Sfida agli stereotipi. Su Prime Video il film in gara agli Oscar96 “American Fiction”

Il film di Cord Jefferson con Jeffrey Wright, Tracee Ellis Ross e Sterling K. Brown

Sfida agli stereotipi. Su Prime Video il film in gara agli Oscar96 “American Fiction”

Contro i tabù. Nel corso dei decenni il cinema ci ha aiutato a rivedere le narrazioni su molti temi, favorendo una dimensione più attenta e inclusiva: la condizione della donna, il rispetto delle diverse culture e religioni, l’accoglienza e integrazione dei migranti, le differenze identitarie e razziali, le persone con disabilità ecc. Insomma, la vita in tutte le sue meravigliose sfaccettature. Il cinema – ma anche serie e miniserie Tv –, come campo di riflessione e “provocazione”, ci permette di non nasconderci davanti al bisogno di cambiamento, di rivedere il perimetro del nostro sguardo. Nell’agenda dello storytelling americano oggi c’è di certo quello della cultura afroamericana e la lotta alle discriminazioni, che al tempo del Black Lives Matter trova la sponda nel movimento “Woke”, liberamente traducibile come vigilanza verso le varie forme di ingiustizia. Attorno a ciò ruota in maniera acuta e irriverente il film “American Fiction” di Cord Jefferson, dal romanzo “Erasure” (2007) di Percival Everett, in Italia pubblicato con il titolo “Cancellazione” nel 2024. Il film è in esclusiva su Prime Video.

La storia. Stati Uniti, Thelonious Ellison detto “Monk” è uno scrittore afroamericano. Pubblica libri, che però hanno scarso seguito. Quando si trova a dover risolvere non pochi problemi familiari, tra salute e bisogno di denaro, decide di scrivere un romanzo che assecondi provocatoriamente gli stereotipi sulla comunità black…

Pros&Cons. Con “American Fiction”, lo sceneggiatore Cord Jefferson non solo ha segnato il suo esordio alla regia ma di fatto ha cambiato corso alla sua carriera a Hollywood. Il film è entrato nella partita dei premi più importanti della stagione, guadagnando ben 5 candidature di peso agli Oscar96 e una statuetta per la miglior sceneggiatura non originale. “American Fiction” si dipana come un racconto esistenziale-professionale dalle interessanti sfumature sociali. Il protagonista Monk – un magnifico Jeffrey Wright – vive una stagione di affanni e pesanti cambiamenti. Perde l’insegnamento, i suoi libri non vendono e a casa la sua famiglia fa acqua: la madre dà segnali di Alzheimer e necessita di costose cure, il fratello Clifford ha un momento di sbandamento (droghe comprese) dopo aver rotto il suo matrimonio e dichiarato la propria omosessualità. Monk si sente accerchiato su più fronti, così stufo di tutto, compreso occupare le retrovie editoriali, lancia una sfida a se stesso: scrivere un libro pessimo, che condensi i più bassi e gretti stereotipi sugli afroamericani. Un libro-“divertissement” che però viene preso inaspettatamente molto sul serio. Cosa ha di speciale “American Fiction”? Non è solo una questione di tema, di riflessione su “Woke”, “cancel culture” e diritti delle minoranze. A bene vedere l’opera, facendo slalom tra temi sensibili e inciampi nel politically (s)correct, mostra il suo meglio nello stile di regia e nelle performance degli interpreti. A questo si aggiunge un copione denso, brillante e dolente, che regala non poche sorprese nei volteggi finali (da non rivelare!). Nota di merito, la raffinata colonna sonora di Laura Karpman. Film complesso, problematico, per dibattiti.

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Fonte: Sir