Il "grande male" che insidia democrazia e sistemi economici

«La corruzione esiste ovunque laddove l’avidità umana prende il sopravvento sugli interessi della collettività». Ne è convinto Gianluca Esposito, segretario esecutivo del Gruppo di Stati contro la corruzione, organo del Consiglio d'Europa. Un cancro che si annida nelle pieghe dei sistemi politici, negli affari, nei gangli della società.

Il "grande male" che insidia democrazia e sistemi economici

Una lotta a tutto campo.
Perché la corruzione non ha confini, non si fa scrupoli, insidia le società democratiche, destabilizza i sistemi economici, mortifica i diritti e l’uguaglianza tra le persone. Eppure c’è, è pervasiva, non arretra. Ne danno notizia ogni giorno – anche in queste ore – i media di tutto il mondo.
Una battaglia che il Consiglio d’Europa ha raccolto sin dalla metà degli anni ’90 e che ha portato, nel 1999, a istituire il Greco, Gruppo di Stati contro la corruzione (Groupe d’Etats contre la corruption, Group of States against Corruption), il cui obiettivo è proprio quello di rafforzare le capacità dei propri Stati membri nella contesa contro la corruzione.

In questi anni il Consiglio d’Europa ha adottato una serie di fonti legali per incidere sul fenomeno corruttivo.
Al Greco (https://www.coe.int/en/web/greco) aderiscono dal 2010 tutti i 47 Stati membri del CdE, più Stati Uniti e Bielorussia.
Si compone di un bureau e di un segretariato con sede a Strasburgo, dove certo il lavoro non manca mai.

Gianluca Esposito, segretario esecutivo dell’organismo CdE, è giurista di lungo corso con una vasta esperienza internazionale: è stato fra l’altro in forze al Fondo monetario internazionale e ha svolto missioni in numerosi Paesi del mondo.

Per contrastare la corruzione occorre anzitutto scoprirla, stanarla. Dove si annida principalmente oggi in Europa e quali “forme” assume?
Il fenomeno della corruzione deve innanzitutto essere sottoposto a un’attività capillare di prevenzione. E va prevenuta dove può manifestarsi in modo più frequente. La corruzione politica è sicuramente una delle prime preoccupazioni per l’impatto negativo che ha sul funzionamento delle nostre democrazie, il rispetto dello stato di diritto e la tutela dei diritti umani, oltre che la crescita economica e il lavoro.
La corruzione politica in senso ampio non si manifesta solo con le cosiddette “mazzette”. Essa può derivare dal malaffare, dal mancato rispetto di norme etiche, dal finanziamento illecito o poco trasparente dei partiti politici, dallo scambio di favori o regali, dalle interazioni poco trasparenti con i lobbisti, dall’assunzione d’incarichi poco trasparenti nella pubblica amministrazione, dai legami incestuosi con la criminalità organizzata.

La corruzione è un fenomeno che si manifesta solamente nel settore pubblico?
Purtroppo no. Sempre più frequentemente la corruzione attacca il settore economico privato, rendendo inoperante il principio della libera concorrenza.
La corruzione nel settore dello sport (che si manifesta attraverso le partite truccate, il doping e quant’altro) è, in particolare, una preoccupazione maggiore che va affrontata con determinazione. 

Vi è infine quella che noi chiamiamo la “grande corruzione”, quella cioè che infetta tutto il funzionamento dello Stato, a cominciare dai suoi vertici, e che rende dunque inoperante i principi di base sui quali si basano le nostre democrazie.

