A Zipaquirá la cattedrale si colora di rosa per festeggiare il vincitore del Giro d’Italia: Egan Bernal

Fino a due anni fa Zipaquirá, cittadina colombiana di circa 100mila abitanti che sorge a quasi 3mila metri d’altitudine, una cinquantina di chilometri a nord di Bogotá, era famosa per un’attrazione turistica unica al mondo: la “Cattedrale di sale”, una chiesa sotterranea ricavata all’interno di un giacimento di salgemma. Ieri la stessa “Cattedrale” si è eccezionalmente illuminata di rosa, per rendere omaggio a quello che è diventato il suo concittadino più illustre e “ambasciatore” nel mondo: Egan Bernal, a soli 24 anni, ha vinto infatti il Giro d’Italia (secondo colombiano dopo Nairo Quintana), dopo essersi aggiudicato, nel 2019, il Tour de France

A Zipaquirá la cattedrale si colora di rosa per festeggiare il vincitore del Giro d’Italia: Egan Bernal

Fino a due anni fa Zipaquirá, cittadina colombiana di circa 100mila abitanti che sorge a quasi 3mila metri d’altitudine, una cinquantina di chilometri a nord di Bogotá, era famosa per un’attrazione turistica unica al mondo: la “Cattedrale di sale”, una chiesa sotterranea ricavata all’interno di un giacimento di salgemma.

Ieri la stessa “Cattedrale” si è eccezionalmente illuminata di rosa, per rendere omaggio a quello che è diventato il suo concittadino più illustre e “ambasciatore” nel mondo: Egan Bernal, a soli 24 anni, ha vinto infatti il Giro d’Italia

(secondo colombiano dopo Nairo Quintana), dopo essersi aggiudicato, nel 2019, il Tour de France.

L’astro nascente del ciclismo mondiale, con la sua vittoria, ha fatto assaporare qualche momento di gioia al suo Paese, che vive giorni drammatici sia per il perdurare della pandemia, con circa 500 morti al giorno, sia per le violenze e le repressioni di questi giorni, legate alle proteste iniziate un mese fa.

L’entusiasmo è enorme, in tutto il Paese. La stampa colombiana ha dato alla vittoria di Bernal un grande risalto.

E tutta Zipaquirá ha seguito incollata alla televisione l’ultima tappa a cronometro, che ha sancito la vittoria del ciclista, che si era ampiamente guadagnato la Maglia Rosa sulle principali salite, facendo valere le sue doti di scalatore.

Quindi, è esplosa la festa, anche se parzialmente contenuta dalla necessità di contenere il contagio del Covid-19.

La gioia del Vescovo. Una gioia che “contagia” anche la Chiesa locale, dove Egan Bernal, molto attaccato ai suoi luoghi d’origine, è ben conosciuto. A farsi interprete di questo giorno di festa è il vescovo di Zipaquirá, mons. Héctor Cubillos Peña. “La vittoria di Egan Bernal è un motivo di grandissima gioia, per tutti noi, per tutti i colombiani e per tutti i concittadini, siamo orgogliosi di lui – dice al Sir il vescovo -.

Siamo orgogliosi particolarmente per il fatto che Egan durante tutta la sua esistenza, come attesta chi lo conosce da vicino, ha dimostrato di essere una persona davvero speciale, al di là del suo enorme talento a livello sportivo.

Ha dimostrato notevoli valori umani e proprio per questo egli è un esempio per tutti i giovani e i ragazzi, per la disciplina, il desiderio di superarsi, la correttezza, l’autocontrollo. Tutte qualità che gli hanno consentito di raggiungere successi così grandi a livello mondiale. Siamo davvero contenti”.

Preoccupato per le violenze in Colombia. Bernal aveva mostrato tutto il suo legame con la Colombia e la preoccupazione per le violenze in atto alla partenza del Giro d’Italia, attraverso un lungo post sul proprio profilo Instagram , scrivendo tra l’altro: “Desidero dire che mi dispiace e provo dolore per quanto sta accadendo in Colombia. Davvero mi piacerebbe essere là e poter essere vicino alla mia famiglia e in qualche modo appoggiare il mio popolo.

Conosco il bisogno economico in cui vive la maggior parte delle famiglie nel nostro Paese, perché l’ho vissuto anch’io, ma quello che mi indigna di più sono le morti e i diversi abusi delle autorità nei confronti di chi va a protestare,

così come le persone che approfittano della situazione per commettere atti di vandalismo”.
E proseguiva: “Penso che il problema di fondo sia che, anche se ci fa male dirlo, il Paese in alcuni luoghi è un disastro: ci sono luoghi di estrema povertà, con violenza, mancanza di salute, istruzione, ecc”.

Il parroco ricorda le umili origini del ciclista. Il giovane campione, effettivamente, sa cosa vuol dire guadagnarsi da vivere nel suo Paese ed egli stesso, poco più che bambino ha venduto fiori mentre iniziava, spinto dalla passione del papà, ad andare in bicicletta. Sulle umili origini di Egan Bernal insiste padre Miguel Antonio Díaz Tamayo, parroco della Cattedrale di Zipaquirá, che conosce personalmente il ciclista, ospite della radio comunitaria della parrocchia, “Catedral Stereo”, per un’intervista, poco prima di partire per il Giro d’Italia.

“È un grande orgoglio – dice il sacerdote al Sir – contare su uomini di valore come Egan Bernal.

È una persona piena di virtù, doni e qualità, un uomo che è nato in un luogo umile e semplice, nelle colline che circondano la città di Zipaquirá e questa regione.

Qui ha appreso ad andare in bicicletta e a percorrere le salite della zona. Ha appreso come arrivare in cima. Qui ci sono vari luoghi per apprendere ad arrivare in cima e si è allenato molto bene. Posso garantire che ama la sua terra, ama la sua famiglia e questa regione. È senza dubbio un ambasciatore colombiano nel mondo, perché vuole portare in alto il nostro tricolore nazionale, ma al tempo stesso non dimentica di venire da una famiglia umile. È stato aiutato da questo desiderio di superarsi, di migliorare, con decisione e disciplina.

Nessuno può arrivare al trionfo senza sacrificio e disciplina”.

Confida il sacerdote: “Ci raccontava l’altro giorno, quando è stato ospite nell’emittente radiofonica della parrocchia della Cattedrale, come ogni giorno sia concentrato sua corsa e sulle salite che deve scalare, e come faccia molti sacrifici, dovendo evitare di mangiare alcune cose, o di riposare o divertirsi, perché vuole cercare sempre il trionfo.

Ma la vittoria non è mai solitaria, va condivisa con la squadra, con il mondo intero e in particolare con i suoi concittadini e compatrioti”.

Conclude il parroco: “E’ uno uomo semplice, con una grande sorriso generoso, ma anche di poche parole. Ho avuto l’occasione di passare del tempo con lui ed è stato gentilissimo. Speriamo che attraverso questo trionfo possa passare il messaggio che in questa regione e in questo Paese ci sono persone, ottimiste, con speranza, che guardano al futuro positivamente, con progetti. Un bel messaggio per tutti i colombiani e per i giovani, che apprendono ad andare sempre avanti, a superarsi, a trovare un futuro più promettente, con lo sforzo e il sacrificio”.

Bruno Desidera

(*) giornalista de “La Vita del Popolo”

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Fonte: Sir