Tokyo 2020, a grande fatica verso i Giochi

Tra dubbi e incertezze i Giochi Olimpiadi e Paralimpici si avvicinano. In Giappone stato di emergenza ancora in vigore, pochi vaccini e sondaggi negativi. E nessun tifoso straniero sarà sugli spalti

Tokyo 2020, a grande fatica verso i Giochi

 Stato di emergenza, pochi vaccinì, sondaggi negativi. I Giochi di Tokyo 2020 si svolgeranno, ma atleti, tecnici, staff, media, addetti ai lavori e semplici appassionati sono in attesa di avere certezze sulle modalità con cui, alla fine, si svolgeranno sul campo le prime Olimpiadi e Paralimpiadi della storia a essere state rimandate e a svolgersi 12 mesi dopo il previsto. I comitati internazionali olimpico e paralimpico mantengono la convinzione che i due eventi rappresenteranno la cosiddetta luce in fondo al tunnel, la fine di un periodo tra i più difficili e travagliati nella storia recente. Fanno, insomma, sfoggio di ottimismo, anche se le nubi sono davvero tutt'altro che diradate.

Sebbene la situazione globale sia migliorata rispetto a un anno fa, quando le Olimpiadi sono state rinviate per la prima volta, il Giappone sta ancora lottando per contenere la pandemia di coronavirus. La prima ondata, quella dei primi mesi del 2020, seppur preoccupante, non aveva causato in Giappone grandi numeri, a tal punto che i Giochi furono rinviati soprattutto per quanto stava accadendo altrove nel mondo, e non per la situazione specifica giapponese. Dalla fine dell'estate 2020, cioè proprio dopo il periodo in cui erano originariamente previsti i Giochi, si è assistito invece nel paese nipponico ad un peggioramento della situazione, che ha portato ad una brusca risalita dei contagi con un primo picco toccato a novembre 2020 con 8 mila nuovi positivi giornalieri. La lenta discesa invernale si è poi arrestata a febbraio 2021, quando i nuovi casi sono ricominciati a salire a causa di una nuova variante più contagiosa, con un nuovo picco giornaliero, che ha sfiorato i 10 mila casi al giorno, raggiunto fra marzo e aprile. Da allora la situazione è in netto miglioramento, i numeri attuali sono sensibilmente i più bassi di tutto il 2021, ma il governo giapponese ha deciso di estendere lo stato di emergenza, inizialmente fissato a tutto maggio, fino al 20 giugno. Un provvedimento in vigore in 9 prefetture, tra cui la stessa Tokyo.

Gli scenari sono in movimento. “Non possiamo rinviare ancora", ha ribadito alcuni giorni fa Seiko Hashimoto, la presidente del comitato organizzatore di Tokyo 2020. Ma, pur essendo “certa al 100% che questi Giochi Olimpici si faranno, dobbiamo anche prepararci – ha detto - in modo che l'evento si svolga senza spettatori in caso di nuova epidemia da coronavirus". Gli spettatori in questione sono i giapponesi, perché da tempo invece c’è la certezza che nessuno spettatore straniero potrà assistere alle competizioni. Una decisione senza precedenti, che il presidente del Comitato paralimpico internazionale (Ipc) Andrew Parsons ha difeso così: “La sicurezza di tutte le parti interessate, in particolare del pubblico e degli atleti giapponesi, è la nostra massima priorità per i Giochi di Tokyo 2020 ed è per questo che l’Ipc rispetta e accetta pienamente questa decisione. Senza spettatori internazionali, lavoreremo ancora più duramente per garantire più trasmissioni globali e copertura digitale per le Paralimpiadi, in modo che chiunque voglia guardare i Giochi possa farlo”. Troppo grande il rischio di far entrare in Giappone spettatori stranieri: così con gli atleti ci saranno solo tecnici e addetti ai lavori, giornalisti e operatori dell’informazione, rappresentanti istituzionali. E neppure tutti: il Comitato Paralimpico Internazionale ha fatto sapere ad esempio che intende ridurre del 60% il personale presente a Tokyo per le Paralimpiadi estive, indicando in primo luogo i membri delle federazioni sportive. E anche i familiari degli atleti non potranno seguire dagli spalti, ma solo da casa, le gesta sportive dei propri congiunti. Saranno meno del previsto anche i volontari, dopo il forfait di circa 10 mila degli 80 mila volontari che avevano dato la loro disponibilità per le Olimpiadi. Fra loro solo pochissimi sono vaccinati, in linea con la situazione dell’intera popolazione giapponese, dove solo il 3% è stato finora vaccinato. Al contrario, fra gli atleti e i residenti del Villaggio olimpico ci si aspetta che almeno l’80% abbia completato il ciclo di vaccinazione. In questo contesto, resta l'amarezza di vedere nei giapponesi uno stato d'animo negativo rispetto ai Giochi: recenti sondaggi hanno stimato nel 70% la parte della popolazione contraria allo svolgimento delle Olimpiadi, e fra i consiglieri sanitari del governo permane la certezza che non sia "normale" ospitare Giochi Olimpici e Paralimpici durante una pandemia.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)