La crescita del bowling fra impegno sportivo e sociale

In Italia sempre più società sportive stanno puntando sul settore paralimpico. Nel 2009 si contavano 60 tesserati in questa disciplina, oggi sono 60 solo a Roma. Il sogno? Passare da piccolo movimento a federazione nazionale

La crescita del bowling fra impegno sportivo e sociale

Se lo sport è momento agonistico e, allo stesso tempo, pretesto per una piena inclusione, allora il bowling, con la sua capacità di fondere al meglio impegno sportivo e sociale, interpreta perfettamente questo ruolo. Il bowling per persone disabili è ormai una realtà, uno strumento fondamentale per aiutare tante ragazze e ragazzi a coordinare i propri movimenti e a tenere sempre alta la concentrazione. È qualcosa che da semplice passione oggi si sta trasformando in un progetto concreto per tante atlete e atleti e per le loro famiglie che, nella pratica di questa disciplina, vedono un’occasione di rinascita umana e sportiva. Inserito all’interno della Fisb (Federazione italiana sport bowling), è disciplina sportiva associata paralimpica e con il Cip condivide il compito di promuovere la pratica sportiva da parte di atleti con disabilità fisiche, sensoriali e intellettivo-relazionali. Oggi, in Italia, sempre più società sportive stanno puntando con forza sul settore paralimpico.

Martino Pota è il referente nazionale del settore atleti con disabilità della Fisb. Il suo interesse per questo settore nasce da lontano. «Ho iniziato la mia attività all’inizio degli anni Duemila, quando, in veste di presidente del comitato regionale Fisb Lazio, ho cominciato a seguire le attività sportive, specialmente quelle nelle scuole». È lì che approccia per la prima volta il mondo della disabilità. «Ricordo che c’era questo ragazzo con sindrome di Down che non riusciva a tirare, anche se tutti cercavano di aiutarlo. Così decido di andare in pista e parlargli. Insomma, a poco a poco si convince e comincia a tirare. Riesce ad abbattere due birilli e gli dico di andare avanti. Da quel momento sono stato avvicinato da altri ragazzi con sindrome di Down e autismo, ma anche da insegnanti di sostegno e genitori. Tutti mi chiedevano come poter fare per coinvolgere i ragazzi nell’attività sportiva. Insomma, è proprio la voglia di provare a dare gioia alle famiglie che ha fatto nascere in me la passione per questo movimento».

Nel 2007, insieme ad alcuni soci e amici, Pota fonda la società sportiva Lazio Bowling. «Dal primo momento siamo partiti con l’attività agonistica ma, allo stesso tempo, abbiamo puntato da subito sul settore delle persone con disabilità, tanto da inserire questo aspetto nel primo articolo del nostro statuto». E così, nell’ambito della polisportiva SS Lazio, Pota decide di creare il settore paralimpico del bowling. «All’inizio abbiamo messo su un bel gruppo al Parco Leonardo, a Roma; quindi, abbiamo coinvolto alcune scuole di Civitavecchia. Subito dopo abbiamo creato un team Special Olympics e contattato associazioni sportive di tutta Italia: alla fine, molte di loro hanno creato un settore di atleti con disabilità al loro interno».

Se nel 2009 si contavano 60 ragazzi tesserati, oggi sono 60 solo a Roma, e questo grazie al lavoro svolto in sinergia con le onlus e le case-famiglia. Nel 2010 la prima esperienza agli Europei Special Olympics di Varsavia, mentre un anno più tardi, sempre sotto l’egida di Special Olympics, la partecipazione ai Campionati mondiali di Atene. «È stata una bellissima esperienza, che ha visto il coinvolgimento di atleti con autismo, sindrome di Down e in carrozzina». E in quell’occasione l’Italia è salita perfino sul podio, conquistando due medaglie d’oro nel singolo e due medaglie d’argento nel bowling a squadre. Nel 2012, Martino Pota viene eletto nel consiglio federale della Fisb e nel 2020 gli viene assegnata la carica di vicepresidente vicario, responsabile del settore studenti e disabilità. «Con il riconoscimento da parte del Comitato italiano paralimpico si aprono scenari incredibili. Noi vogliamo intercettare le tante persone con disabilità che passano tanto tempo, troppo tempo dentro casa e non sanno che è possibile fare sport a tutti i livelli».

All’orizzonte, per la Fisb, c’è la possibile fusione con la Federazione italiana biliardo sportivo. «Una fusione che gioverebbe a entrambe le realtà. Il sogno è ovviamente quello di diventare federazione nazionale, ma al momento possiamo contare su pochi tesserati e con questi numeri non ce la faremo mai. Sicuramente mi piange il cuore pensare che un giorno la Fisb possa cessare di esistere, ma è troppo importante poter accedere ai contributi destinati alle federazioni, godere di maggiore visibilità e poter contare su un’organizzazione ben strutturata. Se la nostra richiesta di fusione verrà accolta allora potremo dar via all’iter burocratico che non è certo un processo semplice». Essere oggi disciplina paralimpica associata significa portare avanti iniziative in collaborazione con i comitati regionali del Cip. «Al momento stiamo lavorando molto in regioni quali la Toscana, l’Emilia Romagna, la Lombardia, oltre che nel Lazio». Per crescere bisogna investire con forza sul settore dei tecnici: «Abbiamo in programma alcuni seminari e, con l’aiuto del Cip nazionale, puntiamo a formare uno staff di allenatori che sia pronto non solo sotto il profilo tecnico, ma anche sotto quello mentale». L’obiettivo, infatti, è fare sempre più strike.

(Articolo tratto dal numero di luglio di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)