Una beauty routine troppo precoce. La cosmeticoressia sta guadagnando terreno, coinvolgendo un considerevole numero di bambine

Le criticità sono molteplici e non riguardano soltanto l’aspetto educativo, in gioco c’è anche la salute di queste giovanissime beauty-addicted

Una beauty routine troppo precoce. La cosmeticoressia sta guadagnando terreno, coinvolgendo un considerevole numero di bambine

L’inquietante forza di persuasione dell’universo social torna a colpire, dai canali TikTok (e non solo) tra le giovani e le giovanissime dilaga la skincare-mania e a esserne coinvolte sono addirittura le bambine.

Di che si tratta esattamente? Giovani e belle ragazze dalla pelle radiosa (ma spesso anche ragazzi) forniscono quotidianamente consigli di bellezza, in maniera particolare danno indicazioni su come detergere viso e collo e su quali tipi di creme utilizzare. Raccomandano di ripetere ogni giorno le pratiche suggerite, che definiscono appunto skincare. I video sono brevi, accattivanti e alimentano il sogno di diventare più belle grazie a piccoli gesti compiuti davanti allo specchio. Naturalmente i consigli di molti di questi “influencer” sono veri e propri spot pubblicitari, realizzati in forma occulta. L’ambiente domestico in cui vengono filmati i video rende il rapporto tra utente e “influencer” intimo e amichevole, la percezione è quella di essere messi a parte di riservatissimi “segreti” di bellezza.

La risposta a questa sollecitazione mediatica sta determinando un fenomeno che negli Usa pare abbia già dimensioni piuttosto preoccupanti: la cosmeticoressia, ovvero l’ossessione per la skincare. Anche in Italia la cosmeticoressia sta guadagnando terreno, coinvolgendo un considerevole numero di bambine e preadolescenti. Sui social iniziano a essere presenti anche delle baby influencer che si truccano e adottano abitudini di skincare tipiche degli adulti. Pare che molte bambine, con un’età compresa tra i 6 e gli 11 anni, applichino sulla propria pelle cosmetici e prodotti assolutamente non adatti alla loro età, come sieri, maschere, creme anti-age e detergenti esfolianti. Se prima le bambine imitavano le mamme utilizzando i trucchi di nascosto, oggi si truccano e fanno bella mostra di questi prodotti su TikTok realizzando tutorial.

Le criticità sono molteplici e non riguardano soltanto l’aspetto educativo, in gioco c’è anche la salute di queste giovanissime beauty-addicted. La pelle dei bambini e delle preadolescenti è in continua evoluzione e ha caratteristiche specifiche. L’uso del trucco può causare dermatiti, o alte reazioni di rigetto. La pelle può arrossarsi, gonfiarsi, prudere o desquamarsi.

Poi c’è l’aspetto psicologico, che non è affatto secondario. Si continua, nella teoria, a fare proclami sull’indipendenza e l’autodeterminazione della donna, ma di fatto continuiamo a insinuare nella psiche delle nostre bambine l’idea che la bellezza sia un canone indispensabile da raggiungere a tutti i costi per una vita felice e di successo. Questa “ossessione” per l’aspetto fisico, che poi si declina anche in altri ambiti, come quello della magrezza a tutti i costi, porta poi spesso a una percezione distorta dei propri difetti e alla elaborazione mentale di parametri irraggiungibili di perfezione fisica.

Le bambine capiscono ben presto che il loro corpo sarà costantemente sotto una sorta di lente d’ingrandimento, tesa a “scansionare” e giudicare perfino “i pori” dell’epidermide. Nell’educazione delle giovanissime i social si guardano bene dall’incentivare la lettura, o altre attività formativa tese a costruire solidamente l’identità e la personalità delle giovanissime. Al contrario, si occupano prevalentemente del corpo, della sua bellezza, delle sue capacità mimetiche, della sua forma, svuotandolo completamente di tutto quello che potrebbe generare pensiero critico, autonomia di giudizio, o coscienza. Senza contare, poi, che dietro a questo tam-tam di consigli “disinteressati” si muovono sotterranee e ricche operazioni di marketing da parte delle case produttrici di cosmetici.

Non trascuriamo, inoltre, come queste tendenze amplifichino le fragilità dei giovanissimi appartenenti agli strati economicamente svantaggiati della società, che all’interno di questa alterata scala valoriale di riferimento rischiano di non ritenersi non “all’altezza” di coetanei in grado di investire budget consistenti nell’acquisto di prodotti inutili e financo nocivi.

In tutto ciò la comunità educante cosa fa? Sta a guardare? Lascia che bambini e adolescenti siano oggetto di facili manipolazioni? Permette che i social ne scandiscano la giornata e ne dettino le abitudini?

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Fonte: Sir