Una cucina e un hotel davvero speciali, in un documentario

“Le ricette dello chef Antonio per la rivoluzione” di Trevor Graham racconta il dietro le quinte del ristorante Tacabanda e dell’Albergo Etico di Asti, due luoghi dove i ragazzi con la sindrome di Down imparano un mestiere 

Una cucina e un hotel davvero speciali, in un documentario

Un documentario che altro non è che il dietro le quinte di una cucina, quella del ristorante Tacabanda, e di un hotel, l’Albergo Etico di Asti, dove ragazzi e ragazze con disabilità, e in particolare con la sindrome di Down, imparano un mestiere e iniziano a prendere posto al tavolo della vita. Sono loro i protagonisti di “Le ricette dello chef Antonio per la rivoluzione” di Trevor Graham, un docufilm co-prodotto e distribuito dalla casa torinese La Sarraz insieme alle società australiane Yarra Bank Films e Black Sheep Films, avvalendosi anche del sostegno del Piemonte Doc Film Fund.

Una deliziosa e piacevole storia con antipasto, portata principale e dessert. Antonio De Benedetto è uno chef italiano con un’ambiziosa missione: cambiare il mondo attraverso il cibo, una delle cose in cui noi italiani siamo maestri. Per farlo, ha dato vita a un ristorante e un hotel nei quali lo staff è composto in larga parte da giovani uomini e donne con disabilità che arrivano da tutta Italia per imparare attraverso i tirocini e lavorare. Un percorso che può durare anche tre anni.

Questi ragazzi e ragazze, ognuno con i propri sogni e i propri progetti per il futuro, vengono formati da Antonio e Fiorella per affrontare un percorso verso la libertà e l’indipendenza. «Perché se hai una disabilità, e cerchi lavoro, è come se chiedessi l’elemosina», dice una delle giovani impiegate nell’hotel. «Qui però è diverso». Ecco allora che vediamo lo staff, che alla fine diventa come una grande famiglia, accogliere i clienti alla reception, pulire le camere, rifare i letti, portare i piatti in tavola o indaffarato tra pentole e fornelli.

«Ho sentito parlare per la prima volta dell’Albergo Etico da una mia amica di Sydney che ha una figlia con la sindrome di Down. Questa mia amica è particolarmente coinvolta nei diritti per la difesa di persone con disabilità intellettive ed è rimasta sbalordita da quello che ha visto accadere ad Asti. Non aveva mai visto una cosa del genere né in Australia né nel resto del mondo. Così ho deciso. Per più di due anni ho sviluppato questa storia e con alcune persone ho stretto un’amicizia speciale, si sono fidate di me e mi hanno permesso di riprendere la loro vita. Volevano essere raccontate», ha sottolineato il regista australiano.

Il risultato è un documentario allegro e divertente come lo sono i suoi protagonisti. «In cucina Antonio è il grande capo. Si fa il culo e se mi fa il cazziatone vuol dire che è sotto pressione», racconta Mirko. Sullo sfondo anche i familiari, gli amori, i litigi, gli hobby, gli incidenti di percorso dei vari protagonisti. Uscito in occasione della Giornata mondiale delle persone con sindrome di Down, il documentario si appresta a girare per le sale italiane. (M. T.)

(La recensione è tratta dal numero di aprile di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)