La corruzione appare – stando al lavoro di Greco – come una minaccia a tutto campo: turba i mercati, mina dal di dentro le democrazie, mortifica la giustizia sociale e la tutela dei diritti. Lei poco fa parlava di prevenzione: ma sono possibili azioni concrete ed efficaci di prevenzione? A quale livello andrebbero adottate?
La prevenzione è essenziale per lottare efficacemente contro la corruzione. Quando un atto di corruzione si materializza, il sistema nel suo insieme ha fallito nel suo ruolo preventivo. Purtroppo, sempre di più gli Stati tendono a lottare contro la corruzione attraverso strumenti repressivi, dimenticando l’importanza delle misure preventive che sono spesso deboli o inesistenti.
Le misure di prevenzione riguardano la trasparenza del processo legislativo, l’elaborazione di regole etiche di condotta per tutti coloro che sono chiamati ad esercitare una funzione pubblica (che sia di natura elettiva o meno), la gestione dei possibili conflitti di interesse, il divieto o l’eliminazione dei doni (materiali o immateriali), la gestione delle incompatibilità, dei rapporti con i lobbisti, le restrizioni applicabili a fine mandato, l’abuso di informazioni riservate e delle risorse pubbliche, la pubblicazione delle dichiarazioni patrimoniali, dei redditi, delle passività e degli interessi.

Ci sono, tra i 49 Stati aderenti a Greco, situazioni nazionali più o meno compromesse? E, per converso, esistono Paesi che hanno saputo reagire con maggior determinazione per contrastare la corruzione ai vari livelli?
Quando si guarda al di là delle percezioni o degli stereotipi, e si osserva la realtà dei nostri 49 Stati membri, non credo si possa fare una graduatoria di Paesi più o meno corrotti.

La verità è che la corruzione esiste ovunque, laddove l’avidità umana prende il sopravvento sugli interessi della collettività. Essa si manifesta in forme diverse, con varia intensità e in settori diversi della società.

In alcuni Paesi, il tema della trasparenza del finanziamento dei partiti politici è problematico. In altri, il tema della non indipendenza della giustizia o della relazione magistratura-politica rimane importante. In altri ancora, la gestione dei conflitti d’interesse da parte dei parlamentari andrebbe affrontato con più determinazione. In alcuni Stati (pochi per fortuna), le leggi penali non sono ancora in conformità con gli standard internazionali.
Quello che però abbiamo osservato in molti Stati è l’esistenza di norme che sono male o poco messe in pratica. Infine, notiamo con preoccupazione alcuni Stati che non solo non avanzano, ma tendono a regredire nella lotta alla corruzione.

Qualche caso positivo da citare? Un buon risultato raggiunto da Greco?
La Slovenia e l’Estonia sono due Paesi che sono finora riusciti a vincere la scommessa sulla lotta alla corruzione. Anche se in questi Paesi, come in altri, dei miglioramenti sono sempre e ancora possibili, entrambi sono riusciti a interiorizzare la necessità di prevenire e contrastare in modo determinante la corruzione.
Quest’attività di prevenzione e di contrasto non è stata realizzata in seguito ad un’imposizione esterna, ma è nata all’interno stesso dei Paesi, dal settore pubblico a quello della società civile. L’esempio è venuto dalle più alte cariche dello Stato e questo esempio positivo ha permeato tutto il funzionamento delle istituzioni. Il risultato è una transizione democratica perfettamente riuscita e una crescita economica sostenuta.

“La corruzione va combattuta con forza. È un male basato sull’idolatria del denaro che ferisce la dignità umana”. Lo ha affermato Papa Francesco con un tweet lo scorso 9 dicembre in occasione della Giornata internazionale contro la corruzione. E, efficacemente, nel 2015 aveva coniato un neologismo affermando che “la corruzione spuzza”. Lei come ha reagito a queste parole?
Ho risposto a Papa Francesco – su Twitter – condividendo pienamente le sue parole e invitandolo a fare in modo che la Chiesa dia l’esempio e si impegni in modo deciso, all’interno del suo funzionamento, nella prevenzione e nella lotta alla corruzione. Un tale impegno potrebbe anche prendere la forma di confronto con il Greco sull’esistenza e l’applicazione di norme in materia di prevenzione e di contrasto alla corruzione in seno allo Stato della Città del Vaticano.

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Fonte: Sir