Rispettiamo chi grazie al calcio prova ancora a emozionarsi

A Taranto sono ancora convinti che la stagione 1977-1978 sarebbe stata quella giusta per salire per la prima volta in Serie A (traguardo mai raggiunto ancora oggi nonostante i quasi cento anni di storia), se solo un pregiudicato in fuga non si fosse schiantato contro la vettura di Erasmo Iacovone, l’idolo calcistico locale anche se molisano d’origine, strappandolo dalla vita a soli 25 anni.

Rispettiamo chi grazie al calcio prova ancora a emozionarsi

Il tifoso Carmine ha visto giocare dal vivo Erasmo, in quello stadio che al tempo si chiamava Salinella e che, appena due giorni dopo la drammatica scomparsa, si sarebbe chiamato come l’attaccante. Carmine oggi ha 84 anni ed è ancora lì sugli spalti a tifare i Rossoblù, lo fa ininterrottamente da 75 anni, talmente legato che è solito comprare un paio di biglietti in più da donare ai ragazzini. Non esistono condizioni meteorologiche, leghe più o meno appetibili o acciacchi legati all’età. No, nulla l’ha tenuto lontano dal suo Taranto, fino ad adesso. Fra due anni, nel giugno 2026, il capoluogo pugliese ospiterà la ventesima edizione dei Giochi del Mediterraneo e per l’occasione lo stadio Iacovone dovrà ammodernarsi: nel mentre la squadra dovrà trovare un’altra casa per giocare le partite interne. La soluzione più probabile, vai a capire perché, è Teramo, in Abruzzo, a oltre 450 chilometri di distanza dalla città ionica. Carmine si sente strappare una parte di sé. Con occhi piccoli, rossi e inumiditi, con voce spezzata, ma fiera si è presentato davanti alla telecamera di Antenna Sud e ha lanciato un appello (è su YouTube, guardatelo): «Io mi rivolgo ai signori politici, per favore, io ho il diritto di vedermi la mia partita, qui a Taranto, io non posso mancare. Quelli che mi restano da vivere sono pochi anni, perché mi dovete togliere il gusto di vedere il mio Taranto, il mio colore? Datevi da fare sennò vi maledirò per l’eternità quando sarò lassù». Capisco chi, con distacco, possa pensare sia eccessivo, o anche “esagerato” vivere tre quarti di secolo di passione in maniera così viscerale, ma lo scrittore Osvaldo Soriano sosteneva che il calcio ha le sue ragioni misteriose che la ragione non conosce. E se questa illogicità è capace ancora di provare emozioni, allora evviva Carmine.

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