Corruzione internazionale: l’Italia migliora la sua posizione. Peggiorano Finlandia, Austria e Canada

Il report "Exporting Corruption - Assessing Enforcement of the OECD Anti-Bribery Convention", pubblicato l’11 settembre da Transparency International, ha valutato dal 2014 al 2017 l'applicazione della Convenzione OCSE (contro la corruzione internazionale) nei Paesi firmatari e, in base alla loro quota di esportazioni globale, li ha classificati in quattro categorie: "attivo", "moderato", "limitato", e "poco o nessun" rinforzo.

Corruzione internazionale: l’Italia migliora la sua posizione. Peggiorano Finlandia, Austria e Canada

Gli sforzi normativi degli ultimi anni e la crescente efficacia di procure e Guardia di Finanza nel perseguire i reati di corruzione internazionale hanno portato l’Italia nel gruppo dei migliori Paesi nell’implementazione della Convenzione OCSE contro la corruzione, passando in 3 anni da un grado di impegno moderato ad attivo.
È quanto emerge dalla dodicesima edizione del Report Exporting Corruption - Assessing Enforcement of the OECD Anti-Bribery Convention pubblicato l’11 settembre da Transparency International, l’organizzazione internazionale non governativa che si occupa di prevenire e contrastare la corruzione.

Il report ha valutato dal 2014 al 2017 l'applicazione della Convenzione OCSE (contro la corruzione internazionale) nei Paesi firmatari e, in base alla loro quota di esportazioni globale, li ha classificati in quattro categorie: "attivo", "moderato", "limitato", e "poco o nessun" rinforzo.

I Paesi esaminati sono responsabili di oltre l'80 per cento delle esportazioni mondiali. La valutazione riguarda l'applicazione della legge in diverse fasi: il numero di indagini avviate, i processi aperti e quelli conclusi con sanzioni.

«Questo – spiega Virginio Carnevali, presidente di Transparency Italia – non significa che le aziende italiane, o quelle dei Paesi nella stessa fascia di classifica, si comportino meglio delle altre, ma che il sistema repressivo si è dimostrato più efficace di altri».

I casi presi in esame per l’Italia coinvolgono colossi quali ENI, Saipem, Agusta Westland e Techint fra le altre, ree secondo i pubblici ministeri di aver facilitato i propri affari all’estero tramite l’uso di mazzette. Nel caso della Techint l’accusa riguarderebbe un giro di tangenti in Brasile, nella cornice dello scandalo Lava Jato, con il fine di propiziare l’aggiudicazione a Confab, società di Techint, di forniture di tubi per oleodotti.

«Quello della corruzione internazionale – commenta Davide Del Monte, direttore dell’organizzazione – è un reato particolarmente grave, le cui implicazioni vanno ben oltre il danno palese, riuscendo ad affossare l’intera economia di Paesi dove le mazzette sono la norma, come la Libia e la Nigeria,  arricchendo dall’altro lato quelle multinazionali che si fanno meno scrupoli a giocare sporco».

Oltre a intensificare gli sforzi di applicazione, Transparency International Italia raccomanda per il futuro del suo Paese di estendere al settore privato le tutele per chi segnala corruzione sul posto di lavoro, i cosiddetti whistleblower; implementare una riforma più ampia del sistema di giustizia penale; rivedere ulteriormente le norme sulla prescrizione; sviluppare un sistema di follow-up più efficiente dei casi penali attraverso un database online; garantire materiali e risorse umane adeguate all'interno del sistema giudiziario; migliorare la gestione e l'accessibilità delle informazioni su indagini e azioni penali relative a casi di corruzione all'estero; aumentare l'uso di opendata sia nelle istituzioni che nel privato e partecipare alla Extractive Industries Transparency Initiative per promuovere una buona governance nei settori petrolifero, del gas e minerario.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Parole chiave: Exporting Corruption Report (1), Corruzione (57), Italia (86)
Fonte: Comunicato stampa