Con lo sguardo alla luna e oltre: i film che raccontano l’uomo nello Spazio

A 50 anni dal primo allunaggio, la Commissione nazionale valutazione film della Cei suggerisce alcuni grandi titoli che hanno raccontato il mitico sbarco dell’uomo sul suolo lunare, ma anche le continue sfide al grande ignoto, all’esplorazione dello Spazio

Con lo sguardo alla luna e oltre: i film che raccontano l’uomo nello Spazio

Missione luna. In concomitanza con il 50° anniversario dello storico allunaggio, avvenuto il 20 luglio 1969, la Commissione nazionale valutazione film della Cei (Cnvf ) e il Sir offrono una proposta cinematografica di rilettura dell’evento, da riscoprire in home-video, in oratorio e nei campi estivi.

Nei panni di Neil Armstrong con “First Man”

Ha inaugurato la Mostra del Cinema della Biennale di Venezia nel 2018, accendendo di fatto con un anno di anticipo i riflettori sui 50 anni dalla prima impresa dell’uomo sulla Luna. È “First Man” di Damien Chazelle, autore tra i più promettenti e innovativi di Hollywood, il più giovane a vincere l’Oscar come miglior regista. Il film è un lucido e appassionante racconto della preparazione per la spedizione lunare, con la formazione di un gruppo di astronauti della Nasa: Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins. Filo rosso del racconto è in particolare la vita di Armstrong, sul piano professionale, per la sua audacia e granitica disciplina, ma anche su quello privato, nel legame con la moglie Janet e con i figli. Carriera e famiglia si fondono in un film evocativo e di grande suggestione, dove emerge con chiarezza lo sguardo americano sulla vicenda. Chazelle imprime una carica visionaria all’opera, che si rivela potente e poetica. A livello pastorale, il film è consigliabile, problematico e per dibattiti.

La luna è donna con “Il diritto di contare”

Il racconto della conquista della luna e in generale dello Spazio è stato quasi sempre declinato al maschile (si ricordano di certo il fantascientifico “Contact” con Jodie Foster firmato Robert Zemeckis e l’horror “Alien” di Ridley Scott con Sigourney Weaver). Con “Il diritto di contare” (“Hidden Figures”, 2017) di Ted Melfi cambia la prospettiva, narrando la vicenda vera di tre scienziate afroamericane, Katherine G. Johnson, Dorothy Vaughn e Mary Jackson, che contribuirono a far decollare il progetto della Nasa negli anni ’50-’60, in piena contesa con l’Unione Sovietica. Prendendo le mosse dal libro di Margot Lee Shetterly, Melfi porta sullo schermo, muovendosi tra commedia e dramma, il racconto della conquista dello Spazio unitamente a una fotografia sociale del tempo, tra discriminazioni e pregiudizi razziali. Atmosfera e battute vivaci danno ritmo al film, per un’opera del tutto godibile e dalle ricadute edificanti. Dal punto di vista pastorale il film è consigliabile e problematico.

Negli occhi dei ragazzi con “Cielo d’ottobre” e “Wall-E”

La corsa allo Spazio è stata proposta anche attraverso angolature educational. Anzitutto il mélo familiare “Cielo d’ottobre” (“October Sky”, 1999) di Joe Johnston con un giovanissimo Jake Gyllenhaal. È il racconto di una storia vera nell’America degli anni ’50, il sogno di un giovane della provincia che vuole lanciare un razzo dinanzi al successo dell’operazione sovietica Sputnik; il film rimarca anche coraggio del ragazzo di sottrarsi al destino già scritto nelle miniere, come il proprio padre. Richiamando il cinema alla Frank Capra, in cui l’individuo ottiene successo e la comunità si riconosce in lui, il film dal punto di vista pastorale è senza dubbio positivo e realistico.

E sempre per ragazzi è va ricordato il cartoon Disney “Wall-E” (2008) di Andrew Stanton, che propone le vicende di un robottino nello Spazio in cerca di legami e nuove avventure. Una fiaba animata che propone attraverso suggestioni metaforiche e poetiche riferimenti al senso della vita e ai valori condivisi. Cartoon divertente e commovente, che va dritto al cuore. Dal punto di vista pastorale il film è raccomandabile.

Nuovo stile di regia con “Interstellar” e “Gravity”

Il cinema al cospetto dello Spazio può ancora stupire nelle modalità di racconto? A giudicare dai film visionari “Interstellar” (2014) di Christopher Nolan e “Gravity” (2013) di Alfonso Cuarón la risposta è certamente affermativa. Senza entrare negli aspetti strettamente narrativi delle due opere, è opportuno sottolinearne la qualità della regia e della messa in scena, con riprese inedite e immersive. Da un lato Nolan propone un’avventura spaziale in stile western, una sorta di Far West del Terzo Millennio; un’opera visionaria, nostalgica, ribollente di slanci interiori e sguardi immaginifici. Dall’altro lato, Cuarón gioca la narrazione tutta sulla contrapposizione uomo-infinito, uomo-natura, rapporto in cui emerge spaesamento e meraviglia. Opere in generale che segnano un cambio di passo nello storytelling dello Spazio, nell’utilizzo di movimenti macchina inediti e strascinanti. La macchina presa si muove così come un pennello che colora mondo interiore ed esteriore. Dal punto di vista pastorale, i film sono consigliabili e problematici.

I pionieri Méliès e Kubrick

Nella storia del cinema di fantascienza tra i pionieri figurano il francese Georges Méliès, che all’inizio del XX secolo realizza il futuristico “Viaggio nella Luna” (“Le Voyage dans la lune”, 1902), e lo statunitense Stanley Kubrick, che a metà dello stesso secolo dirige il visionario e anticipatorio “2001: Odissea nello spazio (“2001: A Space Odyssey”, 1968). Méliès attraverso le tecniche del teatro e dell’illusionismo realizza un avventuroso film in bianco e nero, muto, che descrive l’audace conquista della Luna, prendendo le mosse dai racconti di Jules Verne. Sessant’anni dopo Kubrick, esattamente un anno prima dell’allunaggio, sconvolge lo spettatore attraverso una sequenza di quadri carichi di simbolismo tra passato, presente e futuro. Già a quel tempo il regista ci metteva in allerta sul pericolo di una perdita di controllo della vita nella società dinanzi al dominio delle macchine. Film consigliabili, problematici e adatti per dibattiti.

Le saghe “Guerre stellari” e “Star Trek”

Nella missione spaziale del cinema (ma anche della Tv) non si possono dimenticare due saghe che hanno inciso nell’immaginario condiviso. Parliamo anzitutto di “Guerre stellari” (“Star Wars”) di George Lucas, con la prima trilogia lanciata tra il 1977 e il 1983 e proseguita poi negli anni Duemila grazie all’acquisizione da parte della Disney; ancora, da richiamare è poi il fenomeno cross-mediale “Star Trek” nato nel 1966 sulla Tv americana e approdato al poi cinema dal 1979 a nostri giorni. Due mondi narrativi che hanno portato lo spettatore a interfacciarsi con lo Spazio secondo i canoni del romanzo avventuroso, arricchiti da una sempre maggiore influenza di effetti speciali sbalorditivi. Dei veri e propri “cult” che ancora oggi generano entusiasmo e fidelizzazione, aprendo cuore e mente alla conquista dell’infinito.

Massimo Giraldi e Sergio Perugini

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Fonte: Sir