Il kolossal “Eternals” firmato Chloé Zhao e la serie tv “Only Murders in the Building”

La regista premio Oscar Chloé Zhao, torna al cinema dopo “Nomadland” con il kolossal “Eternals”, targato Marvel-Disney, film che apre un nuovo ciclo narrativo dopo il successo degli “Avengers”. Cast all star a cominciare da Angelina Jolie, Salma Hayek e i divi del “Trono di Spade” Kit Harington e Richard Madden. E ancora, sulla piattaforma Disney+ c’è la serie rivelazione della stagione “Only Murders in the Building”, un giallo esilarante con due vecchie glorie di Hollywood: Steve Martin e Martin Short

Il kolossal “Eternals” firmato Chloé Zhao e la serie tv “Only Murders in the Building”

La regista premio Oscar Chloé Zhao, torna al cinema dopo “Nomadland” con il kolossal “Eternals”, targato Marvel-Disney, film che apre un nuovo ciclo narrativo dopo il successo degli “Avengers”. Cast all star a cominciare da Angelina Jolie, Salma Hayek e i divi del “Trono di Spade” Kit Harington e Richard Madden. E ancora, sulla piattaforma Disney+ c’è la serie rivelazione della stagione “Only Murders in the Building”, un giallo esilarante con due vecchie glorie di Hollywood: Steve Martin e Martin Short. Il punto Cnvf-Sir della settimana.

“Eternals” (al cinema dal 3 novembre)

È il 25° titolo del Marvel Cinematic Universe, apripista insieme a “Black Widow” della cosiddetta “fase quattro” che vede l’ingresso di nuovi supereroi Marvel come pure oculati spin-off su personaggi già conosciuti negli ultimi due decenni. Parliamo di “Eternals”, kolossal che si ispira ai fumetti di Jack Kirby creati negli anni ’70, racconto di figure eroiche di natura aliena chiamate a custodire l’umanità e la salute del nostro pianeta. Alla regia c’è la rivelazione della stagione 2020-21 Chloé Zhao, che con il suo film di respiro indipendente “Nomadland” ha conquistato tutti i premi possibili: dal Leone d’oro a Venezia77 alle tre statuette pesanti agli Oscar tra cui miglior film e regia.
Messa da parte quella cifra narrativa, Chloé Zhao è stata chiamata dalla Disney a confrontarsi con una macchina produttiva ad alto investimento, “Eternals”, appunto un fantasy della Marvel. La sfida per la regista – anche sceneggiatrice del film – è stata quella di calarsi nel progetto dalla griglia realizzativa collaudata ma anche molto rigida, provando a portarvi il suo sguardo realistico-sociale dal respiro poetico. Il risultato è di certo molto valido, godibile e coinvolgente, ma forse un po’ sotto le aspettative.
Andiamo per ordine. “Eternals”, la storia. Nella società contemporanea si aggirano indisturbati gli Eterni, degli eroi sovrumani dai poteri speciali che vegliano sulla Terra da millenni; dall’aspetto perfettamente antropomorfo, queste figure tutelano la sicurezza mondiale dalla ricomparsa di temibili creature, i Devianti. Il risveglio di queste oscure presenze, come pure l’inatteso intervento dei Celestiali – definiti come degli architetti cosmici –, spinge gli Eterni a ritrovarsi e a far fronte comune contro le varie minacce. Capofila degli Eterni è Ajak (Salma Hayek), dalle virtù curative, affiancata da Sersi (Gemma Chan), capace di controllare gli elementi naturali, Ikaris (Richard Madden), figura capace di volare e incenerire qualsiasi cosa con lo sguardo, fino a Thena (Angelina Jolie), valorosa e spietata guerriera.
Quello che conquista del film “Eternals” è di certo la confezione formale-produttiva, l’efficacia di effetti speciali davvero suggestivi, punta di diamante in generale delle narrazioni Marvel insieme a un riuscito lavoro di caratterizzazione dei personaggi. E a ben vedere qui i protagonisti alieni sono l’elemento di forte attrazione nelle logiche del racconto: eroi dai poteri speciali, ma dalle emozioni e insicurezze profondamente umane; divinità fortemente terrene, chiamate a mettere davanti a sé il bene del prossimo, della comunità tutta, anziché la propria sicurezza o realizzazione.
Nella costruzione dei personaggi Chloé Zhao è attenta a raccontare una società il più possibile plurale, allargata e inclusiva, ricomprendendo diverse culture e ponendo attenzione in particolare alla figura della donna, alle persone con disabilità (uno degli Eterni ha una disabilità uditiva e utilizza il linguaggio dei segni) come pure alla comunità afroamericana oppure LGBTQ+. Il risultato è di certo apprezzabile e condivisibile, anche se questo eccesso di prudenza tematica in chiave inclusiva rischia di apparire un po’ artificiosa e penalizzante nella fluidità del racconto.
In merito alla linea narrativa, è chiaro che il film “Eternals” sconta il fatto di essere il titolo di ingresso di una nuova saga, chiamato pertanto a dover fornire continue spiegazioni o flashback sui personaggi per favorirne la comprensione e fidelizzazione. Bene dunque, ma non benissimo, perché l’andamento narrativo incede non sempre con agilità o convinzione, risultando un po’ appesantito da didascalismo. Qua e là si coglie comunque lo stile di Chloé Zhao, a cominciare dalla scelta del brano “Time” dei Pink Floyd per i titoli di testa.
Nel complesso “Eternals” rispetta tutte le regole dello schema narrativo Marvel, provando ad allargare un po’ l’orizzonte del racconto in chiave sociale; il film si rivela dunque godibile, coinvolgente, con quella giusta dose di effetti un po’ fracassoni, ma senza esagerazioni. Dal punto di vista pastorale è consigliabile, problematico e per dibattiti.

