Disuguaglianze anche nello sport. Una riflessione a partire da alcuni dati sul rapporto Sport e Salute dello Svimez

La ricerca “Il costo sociale e sanitario della sedentarietà”, mette in evidenza le disparità territoriali che emergono, sottolineando gli effetti negativi della mancata attività.

Disuguaglianze anche nello sport. Una riflessione a partire da alcuni dati sul rapporto Sport e Salute dello Svimez

Riprendono le manifestazioni sportive, in modo timido. Nelle strade delle nostre città – Roma, Milano – torniamo a vedere le corse dei runner, i maratoneti professionisti e amatori. Con minori vincoli legati all’allentamento delle misure di contenimento del Covid, iniziano a raffacciarsi anche i piccoli tornei e le competizioni minori. Le gare – e soprattutto la partecipazione alle gare – sono la punta dell’iceberg che rivela la diffusione della pratica sportiva in Italia. Ma l’esercizio fisico non è soltanto un hobby o un modo per impiegare il tempo libero, è anche un’attività che tutela la salute.

Una ricerca “Il costo sociale e sanitario della sedentarietà”, realizzata dallo Svimez e dall’Unione Italiano Sport Per Tutti (Uisp) con il sostegno di Sport e Salute, mostra sia il livello di diffusione dello sport in Italia e mette in evidenza le disparità territoriali che emergono, sottolineando gli effetti negativi della mancata attività. I dati mostrano che a livello nazionale rimane abbastanza stabile il numero di cittadini italiani che non pratica mai sport: se nel 1997 la porzione era il 35,46% della popolazione nel 2019 era del 35,62%, solo che il numero degli inattivi si riduce nel Nord (dal 27,54% al 25,91%) e nel Centro (dal 37,79 al 35,78), mentre aumenta nel Mezzogiorno (dal 43,91% al 48,56%).

La sedentarietà causa notevoli problemi. Un campanello d’allarme suona guardando la diffusione dell’obesità che è molto più ampia nei territori del Sud e delle isole, dove è sovrappeso il 12% della popolazione adulta (in confronto al 10% del Centro Nord) e – ancora più grave 1 minore su 3 tra i 6 e i 17 anni (1 su 5 nei rimanenti territori). Alcuni studi evidenziano che se appena una piccola parte dei sedentari incominciasse a praticare un po’ di esercizio fisico il risparmio sulle spese sanitarie raggiungerebbe centinaia di milioni, ma anche a livello individuale la ricerca Svimez evidenzia che la pratica regolare fa risparmiare a una persona circa 97€ al mese.

Tra i risultati della ricerca si indicano alcune cause della differenza. Ci sono carenze strutturali. Gli impianti sportivi pubblici sono molto più diffusi nelle regioni settentrionali, dove uno sportivo su due li utilizza. Invece nel Sud il 62,5% può praticare sport solamente in impianti privati. Questo divario sarebbe pagato soprattutto dai più giovani che trovano più costosa la pratica dello sport e meno possibilità di accesso alle strutture. Così sono i più fragili e svantaggiati a rimanere esclusi.

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Fonte: Sir