Trenta sportive dicono ‘no’ alle atlete transgender in pista: “Violate le pari opportunità”

Ancora dibattito intorno alla partecipazione di Valentina Petrillo alle gare femminili. Lettera alle istituzioni: “L’atleta transgender donna, pur rientrando nei rating previsti, mantiene caratteristiche maschili che ledono i principi di lealtà e equità alla base di ogni competizione sportiva”

Trenta sportive dicono ‘no’ alle atlete transgender in pista: “Violate le pari opportunità”

“Da qualche mese nell’ambito delle gare del settore master femminile di atletica leggera si verifica una dissonante circostanza per la quale è consentita la partecipazione a transgender sulla base di linee guida del Cio emanate nel 2015 e rispetto alle quali l’evidenza scientifica mancava e ancora manca”. Comincia così la lettera che l’avvocata bresciana Fausta Quilleri, atleta che gareggia con regolarità nella categoria femminile master W45, ha inviato al Ministro per le pari opportunità Elena Bonetti, al Sottosegretario con delega allo sport Valentina Vezzali e al presidente della Federazione italiana atletica leggera Stefano Mei. Il riferimento è alla partecipazione di Valentina Petrillo ai campionati italiani master, lo scorso ottobre ad Arezzo, a febbraio ad Ancona.
Valentina Petrillo è un’atleta transgender. Napoletana classe 1973, nel 2018 ha intrapreso la terapia ormonale per il cambio di sesso, diventando di fatto la prima atleta transgender a gareggiare con le donne, anche se non è operata e sulla carta d’identità c’è ancora scritto Fabrizio. Per Fispes, Cio e World Para Athletics, avendo una concentrazione di testosterone sotto i 5 nanomoli, può gareggiare nelle categorie femminili. “Un’ingiustizia”, ci dice al telefono Quilleri, amica di Cristina Sanulli e Denise Neumann, le due atlete che, nell’ottobre 2020 ad Arezzo, sono state sconfitte da Petrillo. Come vi abbiamo raccontato a suo tempo, decisero comunque di salire sul podio, ma nei giorni successivi manifestarono le loro perplessità. “Già allora – continua Quilleri – ho vissuto in prima persona il grande stupore di veder partecipare alla gara Valentina. Ho condiviso il disappunto contenuto delle mie amiche. Quando, a febbraio, Petrillo era di nuovo in gara, è scattato in me il desiderio di chiarire l’ingiustizia che Cristina e Denise stavano vivendo. Nella lettera mi faccio portavoce delle istanze di una trentina di atlete”.

L’ispirazione, racconta l’avvocata, è arrivata con il supporto della rete Rad Fem Italia e l’analisi delle posizioni delle confederazioni femministe americane, che si sono concentrate sulla violazione delle norme sulle pari opportunità: “È previsto che le donne abbiamo le stesse parità degli uomini di realizzazione in ogni ambito della vita. Ho ritenuto che la partecipazione di un’atleta transgender, il cui fisico è assolutamente maschile, potesse essere ritenuto come una mancata opportunità per le atlete donne di svilupparsi in ambito sportivo”. Alla base delle riflessioni di Quilleri, alcune pubblicazioni, in particolare quella di Emma Hilton, Phd dell’Università di Manchester: “Hilton, dopo aver analizzato e testato circa 230 donne transgender, ha concluso che la forza, la massa corporea magra, la dimensione muscolare, la densità ossea, la capacità polmonare e cardiaca sono influenzate in maniera banale dall’assunzione di ormoni femminili che abbassano il testosterone a 5 nanomoli per litro. Alla luce di queste evidenze, l’atleta transgender donna, pur rientrando nei rating previsti dal Cio, mantiene caratteristiche maschili che vanno a ledere i principi di lealtà e equità alla base di ogni competizione sportiva. E proprio in nome dei principi di lealtà ed equità, va riconosciuto che le linee guida adottate sin qui non sono corrette e dunque vadano cambiate”.

Nella lettera inviata a Bonetti, Vezzali e Mei le linee guida del Cio vengono definite “arbitrarie, senza valenza giuridica, emanate da un organismo nel quale la prevalenza maschile è quasi pari alla totalità. Il tutto– si legge – è evidentemente contro qualsiasi norma giuridica in essere nel nostro Paese, è contro qualsiasi evidenza di tutela della condizione femminile che si trova abusata persino in un campo nel quale l’obbiettivo primario dovrebbe essere quello di garantire una concorrenza leale. Nessuno immagina di impedire ad altri la piena espressione delle proprie sensibilità in tutti gli aspetti della vita individuale e sociale, ma al contempo non è nemmeno immaginabile impedire una corretta espressione delle proprie individuali capacità fisiche e di genere alle donne
La legislazione di tutela, che un codice delle pari opportunità afferma con evidenza, obbliga al rispetto assoluto, inderogabile e indispensabile della individualità fisica femminile”.

Al momento, ancora non è arrivata nessuna risposta: “Il passo successivo è un’interpellanza parlamentare grazie all’appoggio di alcuni deputati. Se ancora non dovesse bastare, prenderemo in considerazione un’azione legale. A Roma, oppure presso la Corte europea dei diritti dell’uomo. Negli Stati Uniti sono stati fatti passi avanti: alcuni Stati hanno escluso dalle competizioni gli atleti transgender. In America la questione è molto seria e delicata: per molte donne, essere sconfitte da un’atleta transgender potrebbe significare la perdita di una borsa di studio per meriti sportivi e, dunque, l’interruzione del percorso scolastico”.

Ma se a ottobre, ad Arezzo, Petrillo è salita sul gradino più alto del podio, a febbraio, ad Ancona, sui 400 metri è stata sconfitta da Lucia Pollina e sui 200 metri da Sanulli. “Rispondo con i risultati di uno studio condotto da Marco Alcior, che ha esaminato le prestazioni di Fabrizio Petrillo, prima e di Valentina Petrillo, poi. I tempi delle prestazioni sono quasi uguali. Questo significa che Petrillo, con l’assunzione di ormoni, non ha perso forza”.
In realtà, è sempre particolarmente difficile confrontare le prestazioni di uno stesso atleta, che negli anni inevitabilmente variano e non permettono facili paragoni. Secondo il sito della Fidal, Fabrizio Petrillo vantava sui 400 metri un primato personale di 56:67 ottenuto nel 2018 e un 57:70 ottenuto nel 2017, con un 1:04:60 nel 2019; Valentina ha corso i 400 nel maggio 2021 in 1:00:31, ma ha anche ottenuto in quegli stessi mesi prestazioni assai meno positive (a marzo 2021 in 1:04.11). Sui 200 metri, Fabrizio Petrillo ha un personale di 24:94 datato 2018 (due anni prima gareggiava in 26,46). Valentina nel 2020 ha corso in 26:96 e nel 2021 in 27:17. Numeri che non possono dire né spiegare tutto, ma resta il fatto che - al di là del caso concreto che in Italia vede Petrillo al centro dell'attenzione - il tema della partecipazione delle atlete transgender alle gare femminili è ormai diventato oggetto di dibattito e di confronto in molti paesi.

Ambra Notari

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)