Period drama che passione! Su Sky e Now “The Gilded Age” nuova serie Tv dal genio creativo di Julian Fellowes, ideatore di “Downton Abbey”

Dalla campagna inglese a New York, è sempre magia…

Period drama che passione! Su Sky e Now “The Gilded Age” nuova serie Tv dal genio creativo di Julian Fellowes, ideatore di “Downton Abbey”

“Downton” d’Oltreoceano. Più volte nella rubrica “Dentro la Tv” ci siamo occupati delle produzioni inglesi, soprattutto di matrice storica. I cosiddetti period drama, i film in costume, capaci di far rivivere sullo schermo successi letterari del XVIII o XIX secolo. Non si contano, infatti, le versioni Bbc o Itv dei romanzi di Jane Austen (“Orgoglio e pregiudizio”, “Persuasione” o “Sanditon”), Charlotte Brontë (“Jane Eyre”), Elizabeth Gaskell (“Cranford”, “Nord e Sud”) oppure Winston Graham (“Poldark”). Poi è arrivato lord Julian Fellowes, Premio Oscar per la sceneggiatura “Gosford Park”, e ha ridisegnato i canoni del period drama creando uno dei successi britannici più apprezzati e popolari dell’ultimo decennio, la serie “Downton Abbey” (2011-16), elegante e avvincente racconto familiare durante il regno di Giorgio V, una raffinata metafora dei sentimenti dai non pochi rimandi all’oggi. Negli anni, poi, Fellowes ha realizzato anche “The English Game” (2020) e “Belgravia” (2021), ma il suo vero ritorno sul sentiero di “Downton” è con “The Gilded Age”, novità dell’offerta Sky e Now.

L’era “Gilded”. Nella New York del 1882 giunge Marian (Louisa Jacobson, figlia di Meryl Streep), giovane di buona famiglia rimasta orfana e costretta a chiedere aiuto alle zie Agnes (Christine Baranski) e Ada (Cynthia Nixon). Nella grande città sperimenta frizioni tra nobili e nuovo ceto borghese, come pure le dinamiche con il mondo “downstairs”…

Pros&Cons. Gli elementi tematici alla “Downton Abbey” sembrano esserci tutti: cornice storica, racconto sociale tra “upstairs” e “downstairs”, ma anche linea romance e family drama. Se il binario appare dunque già chiaro, quello che sorprende e si apprezza in “The Gilded Age” è la capacità di innovazione di Julian Fellowes: anzitutto lo scrittore cambia scenario, abbandona Londra e fa rotta Oltreoceano, esplorando anche temi sociali differenti, a cominciare dalla questione razziale della comunità afroamericana, ma anche le dinamiche dello sviluppo economico negli Stati Uniti.

Esaminando i primi episodi di “The Gilded Age”, torna anche un diffuso protagonismo femminile, attraverso un racconto che valorizza la donna in cerca di spazi di indipendenza e giusta affermazione, al di là delle regole sociali, dell’ingombrante perimetro patriarcale o del colore della pelle. Nella linea narrativa di Fellowes ci sono affondi molto forti, ma declinati sempre con raffinatezza, acume e una punta di brillante ironia. Non c’è provocazione gratuita, mai, ma uno sguardo di senso, persino divertito, nel rispetto della cornice storica.

Punto forte di “The Gilded Age” è la messa in scena, l’accuratezza formale tra scenografie, location e costumi: un quadro visivo impeccabile che genera trasporto e coinvolgimento. Insomma, una riuscita armonia tra forma e contenuto, con l’augurio che con il passare delle puntate eguagli la fortuna di “Downton”. La serie è consigliabile, problematica e per dibattiti.

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Fonte: Sir