Affidato e rapito: in sala “A thousand and one”

La storia (americana) di una mamma che si riprende il figlio, raccontata dalla regista AV Rockwell ed ambientata ad Harlem. Da una parte il sistema di affidamento nazionale, dall'altro la rivendicazione della genitorialità, che resiste al disagio, alla povertà e a un passato pieno di ferite

Affidato e rapito: in sala “A thousand and one”

E' una storia che arriva da lontano, ma potrebbe essere una storia italiana: è Harlem, ma potrebbe essere Roma, o Milano, o magari Bibbiano, perché qui come lì ci sono madri e padri considerati inadeguati e figli che vengono affidati, a una famiglia, o a una struttura. E qui come lì si consuma, quasi sempre, il dramma della separazione, della lacerazione.

“A thousand and one”, film d'esordio della regista AV Rockwell, racconta la storia di una di queste lacerazioni: da una parte c'è Inez (Teyana Taylor), orfana fin da bambina e cresciuta tra istituti e strada, dall'alrra c'è suo figlio Terry, sei anni, che i servizi affidano a un'altra famiglia, per garantirgli un futuro. Ma quel futuro è sua madre che vuole tenacemente darglielo, nonostante il disagio, la povertà e i fantasmi del passato. Di qui il “rapimento” e la fuga ad Harlem, dove madre e figlio provano a ritrovarsi e ritrovare quella possibilità di vita insieme a cui Inez non intende rinunciare.

Sullo sfondo della storia c'è Harlem e c'è New York che si trasforma: il loro quartiere diventa irriconoscibile e li trasforma in estranei nella comunità che hanno per così tanto tempo chiamato casa. "Anche se ci sono un certo numero di registi noti per aver realizzato grandiose odi e lettere d'amore alla città – dichiara la regista . io ho deciso di fare un film su come New York ha spezzato il cuore a me e ai miei coetanei. Inez e le sue esperienze si basano su una combinazione di diverse donne che hanno fatto parte della mia vita – continua Rockwell - “È anche il tipo di eroina che avrei voluto vedere di più sullo schermo. Volevo vedere una donna di colore che vive la vita alle sue condizioni, indipendentemente da ciò che la società le offre. E non c'è dubbio che la società abbia scagliato innumerevoli difficoltà addosso a Inez”.

Quando la storia inizia, è il 1993 e lei è detenuta nel penitenziario di Rikers Island. Quando viene rilasciata un anno dopo, torna a Brooklyn, sperando di riprendere il suo lavoro di parrucchiera, ma il negozio non ha più un posto per lei, e così è costretta a procacciarsi i clienti da sola. Vede Terry per strada, si avvicina al ragazzo, che sembra tranquillo e riservato, ma appare ferito dalla sua lunga assenza. Sebbene Inez sappia che è stato assegnato a una nuova madre adottiva, è preoccupata per il suo benessere: accecata dall'amore, rapisce il bambino e fugge con lui ad Harlem, dove è cresciuta, anche se non ha casa, né denaro. Questo atto radicale è l'inizio di un'odissea lunga anni, che avrà un profondo impatto sia sugli adulti che sul bambino. “Inez è indifferente alla moralità di qualsiasi misfatto fintanto che percepisce la causa come nobile - conclude Rockwell - Ha fatto ciò che era necessario per sopravvivere ed è pronta a fare lo stesso per Terry, senza fare domande. È una criminale, ma motivata da un cuore d'oro”.
Quando ha iniziato a lavorare alla sceneggiatura, Rockwell ha svolto ricerche approfondite sul sistema di affidamento dello stato di New York durante gli anni '90, per capire se una storia come questa potesse essere verosimile. “Ho scoperto dei dettagli sulle esperienze di affidamento, che ho inserito nel film, come il sacco della spazzatura con le loro poche cose che Terry e Inez si portano dietro - racconta - Per un bambino in affido che si sposta costantemente da un posto all'altro, tutta la vita è racchiusa in una borsa".

La storia attraversa diverse epoche: inizia 1994, l'anno in cui Rudy Giuliani è diventato sindaco, promettendo di reprimere il crimine: “Comunità emarginate e personaggi come Inez e Terry avrebbero dovuto beneficiare della sua visione e della sua promessa, ma sono stati in gran parte trascurati o addirittura presi di mira”, osserva Rockwell. E poi c'è un salto in avanti nel 2001, l'anno in cui la città ha intensificato la sua politica di sicurezza, che autorizzava la polizia a perquisire qualsiasi persona ritenuta sospetta: una politica che ha un impatto diretto su un Terry. E poi un ulteriore balzo in avanti al 2005, quando le politiche del sindaco Michael Bloomberg hanno innescato importanti cambiamenti socioeconomici nel tessuto di New York, alimentando ulteriormente la gentrificazione, minacciando quartieri storicamente neri come Harlem.

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)