L’addio di Papa Dame. Stanco del razzismo se ne va uno dei protagonisti della cultura sportiva a Bolzano

Papa Dame sa bene che non tutti i bolzanini sono razzisti. Anzi. Ed è per questo che andar via gli pesa.

L’addio di Papa Dame. Stanco del razzismo se ne va uno dei protagonisti della cultura sportiva a Bolzano

Per vincere i pregiudizi sui migranti e sciogliere la durezza dei nostri cuori, bisognerebbe provare ad ascoltare le loro storie. Dare un nome e una storia a ciascuno di loro. Ascoltiamo queste storie! Ognuno sarà poi libero di sostenere le politiche migratorie che riterrà adeguate al proprio Paese. Ma avremo davanti agli occhi, in ogni caso, non dei numeri, non dei pericolosi invasori, ma volti e storie di persone concrete, sguardi, attese, sofferenze di uomini e donne da ascoltare”.

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“Vi aspettiamo questo sabato, 28 maggio, davanti all’università di Bolzano, per un altro giro ecologico… Quest’evento sarà sicuramente per me uno di quelli che mi ricorderò sempre…”.

Papa Dame Diop, classe 1969, è originario di Saint-Louis (Senegal). Nel 2000 arriva in Europa, prima in Francia, poi a Brescia. Si adatta a fare molti lavori, fino a quando, nel 2007, completato un corso da tornitore, viene assunto dall’Iveco. Nel 2012 viene trasferito nello stabilimento di Bolzano e nel capoluogo altoatesino mette su famiglia con la moglie Ndella e saluta la nascita dei suoi due figli di 8 e 6 anni.

Lo sport Papa Dame ce l’ha da sempre nel sangue. Per tre volte campione nazionale di karate, è stato anche membro della nazionale senegalese. E nel capoluogo altoatesino ha portato avanti la sua passione per lo sport sociale, lo sport per tutti, avviando una serie di iniziative gratuite, aperte a tutta la città. È partito quattro anni fa dal plogging. Una lettera scritta a mano, di proprio pugno, al sindaco per presentare l’iniziativa e chiedere l’appoggio del Comune e poi via, scarpe da ginnastica, guanti e sacchetti della spazzatura per ripulire insieme le strade dai rifiuti facendo jogging. Un’iniziativa che fin da subito ha catturato l’interesse di molte persone e che, col passare del tempo, è divenuta un appuntamento fisso, sostenuto anche da un gruppo Fb.

Per Papa Dame, però, lo sport per tutti non è solo plogging, è molto di più. Ecco che allora lo scorso anno – dopo aver affrontato una lunga trafila burocratica per ottenere i permessi – apre una palestra popolare di karate per i ragazzi di due popolosi quartieri della città, dove la quota d’iscrizione la paga solo chi può permetterselo e dove tutti, indistintamente, portano lo stesso kimono bianco. Organizza poi sessioni gratuite di ginnastica e jogging nei parchi della città. Per far conoscere la cultura e la cucina dei Paesi africani, promuove serate tematiche, che catturano l’interesse dei bolzanini, spesso riottosi ad uscire di casa la sera dopo le 20.

Papa Dame ha provato sulla propria pelle cosa significa lasciare la propria terra e i propri affetti per cercare un futuro migliore in Europa e conosce bene la fatica e le difficoltà che incontra un richiedente asilo. Ed è per questo che si dà da fare per raccogliere sacchi a pelo, coperte e vestiti da distribuire agli “invisibili”, ossia a quei ragazzi immigrati senza permesso di soggiorno, che vivono ai margini della città, in rifugi di fortuna realizzati con vecchi cartoni, lungo le rive del fiume Isarco. A gennaio di quest’anno (v. “appunti social” del 31.01.2022, ndr) ha salvato la vita a uno di questi, che rischiava di morire di polmonite. E anche in questo caso, insieme a lui, scendono in strada diversi bolzanini di ogni età e di ogni gruppo linguistico.

Domenica scorsa, 22 maggio, nell’annunciare sulla sua pagina Fb il prossimo “giro ecologico per far brillare la città e sensibilizzare la cittadinanza sull’abbandono di cose che non appartengono alla natura”, aggiunge una frase che suona alquanto strana: “quest’evento sarà sicuramente per me uno di quelli che mi ricorderò sempre…”. Perché sarà per lui l’ultimo. Papa Dame, infatti, ha deciso di andarsene da Bolzano e dall’Italia e di trasferirsi in Francia, a Grenoble, dove da febbraio si sono trasferiti la moglie e i due figli. “C’è troppo razzismo”, spiega.

La notizia, rilanciata dalla stampa e ripresa sui social, ha l’effetto di una bomba. Perché Papa Dame Diop è un volto molto conosciuto in città e perché la parola “razzismo” è una parola che fa male, soprattutto in una terra che, per la sua storia, da decenni cerca, non senza fatica e difficoltà, di promuovere la convivenza tra le persone di lingue e culture diverse. E fa male sentire Papa Dame dire che è stufo di andare in Comune, in banca o al bar e sentirsi chiedere – a lui, che è cittadino italiano – se ha il permesso di soggiorno. “Sono lì con la carta d’identità in mano e mi chiedono ancora il permesso di soggiorno”.

In tanti in questi giorni hanno dimostrato a Papa Dame – sui social e di persona – la loro vicinanza e il loro appoggio. Ma la ferita, ormai, è troppo profonda.

Quello denunciato da Papa Dame è una forma di razzismo silenzioso e latente, alimentato dai pregiudizi legati al colore della pelle. Una forma di razzismo che fa ancor più male se sei un bambino di 8 anni, che frequenta la scuola primaria e ti senti continuamente escluso ed emarginato, al punto da chiedere la mattina a tuo papà se per favore puoi restare a casa.

Da adulto stringi i denti e cerchi di “fare il callo” di fronte a queste cose, ma quando vedi che a soffrire è tuo figlio, allora le cose cambiano. Radicalmente.

Quello di Papa Dame è un addio molto sofferto ed è l’ultimo di una serie di addii, vissuti in questi mesi nel silenzio. Sua moglie e i suoi figli, infatti, sono a Grenoble già da febbraio. Nella cittadina francese Ndella ha trovato subito un lavoro a tempo indeterminato (cosa che invece non era accaduto in Italia) e i bambini si sono integrati senza troppi problemi a scuola.

Tra qualche mese li raggiungerà anche lui. Con l’azienda per cui lavora attualmente ha trovato un accordo e ha già delle proposte lavorative a Grenoble e a Rennes.

Papa Dame sa bene che non tutti i bolzanini sono razzisti. Anzi. Ed è per questo che andar via gli pesa. E sa bene che anche in Francia c’è il razzismo. Ma quella è una terra dove da più tempo si vive – non senza difficoltà – la multietnicità. E poi lì la lingua è il francese, come in Senegal. E c’è una comunità senegalese.

Quello di Papa Dame è un “addio” per sempre? Lui lascia la porta aperta: “Sono un tipo che non sta mai fermo… ho idea che tornerò”.

Ed è proprio uno che non sta mai fermo Papa Dame. Per chi non può partecipare all’appuntamento di plugging, Papa Dame rilancia su Fb invitando chi vuole a partecipare ad una “corsetta domenicale per un giro sportivo nel nome dell’amicizia, della convivenza e del rispetto dei valori umani”.

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Fonte: Sir