculture in opere d’arte contemporanea, mostrando in modo impressionante quanto i loro volti siano commoventi ancora oggi, a 800 anni di distanza. Scatti che diventano quadri e che celebrano otto secoli di arte, diventando a loro volta opere d’arte nel XXI secolo. Ne è un esempio la Madonna Kaschauer, il cui profilo emerge dal fondo nero nell’immagine protagonista dell’esposizione e del post pubblicato sulla pagina Ig di “Alpenmadonna”. E con la Madonna Kaschauer, nel museo di arte contemporanea di Admont, l’obiettivo fotografico di dell’artista altoatesino estrae da ombre profonde i contorni luminosi di altre otto Madonne, tra cui la Madonna in trono da Villa Ottone (1250 circa), La Madonna protettiva (1350/60 circa), la Madonna con il Bambino sulla luna crescente (1490 circa) e la Pietà di Admont (1400 circa), capolavoro del “schöner Stil”, col quale la produzione artistica in Stiria raggiunse livelli altissimi.

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Fonte: Sir