Carceri. Basentini conferma sei morti: tre a Modena e tre in altri istituti
L’8 marzo è stata una giornata tragica per il sistema carcerario. Ci sono state rivolte, azioni violentissime, messa a rischio costante della sicurezza degli operatori di polizia, dei detenuti e dei cittadini.
«Tutto è partito da Salerno, poi la rivolta ha seguito un tam tam su tutto il territorio italiano. Il motivo è legato alla richiesta di colloqui» Con queste parole Francesco Basentini, capo dell'amministrazione penitenziaria, spiega quanto avvenuto in questi giorni nelle carceri italiane.
L’8 marzo è stata una giornata tragica per il sistema carcerario. Ci sono state rivolte, azioni violentissime, messa a rischio costante della sicurezza degli operatori di polizia, dei detenuti e dei cittadini.
Per fortuna il ministero della Giustizia fa sapere che «Si sono concluse quasi tutte le manifestazioni di protesta, in qualche caso anche grave, che hanno riguardato alcuni istituti penitenziari. Rientrate le manifestazioni alla casa di reclusione di Frosinone e Napoli Poggioreale, dove alla protesta dei detenuti si è aggiunta quella dei familiari all'esterno del carcere, resta ancora in corso quella di Modena».
In tutti gli istituti le proteste hanno riguardato l'emergenza coronavirus, nonchè i provvedimenti emanati dal governo per ridurre il rischio di contagi e tutelare chi vive e lavora all'interno degli istituti. Alcuni detenuti più facinorosi hanno incitato numerosi altri a unirsi alla protesta, che in alcuni casi, come accaduto ieri nel carcere di Salerno, è sfociata in pesanti danneggiamenti alle sezioni detentive e, in qualche caso, in incendi alle suppellettili.
Purtroppo «i morti nelle carceri sono sei - conclude Basentini - tre sono morti prima del trasferimento al carcere di Modena, altri tre sono morti presso le carceri dove nel frattempo avevamo trasferito altri detenuti».