Gli (anti)eroi fragili di “Thunderbolts*” e la vendetta cieca in “The Last of Us. S2”
Un mondo deragliato bisognoso di una guida, magari anche di eroi. È questo il profilo che unisce due titoli forti del momento, tra cinema e piattaforma. Anzitutto in sala “Thunderbolts*” diretto da Jake Schreier. Un action Marvel che ritrova una buona tensione narrativa e un’ottima amalgama tra i personaggi in campo. Ancora, su Sky e Now la seconda stagione della serie epico-distopica “The Last of Us” firmata da Craig Mazin e Neil Druckmann, con Pedro Pascal e Bella Ramsey. Sul tracciato del noto gioco PlayStation, la serie prosegue nel viaggio nel mondo contemporaneo avvelenato da un letale virus, tra violenza e istinti di sopraffazione.

Un mondo deragliato bisognoso di una guida, magari anche di eroi. È questo il profilo che unisce due titoli forti del momento, tra cinema e piattaforma. Anzitutto in sala “Thunderbolts*” diretto da Jake Schreier, con Florence Pugh, Sebastian Stan, David Harbour, Lewis Pullman e Julia Louis-Dreyfus. Un action Marvel che ritrova una buona tensione narrativa e un’ottima amalgama tra i personaggi in campo: non i classici eroi, bensì un gruppo di “scartati”, rassegnati a una vita senza gloria, con rammarichi e stati depressivi.
La Marvel spiazza e convince per come inserisce nel racconto uno sguardo psicologico sulle fragilità dell’animo.
Ancora, su Sky e Now la seconda stagione della serie epico-distopica “The Last of Us” firmata da Craig Mazin e Neil Druckmann, con Pedro Pascal e Bella Ramsey. Sul tracciato del noto gioco PlayStation,la serie prosegue nel viaggio nel mondo contemporaneo avvelenato da un letale virus, tra violenza e istinti di sopraffazione.
Un mondo divorato dalla disumanità, dove i bagliori di speranza sono fiochi, affidati al coraggio di pochi che scommettono ancora sul “Noi”.
“Thunderbolts*” (Cinema, 30.04)
“Quelli più emotivamente danneggiati e quelli che rifiutano l’idea di essere eroi”. Così Jake Schreier, regista del nuovo action Marvel “Thunderbolts*”, 36° titolo del Marvel Cinematic Universe. Prodotto da Kevin Feige, il film vede come protagonisti Florence Pugh, Lewis Pullman, Sebastian Stan, David Harbour, Wyatt Russell, Hannah John-Kamen e Julia Louis-Dreyfus.
“Thunderbolts*” è un action felicemente atipico, che elegge come eroi quelli che potremmo definire dei “reietti”, degli “scartati”.
Eroi che hanno conosciuto fugacemente la gloria, ma ben presto sono finiti nel dimenticatoio, all’ombra degli inossidabili Iron Man, Hulk, Captain America e il giro degli Avengers. Ora, a questo piccolo gruppo viene chiesto di fare squadra e provare a riaffermare la speranza nel mondo, a far credere che ci sia ancora posto per gli eroi.
La storia. Stati Uniti, oggi. L’influente politico Valentina Allegra de Fontaine vuole ripulire il suo passato a capo della spregiudicata multinazionale Oxe Group – che eseguiva esperimenti su umani, cercando di creare in laboratorio nuovi potenti supereroi –, facendo sparire gli ex eroi-killer di cui si è servita: Yelena Belova, Ghost, John Walker e Taskmaster. Nel tentativo di eliminarli, in realtà li spinge a formare un gruppo di resistenza. Con loro si alleano il neodeputato Bucky Barnes e il padre di Yelena, Red Guardian. La de Fontaine proverà a imporsi attraverso la sua nuova arma segreta: Sentry…
Cosa ha di speciale questo nuovo titolo Marvel? “Thunderbolts*” funziona e conquista sia per la caratterizzazione dei personaggi che per la densità tematica del racconto. Il centro della scena è affidato a dei personaggi da tempo ai margini. Degli eroi “fallati”, incapaci di tenere il passo dei più smaglianti Avengers. Eroi di serie B, solitari, costretti a vivacchiare come possono pur di tirare avanti e finiti nel libro paga di Valentina Allegra de Fontaine, che li ha usati come arma da guerra. Molti di loro hanno maturato rimpianti, amarezze e depressione.
È soprattutto il disagio mentale a colpire come tema della narrazione: eroi fragili, che rischiano di essere inghiottiti dal mal di vivere, e causare danni collaterali fragorosi.
