Una vita smart, tra coworking e uffici open space

Obliquo, un nome che è anche bandiera per l’agenzia, è una summa di tante professioni e di tante esperienze. Lavori smart che coesistono e coabitano in un ufficio open space rigorosamente in coworking, in comune con altre aziende. Eccola, la rivoluzione digitale che sta cambiando la vita dei giovani e le regole d'impresa.

Una vita smart, tra coworking e uffici open space

Qualcosa è cambiato, negli ultimi tempi.
Un cambiamento che era nell’aria da una ventina d’anni ma che solo nell’ultimo decennio ha subito quell'accelerazione che ha definitivamente separato il presente dal passato, legandolo per sempre al futuro.
Qualcosa era nell'aria, stava cambiando la percezione della distanza, prima ancora del tempo, e con essa mutava l’idea stessa di società e di lavoro. 

I primi ad accorgersene sono stati i millennials, i giovani nati a cavallo fra gli anni ottanta e il duemila.
Il vero millennium bug, l’inciampo del millennio, è arrivato con dieci anni di ritardo e si è plasmato sulla crisi economica e sulla rivoluzione digitale.

Francesca Bottazin, una laurea in comunicazione e un master in marketing aziendale in tasca, lavora al computer.
Il mouse corre svelto, come le mani sulla tastiera. Dietro un paio di lenti non troppo spesse, due occhi chiari e attenti non si distraggono un attimo riuscendo a cogliere ogni dettaglio, come solo una brava fotografa sa fare. 

Il cambiamento vero è qui: da una passione per la fotografia germoglia un mestiere annaffiato con anni di studi e molteplici esperienze. Si è tornati ad investire nel talento che può diventare professione e nella competenza del singolo.

Inutile dire che il primo mito a cadere è quello del posto fisso, con buona pace di nonni e genitori che sul credo della stabilità lavorativa avevano fondato una vita. 

«Freelance, che poi ho scoperto sarebbe la traduzione inglese di disoccupato». Ferdinando Scianna, uno dei grandi maestri italiani della fotografia, riusciva a scherzare sulla precarietà con la consapevolezza di chi certe strade le ha percorse troppe volte e in tempi non sospetti.
«Va bene creatività, ma devi farti bene i conti – spiega Francesca Bottazin, con l'espressione di chi è arrivato ad una definitiva consapevolezza – se non sei in grado di fare i preventivi giusti e di avere prezzi di mercato, senza rovinare il mercato, non puoi fare questa vita». E non puoi farla neppure se non sei un bravo equilibrista, capace di bilanciare da una parte la necessità d'essere sempre reperibili con quella di avere una vita privata.

Il mondo della comunicazione d’impresa è forse il terreno più segnato dagli sconvolgimenti degli ultimi anni.
Esistevano anche prima i pubblicitari ma, complice la moltiplicazione dei media a cui stiamo assistendo, tutto l’ecosistema ha subito una radicale evoluzione.

A margine delle organizzazioni tradizionali sono sorte nuove e più scaltre forme di agenzia - smart, come si direbbe oggi - dove ciò che conta davvero è la professionalità del singolo componente della squadra, non di rado coinvolto per lo sviluppo di un singolo progetto.

Un sistema dinamico, liquido secondo alcuni, dove la tecnica fotografica di Francesca si fonde e si coordina alla bisogna con le competenze nel campo del design di Michele e con quelle di marketing di Jessica. 

Obliquo, un nome che è anche bandiera per l’agenzia, è una summa di tante professioni e di tante esperienze che coesistono e coabitano in ufficio open space rigorosamente in coworking, in comune con altre aziende.

Trentenni rampanti, ottimisti, imprenditori di sé stessi e in perenne confronto con la realtà delle aziende tradizionali che troppo spesso non riescono a capire che il mondo, lì fuori, non è lo stesso di vent'anni fa.
Il valore aggiunto creato dalle idee non sempre è trasmissibile, e alla fine non resta che una battuta che fa il verso ad un vecchio spot: ci sono grandi aziende e aziende grandi. Le prime hanno capito che aria tira, le seconde hanno solo un ampio capannone. 

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