Tokyo 2020, tempo di Paralimpiadi: anche stavolta sarà un successo

Al via il terzo evento sportivo al mondo: corpose aspettative per l'Italia che vuole proseguire l'estate delle grandi vittorie azzurre. Ma i Giochi sono anche un grande volano di inclusione sociale: una sfida che dal Giappone verrà vinta grazie alla tv e agli smartphone

Tokyo 2020, tempo di Paralimpiadi: anche stavolta sarà un successo

Tokyo 2020, seconda parte. Con ancora negli occhi le gioie per i risultati dell'Italia olimpica, con in prima fila i due inattesi e inimmaginabili ori nella gara regina, i 100 metri piani maschili, e nella staffetta 4x100, ecco arrivare - due settimane dopo lo spegnimento della fiamma - l'appuntamento con le Paralimpiadi, la competizione gemella riservata ad atleti con disabilità. L'eccellenza dello sport mondiale in gara per una medaglia, dopo anni di impegno e duri allenamenti, sotto le luci della ribalta di un evento diventato capace, con il tempo, di rappresentare un volano di cambiamento sociale e culturale senza pari. Le Paralimpiadi di Tokyo scontano le medesime, grandi difficoltà che ha dovuto attraversare la rassegna olimpica: il rinvio di un anno a causa della pandemia da Covid-19 non ha messo al riparo atleti, tecnici e dirigenti dai problemi logistici, vissuti sia nei mesi scorsi in fase di preparazione e avvicinamento all'evento, sia in questi giorni di arrivo e di ambientamento in Giappone. La vita quotidiana nel Villaggio Paralimpico e in tutti i luoghi della Paralimpiade sarà inevitabilmente diversa rispetto alle edizioni precedenti, ma questo non dovrebbe influire più di tanto sulle gare e sulle prestazioni sportive. Anzi, nonostante tutto, c'è da scommettere che anche stavolta assisteremo a prestazioni sorprendenti, anche stavolta arriveranno record fino a qualche tempo fa impensabili, vedremo sfide di grande intensità, proveremo belle emozioni guardando gli atleti, conoscendo le loro storie e apprezzando i loro risultati. A cambiare davvero sarà invece tutto ciò che di solito accompagna l'evento agonistico e che con esso ha costituito in passato quel perfetto mix capace di determinare il successo dei Giochi Paralimpici. Le Paralimpiadi, che pure sono ormai diventate, per seguito e coinvolgimento planetario, il terzo evento sportivo mondiale dopo i Giochi Olimpici e i Mondiali di calcio, hanno per definizione, per loro stessa essenza, un significato e uno slancio che va ben oltre il mero ambito sportivo. Non c'è oggi al mondo, e non c'è mai stata in precedenza, una manifestazione (di carattere sportivo o non) capace di portare in se stessa e di trasmettere con questa forza e potenza un messaggio così limpido e chiaro di uguaglianza e di inclusione sociale. Qualcosa che può essere percepito e declinato ovunque, in ogni paese e in ogni società, in conseguenza del semplice fatto che le persone con disabilità abitano tutte le città, tutti i paesi e tutti i continenti. Il significato sociale e culturale delle Paralimpiadi, pur declinato in modi e toni diversi a seconda delle varie epoche che si sono succedute dalla prima edizione di Roma 1960 ad oggi, è in realtà stato a lungo preponderante rispetto all'aspetto prettamente sportivo, che a sua volta è andato imponendosi nella percezione collettiva solamente nell'ultimo decennio, in coincidenza con una crescita agonistica e atletica dell'intero movimento che per celerità probabilmente non ha eguali nella storia dello sport.  L'assenza di pubblico sugli spalti, la riduzione o l'annullamento degli eventi di coinvolgimento della cittadinanza, e in particolare di quelli pensati per bambini e ragazzi, rischiano così di privare la Paralimpiade di Tokyo di uno dei suoi aspetti più belli e caratteristici. E' vero, le decisioni assunte congiuntamente dal governo giapponese, dalle autorità della città e dal Comitato organizzatore, insieme al Comitato paralimpico internazionale, almeno sulla carta lasciano qualche spazio ad un pur minima attività di coinvolgimento delle scuole e dei ragazzi di Tokyo, ma è chiaro che nel concreto l'aspetto socializzante è totalmente compromesso.

Anche per questo, ancor più che in passato, la riuscita della Paralimpiade dipenderà, oltre il suo aspetto agonistico, dal suo successo comunicativo, dalla capacità di copertura e di diffusione planetaria. E' una sfida che è possibile vincere e che vede in prima fila gli atleti stessi, diventati in molti paesi del mondo i primi testimonial del movimento paralimpico e dei suoi valori: atleti di livello assoluto che hanno attirato l'attenzione dei mass media e godono di un seguito personale notevole. Un'evoluzione che abbiamo osservato anche in Italia nelle ultime edizioni e che vede proprio a Tokyo una delle atlete simbolo del movimento, Beatrice "Bebe" Vio, nel ruolo di portabandiera azzurro (insieme ad un altro campione come Federico Morlacchi). E a proposito di comunicazione, nel nostro paese una prima tendenza la si intravede già ed è quanto mai positiva, figlia del successo della spedizione olimpica italiana e in particolare della disciplina regina per eccellenza, l'atletica leggera. Nella narrazione sportiva, la Paralimpiade è percepita come il secondo tempo di quell'avventura, e dopo la gioia per quelle medaglie d'oro spesso inaspettate, c'è nell'aria l'attesa per i risultati degli atleti paralimpici. La copertura mediatica sulla televisione generalista, quella alla portata del grande pubblico, è garantita con le dirette e le trasmissioni dedicate su Rai 2: per certi aspetti, le possibilità saranno anche maggiori di quelle sperimentate alle Olimpiadi, visto che la Rai ha acquisito anche i diritti streaming (Rai Play) e la possibilità di trasmettere su un secondo canale (Rai Sport). Certo, la concorrenza sui palinsesti sportivi sarà elevata (è anche cominciato il campionato di calcio di serie A...) ma le 150 ore previste di diretta da Tokyo, comprese le due cerimonie di apertura e chiusura calendarizzate alle ore 13 ora italiana, rappresentano un patrimonio di grande spessore che contribuirà alla riuscita dell'evento. Come tutto ciò che incroceremo o cercheremo sui nostri smartphone. Quanto poi ai risultati sui campi di gara, che hanno - eccome se ce l'hanno - la loro importanza, l'Italia ha altissime aspettative. Cinque anni fa, a Rio 2016, l'Italia paralimpica fece meglio di quella olimpica, occupando con 10 medaglie d'oro, 14 d'argento e 15 di bronzo il nono posto assoluto nel medagliere. L'obiettivo è confermarsi e migliorare, e per farlo ci presentiamo con la rappresentativa più numerosa di sempre, più femminile che maschile (una prima assoluta) e giovanissima (oltre la metà degli atleti sono esordienti ai Giochi Paralimpici). Una composizione frutto del lavoro di preparazione e di programmazione che al Comitato Italiano Paralimpico (Cip) hanno messo in campo e che ora punta ad ottenere brillanti risultati. Certo, nel bene e nel male le sorprese - quando si parla di sport - sono sempre dietro l'angolo, e il livello agonistico mondiale è da anni in grande crescita, ma l'Italia parte con la consapevolezza di poter dire la propria e regalarsi - e regalare agli italiani che li guarderanno da casa - tante e belle soddisfazioni. 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)