Un posto speciale. I MagazziniOz, contribuiscono a ridurre l’isolamento socio-lavorativo delle persone più fragili

Un progetto di formazione e inserimento lavorativo per rispondere alle esigenze delle famiglie di CasaOz, i cui figli con problemi di malattia o disabilità sono diventati grandi

Un posto speciale. I MagazziniOz, contribuiscono a ridurre l’isolamento socio-lavorativo delle persone più fragili

“Valorizzare ciascuno, creando opportunità e mettendo in luce storie e capacità personali, realizzando, allo stesso tempo, al massimo il potenziale dell’impresa”.

È il 1° maggio e per celebrare la festa dei lavoratori pubblicano sulle loro pagine social quello che è il fondamento su cui nel 2014 hanno gettato le basi di una realtà che in 10 anni ha aperto una via nel mondo del lavoro a 40 tra ragazzi e ragazze che, con molta probabilità, avrebbero trovato la loro strada disseminata di ostacoli e porte chiuse. Perché sono “diversi”, o hanno alle spalle un’infanzia scandita dal passo faticoso e scomodo della malattia. E sulle pagine Fb e Ig non pubblicano solo parole, ma ci mettono anche la faccia o meglio, le facce. Quelle di chi oggi dà un volto ai MagazziniOz.

Nati a Torino come costola di CasaOz, i MagazziniOz sono un luogo dove si ricerca ogni giorno l’eccellenza nella ristorazione, nella caffetteria e – attraverso l’emporio – nella vendita online e offline, promuovendo contemporaneamente la formazione e l’inserimento professionale, per ragazzi e adulti diversamente abili, rifugiati o svantaggiati. Sono lo spazio in cui è nato un progetto di formazione e inserimento lavorativo per rispondere alle esigenze delle famiglie di CasaOz, i cui figli con problemi di malattia o disabilità sono diventati grandi.

Nei MagazziniOz lavorano oggi 10 persone a tempo indeterminato come soci svantaggiati. Altre 5 sono impegnati a tempo determinato.

I MagazziniOz sono un posto speciale. E non perché offrono la possibilità di lavorare a persone che la società definirebbe “in difficoltà”. Ma proprio perché lì questa “difficoltà” non si vede. Non è una magia, ma un modo diverso di guardare alla persona. “L’inserimento lavorativo di soggetti con particolari difficoltà – spiega in rete la tutor Stefania Urso – non è un obbligo, ma è un’occasione ed è un valore aggiunto”. Parole queste che si intrecciano naturalmente con il pensiero di Enrica Baricco, ideatrice e fondatrice di CasaOz, che sottolinea come il sociale debba essere considerato un’impresa come tutte le altre, “non collegato solo alla beneficenza, pur tanto preziosa, o alla bontà, pur così essenziale”. L’obiettivo è quello di arrivare un giorno – si spera sempre che non sia tanto lontano – in cui un’impresa sociale come quella dei MagazziniOz sia simile al mondo del profit, capace di produrre e di durare nel tempo, come tutte le imprese in cui strategie, bilanci e obiettivi siano parole del quotidiano, che non fanno paura, ma che spronano a dare il meglio. Tenendo sempre presente le persone che dell’impresa sociale – e non solo – sono essenza imprescindibile.

I MagazziniOz sono un luogo dove pranzare e cenare con cibo e piatti di qualità, sorseggiare un buon caffè o trovare una selezione di oggetti particolari. Non solo. Ci sono poi spazi accoglienti, dove lavorare, incontrare amici, studiare e frequentare corsi. “Forse non tutti sanno – si legge sulla pagina Ig – che i MagazziniOz hanno sempre offerto la propria disponibilità alla scuola ospedaliera, ospitando giovani studenti, accompagnati dai loro docenti, che qui studiano e fanno i compiti in un’ottica di condivisione e benessere. Questi sono momenti rivolti a giovani che hanno incontrato la malattia e che ai MagazziniOz trovano spazi di quotidianità dove poter stare meglio e superare le proprie difficoltà”.

Una filosofia, questa, che è la stessa che dal 2005 anima l’associazione CasaOz. A ideare questa casa sul Po fondata sul principio della “quotidianità che cura” è stata Enrica Baricco. Sua figlia aveva 6 anni quando si ammalò di una malattia rara. In quel momento Enrica, che faceva l’architetto ed era una libera professionista, si ritrova faccia a faccia con tutto quello che la malattia porta con sé. A partire dall’isolamento. Isolamento esteriore, perché per difendere chi è malato da possibili infezioni si vivono rapporti sociali asettici, in cui i contatti con gli altri sono necessariamente ridotti al minimo. E isolamento interiore, perché la malattia cancella con un colpo di spugna l’orizzonte di sogni e progetti, facendo tabula rasa della quotidianità. E su quel foglio diventato improvvisamente bianco, tornare a scrivere il quotidiano è tutt’altro che facile.

CasaOz, nata per assistere le famiglie dei bambini ricoverati all’ospedale Regina Margherita (ma non solo), vuole essere casa e famiglia per tutte quelle mamme e papà che hanno un figlio in ospedale. Vuole offrire loro un sostegno concreto, dare loro uno spazio per riposarsi, fare una doccia, fare il bucato, mangiare, prendere un caffè e fare due chiacchiere in compagnia. Tutte cose quotidiane, che quando la malattia irrompe nella vita di una famiglia, vengono spazzate via e che hanno bisogno di un aiuto per ritrovare il loro posto. Ma CasaOz, che oggi ha sede in via Moncalieri 262, offre uno spazio quotidiano anche ai piccoli malati, che lì possono giocare, imparare, fare i compiti seguiti da educatori professionali e volontari in uno spazio che è “casa”, per vivere così una “quotidianità che cura”.

In questi anni, all’interno di CasaOz sono stati realizzati quattro miniappartamenti per le famiglie che arrivano da fuori Torino per poter far curare i propri figli nelle strutture ospedaliere della città. Ad oggi sono state ospitate oltre 140 famiglie provenienti da varie regioni d’Italia, ma anche da Albania, Venezuela e Iraq.

I piccoli pazienti crescono, diventano grandi, e hanno bisogno di trovare il loro spazio nel mondo del lavoro. Per loro da 10 anni ci sono i MagazziniOz, una realtà che mette realmente la persona al centro, impegnandosi a contribuire a ridurre l’isolamento socio-lavorativo delle persone più fragili, che spesso sono fuori dai sistemi di formazione e dalle reti di accompagnamento e di supporto. Un approccio, grazie al quale – come ricorda la presidente di CasaOz Enrica Baricco – si passa dal lavorare ‘per’ a lavorare ‘con’, vale a dire a una nuova visione del modo di lavorare, con un approccio in cui il terzo settore si apre all’imprenditoria e diventa un nuovo modello sociale. Grazie a questo modello alcuni giovani dei MagazziniOz hanno trovato un’occupazione a tempo indeterminato in solide realtà imprenditoriali presenti sul territorio torinese. Ma non solo. Perché ogni volta che si sceglie di mangiare ai MagazziniOz, si acquista uno dei libri che sono esposti sugli scaffali che avvolgono le pareti, o un oggetto dell’emporio, o ancora si partecipa a un corso organizzato in quegli spazi, si permette a CasaOz di continuare ad essere “casa” per bambini che vivono la malattia, offrendo loro e alle loro famiglie spazi di “quotidianità che cura”.

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Fonte: Sir