Questa nuova prospettiva Marvel risulta dunque accattivante e di stringente attualità, descrivendo un’umanità imperfetta e vulnerabile, che però può avere ancora opportunità per sperare e riscattarsi. Ed è quello che cercano di fare insieme i Thunderbolts, che imparano a legare tra loro in chiave solidale per la salvezza comune.
Per il resto, la macchina narrativa del film viaggia spedita, ben rodata: una valida regia – Jake Schreier ha diretto “Robot & Frank” (2012), “Città di carta” (2015) e la miniserie “Lo scontro” (2023, Netflix) –, una altrettanto solida tensione narrativa, come pure una messa in scena suggestiva con effetti speciali efficaci. A lasciare il segno, poi, gli interpreti, soprattutto Florence Pugh, la new entry Lewis Pullman e la sempre brava Julia Louis-Dreyfus. Film consigliabile, problematico, per dibattiti.
“The Last of Us. Stagione 2” (Sky-Now, dal 14.04)
È stata la serie evento del 2023. Parliamo di “The Last of Us”, targata Hbo e tratta dall’omonimo videogioco Naughty Dog-Sony.
Una metafora cruda e disperante della società umana stravolta da un letale virus, che oltre a mietere vittime innesca dinamiche di sopravvivenza feroci.
A distanza di due anni, la serie torna con la seconda stagione, sempre firmata da Craig Mazin (sua è la pluripremiata “Chernobyl”, 2019) e Neil Druckmann (autore del videogioco). Protagonisti ancora una volta Pedro Pascal e Bella Ramsey. Nel cast anche Gabriel Luna, Rutina Wesley, Kaitlyn Dever, Isabela Merced, Jeffrey Wright e Catherine O’Hara. Su Sky e Now dal 14 aprile 2025 con i primi tre episodi (sette in tutto).
La storia. Stati Uniti, oggi. Joel e Ellie sono scampati all’agguato di Seattle, dove Ellie rischiava di perire per mano di alcuni medici in cerca di una cura contro il terribile virus divampato dai funghi. La ragazza, infatti, è immune al contagio. A distanza di alcuni anni, ritroviamo i due nella città-fortezza di Jackson, nel Wyoming. Il loro legame è però sfilacciato: Joel non sa come parlarle, perché Elly è ormai cresciuta e sfuggente; la ragazza deve tutto a Joel, lo vede come un padre, ma il passaggio all’età adulta la spinge a desiderate indipendenza e una certa sfrontatezza. Sulle loro tracce un gruppo armato formato da ex Luci (forza militare), guidato dalla ventenne Abby. Lei cerca vendetta, perché ha perso il padre sotto i colpi del fucile di Joel. E nel mentre, il mondo fuori è ancora acceso dalla tempesta del virus…
È troppo presto per tracciare un bilancio puntuale della seconda stagione, ma di certo i primi tre episodi sono rivelatori dell’andamento del racconto, tra tensione, estetica e sviluppo narrativo.
“The Last of Us” si conferma una serie fosca e macabra, che si muove nel perimetro del thriller distopico con lampi horror;
un racconto sociale che scandaglia solitudine, paure, istinti primitivi e fragilità di un’umanità sul crinale dello smarrimento. Il mondo è “in fiamme” per un virus che non dà tregua e molti provano a sopravvivere alla meglio, non sottraendosi a moti aggressivi e violenti. Qua e là, però, come dimostrava anche la prima stagione,emergono comunque tracce di un’umanità solidale che continua a mettere al centro il “Noi”, la speranza in un futuro possibile.
Una speranza che riluce nel legame familiare tra Joel ed Elly, lui orfano di moglie e figlia, lei orfana dalla nascita. E se il finale della prima stagione ci ha commossi e raggelati – per quella disperazione di Joel, disposto a tutto per salvare Elly, persino macchiarsi di sangue –, l’incipit della nuova stagione non è meno disturbante. Tra i due protagonisti l’affetto e il dialogo si sono spiaggiati in secche di un mutismo senza senso, e a sconvolgere le loro esistenze c’è un duro colpo dietro l’angolo. Una tragedia alimentata dalla vendetta cieca, che innesca a sua volta ulteriore rappresaglia e vendetta. In questo il taglio del racconto si fa ancora più fosco, avvitandosi in una discesa negli inferi dell’odio e del dolore.Tutto si fa buio, fin troppo, in attesa di possibili ritorni di umanità. Di luce. Speriamo.
Serie complessa, problematica, per dibattiti.