Tokyo 2020, "abbiamo visto le Paralimpiadi dell’antifragilità”

La riflessione e l'auspicio dell’Ordine psicologi del Veneto al termine dell’edizione più ricca in assoluto di medaglie per la regione: "Sarebbe bello un unico grande evento, i Giochi Olimpici, eliminando la distinzione tra persone con disabilità e senza, pur mantenendo separate le competizioni"

Tokyo 2020, "abbiamo visto le Paralimpiadi dell’antifragilità”

“Sarebbe bello un giorno vedere un unico grande evento, i 'Giochi Olimpici', eliminando la distinzione tra persone con disabilità e persone senza, pur mantenendo separate le competizioni e mettendo al centro lo sport, l’impegno, la concentrazione, la costanza, il mettersi in gioco, il vedere oltre al limite”. L’auspicio è dell’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi del Veneto, per bocca della segretaria e consigliera  Federica Sandi.

La riflessione arriva al termine dell’edizione paralimpica più ricca in assoluto di medaglie per il Veneto: sono 26 i podi conquistati dalla delegazione veneta composta da 17 atleti e atlete sul totale dei 69 del team italiano.  “Le Paralimpiadi hanno rappresentato una vera e propria occasione per andare oltre i pregiudizi e un certo pietismo nei confronti della disabilità e della diversità - aggiunge Sandi -. Sono state l’occasione per portare al grande pubblico il tema della disabilità e di come si possa vivere esperienze di gioia, di competizione, di delusione, di fallimento, di esultanza”. Conoscere il modo attraverso il quale gli atleti, grazie a protesi o ad altri ausili, riescono ad accedere alla disciplina più adatta a loro, può essere quindi l’occasione “per vedere il mondo da una nuova prospettiva e comprendere l’importanza della creatività e di come i nostri obiettivi possano essere raggiunti in tanti modi diversi. Ognuno può attingere alle proprie risorse e trovare il proprio modo per raggiungere i propri obiettivi” sottolinea la referente dell’Ordine veneto.

“In queste Paralimpiadi – evidenzia Alessandro Bargnani, psicologo dello sport, membro della Consulta dell’Ordine e consulente per Atleti Paralimpici - abbiamo visto tanta solidità, forza e alleanza all’interno del gruppo, elementi che costituiscono il vero spirito sportivo e che a Tokyo erano un corpo unico. Abbiamo visto le Paralimpiadi dell’“antifragilità”, ovvero la capacità di un atleta di cambiare e migliorare a fronte di fattori di stress esterni, altamente invalidanti, al fine non solo di proteggersi, ma soprattutto di adattarsi e migliorarsi”.

“Tutti gli atleti lavorano con gli stessi programmi di preparazione mentale, nessuna differenza tra persone con e senza disabilità –aggiunge Bargnani-. Gli atleti con disabilità chiedono di essere più performanti, più precisi nella prestazione, di gestire meglio il dolore: la maggior parte convive con il dolore cronico e anche per questo devono avere una forza mentale superiore.  Nel percorso di preparazione mentale così come nel corso di una terapia si è visto che è fondamentale trasmettere che tanto più si sta male tanto più si ha la possibilità di stare bene. Dietro ad una performance ci sono traumi, dolore, sacrifici, fisioterapisti, medici, famiglia e staff”. 

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)