Disabilità visive, superare i limiti con lo sport

Nel 2016 il campione Daniele Cassioli ha fondato l’associazione Real Eyes Sport per permettere ai ragazzi ciechi e ipovedenti di sperimentare le diverse discipline. E per migliorare il rapporto con gli altri

Disabilità visive, superare i limiti con lo sport

Calciare, saltare, correre, lanciare, rotolare. Attività comuni per i più piccoli, ma che per un bambino cieco o ipovedente possono diventare tutt’altro che scontate. Non così, però, per i 160 tesserati dai 4 ai 15 anni che frequentano l’associazione Real Eyes Sport, fondata nel 2019 da Daniele Cassioli, cieco dalla nascita e campione di sci nautico paralimpico. «L’obiettivo non è tanto quello di formare degli atleti ma di far comprendere alle famiglie che, oltre che a scuola e alle visite mediche, possono portare i loro bambini a fare sport», spiega Cassioli che a oggi può fregiarsi di 25 titoli mondiali, 25 europei e 41 italiani e che, prima di incontrare lo sci nautico, aveva già praticato nuoto e karate. «L’idea di creare un’associazione è nata nel 2016 quando, essendomi infortunato a una spalla, mi sono ritrovato ad avere più tempo libero del solito», prosegue. «In quell’occasione ho accompagnato alcuni bambini con disabilità visiva a provare lo sci nautico, rendendomi conto di quanto sia stato fortunato da ragazzo e che non tutti, anzi quasi nessuno, ha la stessa possibilità di fare sport che ho avuto io. Per questo ho deciso di fondare un’associazione che punti proprio sul potenziale che lo sport può rappresentare per ciascuno di noi, anche per i ragazzi con disabilità visiva».

Nonostante la pandemia, oggi Real Eyes Sport ha visto nascere dei poli di avviamento all’attività sportiva in varie città d’Italia, da Roma a Torino, da Milano a Bergamo, da Padova a Rimini, per dirne solo alcune. Qui i più giovani possono entrare in contatto con vari sport tra cui l’atletica, il basket, il baseball, il calcio, ma anche il nuoto e il tennis. Poi ci sono le attività riservate agli adulti come il calcio a 5 e il blind tennis, al momento praticabili nella sola città di Milano, e le occasioni speciali come la visita al circuito della Dallara di Parma, dove i ragazzi hanno potuto provare il brivido di salire su un’auto da corsa. E naturalmente i camp invernali sulla neve e quelli estivi nella natura, dove a farla da padrone sono ancora i vari sport, ma anche il rapporto con gli altri ragazzi, l’autonomia e l’inclusione.

«I nostri ragazzi hanno soprattutto bisogno di fare esperienze diverse, ma nel mondo della cecità i benefici dell’attività sportiva per i bambini sono poco conosciuti», sintetizza Cassioli. «Chi non vede può fare comunque un sacco di cose», aggiunge, «ma è necessario far capire alle famiglie quanto lo sport possa essere importante per recuperare un rapporto positivo con il proprio corpo. Per un bambino non vedente già andare al parco giochi è un accrescimento delle competenze motorie». Competenze motorie che fanno il paio con quelle relazionali, coltivabili anch’esse attraverso la pratica sportiva e la partecipazione ai camp. «I ragazzi ciechi e ipovedenti trascorrono molto tempo con i genitori e con altre figure adulte», fa notare il fondatore di Real Eyes Sport. «Spesso mancano degli strumenti per avere rapporti con i coetanei: le esperienze arricchiscono e forniscono argomenti di conversazione con i pari».

«Grazie a Real Eyes Sport, Leonardo ha migliorato il proprio livello di autonomia: notando che gli altri facevano le cose da soli, ha voluto provarci anche lui». Lucia è entusiasta dei progressi che il suo piccolo ha fatto da quando ha cominciato a praticare sport. Oggi Leonardo ha quasi sette anni e vive a Rimini con i suoi genitori. Sua madre ha iniziato a sospettare che avesse problemi di vista quando aveva solo pochi mesi, perché non la seguiva con lo sguardo. Poi le prime visite mediche e, sei mesi dopo, una diagnosi che confermava la cecità, ma escludeva altri tipi di difficoltà. «A quel punto», racconta Lucia, «ho cominciato a cercare altre famiglie nella stessa situazione attraverso il web e, grazie ai social, ho scoperto l’esistenza di Daniele Cassioli con cui ho intrapreso una corrispondenza». Poi un giorno che passava per Bologna, Lucia è andata a conoscerlo e da lì è nata un’amicizia, destinata a rafforzarsi con la costituzione, qualche tempo dopo, di Real Eyes Sport. Da allora Leonardo partecipa alle attività organizzate dall’associazione e ogni mercoledì segue gli allenamenti di calcio. «È molto importante per lui», commenta sua madre. «Facendo sport riesce ad affinare i movimenti, anche fare una semplice capriola per un bambino non vedente non è immediato come per i suoi coetanei».

Leonardo e la sua famiglia hanno anche partecipato a due camp estivi, da cui sono tornati rigenerati e pieni di entusiasmo. Mentre Leonardo sperimentava sport come il baseball, l’equitazione e il surf, Lucia poteva frequentare gli spazi dedicati alle famiglie e guidati dai mental coach. «Mi è stato molto utile poter condividere i miei pensieri e le mie emozioni con persone che sanno esattamente di cosa parli, perché vivono la stessa situazione. Abbiamo trovato una grande carica positiva, sono tornata a casa con una forza diversa, la forza che ci serve per affrontare la vita e per guardare avanti». (A. P.)

(L’articolo è tratto dal numero di febbraio di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)