Che cosa c’è dopo la morte? La risposta della teologia

Alla domanda che cosa c’è dopo la morte, il mondo biblico risponde: nulla! «Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele» (Lc 24, 21). «Noi speravamo»: per un verso esprime la grande attesa riposta in Gesù di Nazareth, per l’altro il fallimento, la tristezza, la disperazione.

Che cosa c’è dopo la morte? La risposta della teologia

Con la morte di Gesù finisce ogni speranza. Nel mondo biblico non c’è la fede nell’immortalità dell’anima, ma il dramma della morte intesa come la fine di tutto. Morto è colui che è privo di forza (refaim), senza relazione né con i vivi né con Dio, dentro la fossa della solitudine. Cristo è morto della morte come fine della vita, come assenza di relazione, come abbandono. La morte di Gesù è esperienza dello sheol, dell’abisso, non è liberazione dell’anima dal corpo. Se fosse bastata la fede nell’immortalità dell’anima, non ci sarebbe stato bisogno della risurrezione della “carne”, del corpo, ovvero di tutto l’uomo, con la sua storia e la sua realtà, le sue relazioni. Con la risurrezione del corpo (non dell’anima: il mondo biblico non conosce la dualità anima e corpo) la morte viene svuotata della sua essenza (il nulla): non incute più paura, perché nella morte stessa avviene la vita ovvero l’incontro definitivo con Dio. La risurrezione indica la nuova condizione in cui è posta l’umanità non solo nell’eternità ma anche nel qui e ora. La vita eterna è anticipata dalla speranza, germe della risurrezione in noi. La risurrezione non arriverà per noi come un finale fulminante (come il mago che tira fuori dal suo cilindro un effetto sorpresa), ma è il compimento dei segni di bene, di speranza che il Risorto semina già in questa vita. Il cristianesimo, perciò, non annuncia il Crocifisso: sarebbe fallimento. Il cristianesimo non annuncia il Risorto: sarebbe utopia. Il cristianesimo annuncia sempre il Crocifisso Risorto, in quest’ordine. Grazie a Lui è nelle ferite delle croci di questa vita che possiamo già scorgere, qui e ora, le feritoie della risurrezione, nei tanti gesti del pane spezzato dell’amore si aprono gli occhi della vita dopo la morte. Alla domanda che cosa c’è dopo la morte, la speranza cristiana risponde: la vita, poiché Egli fece «sua la nostra morte e nostra la sua vita» (Agostino).

don Andrea Toniolo
Preside della Facoltà Teologica del Triveneto

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