“Only Murders in the Building” (Disney+)

Bentornati Steve Martine e Martin Short! I due popolari attori hollywoodiani hanno trovato il grande successo soprattutto nei decenni ’80 e ’90 mettendo a segno una serie di commedie irresistibili: Steve Martin, Oscar onorario nel 2014, viene ricordato spesso per titoli come “Roxanne” (1987), “Il padre della sposa” (1991), “Moglie a sorpresa” (1992), “Un ciclone in casa” (2003) e “La Pantera Rosa” (2006); Martin Short per film quali “Salto nel buio” (1987), “In fuga per tre” (1989) e “Il padre della sposa” (1991). Nell’ultimo decennio non hanno incontrato forse i progetti giusti, ma ora i due artisti della risata ritrovano grande slancio e smalto con la serie gialla dalle dinamiche da commedia brillante “Only Murders in the Building”, disponibile dall’autunno 2021 sulla piattaforma Disney+/Star. Il progetto vede l’ideazione dello stesso Martin insieme a John Hoffman e ha come protagonisti i due citati attori insieme alla giovane diva Selena Gomez.
La storia. New York oggi, nel quartiere Upper West Side, in un facoltoso palazzo di Manhattan avviene una misteriosa morte. Viene trovato esanime il corpo del trentenne Tim Kono (Julian Cihi), avvenimento che la polizia si affretta a bollare come suicidio. Tre inquilini del palazzo – l’attore ormai bollito Charles-Haden Svage (Steve Martin), il commediografo sul lastrico Oliver Putnam (Martin Short) e la pittrice con blocco creativo Mabel Mora (Selena Gomez) –, in cerca di un modo per impegnare il tempo, decidono di condurre una loro indagine per scovare la verità sulla morte di Tim Kono. Ogni giorno rilasciano poi i progressi raggiunti in un podcast che diventa ben presto un successo tra gli ascoltatori nonché preziosa guida per la scettica polizia…
Si respira l’aria delle frizzanti commedie newyorkesi di Woody Allen in “Only Murders in the Building”, un giallo a sfondo poliziesco dove esplode una comicità esilarante a tratti nevrotica. L’ambientazione è favolosa, in questo condomino che sembra una città nella città, dove gli inquilini si rifilano fendenti e sgambetti taglienti. In testa però, a dare verve e pathos al racconto, ci sono i tre protagonisti che trovano una speciale amalgama nonostante la differenza generazionale: da un lato i collaudati veterani Martin e Short, dall’altro la Gomez che si scrolla di dosso l’etichetta di attrice-cantante pop legata a pubblico adolescenziale per aprirsi a un sentiero più maturo nell’industria culturale americana.
Non sono solo gli attori a fare la differenza, ma è la scrittura a girare in maniera convincente in “Only Murders in the Building” (10 episodi da 30 minuti), con battute serrate e puntuali, citazioni gustose, guest star come il cantante Sting come pure lampi di ironia scrosciante che oscilla tra il tagliente e il grottesco. Insomma, un giallo ben congegnano che si guarda voracemente e lascia trepidanti in attesa di una seconda stagione. Applausi, applausiDal punto di vista pastorale una serie TV “Only Murders in the Building” è consigliabile, problematica e adatta per dibattiti, indicata per adulti e adolescenti accompagnati.

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Fonte: Sir