Anna Piratti. Quando l’arte è bottega

La sua ultima opera accoglie e accompagna lo sguardo del visitatore dal pavimento del Museo archeologico del Liviano, a Padova, verso le opere esposte.

Anna Piratti. Quando l’arte è bottega

Sono cocci di terracotta dipinti di bianco di un’apparente semplicità disarmante: in realtà sono un invito a interrogarsi sulle tante storie custodite in ogni singolo frammento esposto. “Materia viva” è il titolo dell’opera di Anna Piratti – visitabile fino al 10 dicembre – che costruisce un dialogo concreto con i manufatti che i nostri antenati hanno creato, decorato, usato, riciclato e della cui bellezza si sono occupati gli archeologi riportandoli alla luce e ridando loro dignità. È il piccolo-grande miracolo artistico che Anna Piratti riesce a creare con ogni sua opera: condividere, coinvolgere e stimolare una riflessione profonda sulla società, intrecciando con la sua estetica temi di attualità e interrogativi profondi. «Non lo so come sono diventata artista – racconta – Non si sa, se si sapesse diventerebbe un cliché. La creatività più autentica è sempre individuale perché l’individuo si confronta con il mondo circostante in maniera sempre diversa. In questa società individualista e narcisista abbiamo perso il senso della bottega. Oggi raccontiamo che è il pittore che firma l’opera, ma quando l’opera è stata fatta era la bottega che aveva lavorato e il contributo di uno si fondeva necessariamente con quello dell’altro: chi pesta il colore, chi lo mescola, chi aspetta il tempo giusto, chi lo stende. Ora il lavoro dell’artista è sempre meno collettivo e sempre più individuale». Anna Piratti, padovana, è un’artista visiva che si è formata all’Accademia di Belle arti di Venezia; lavora in Italia e nel nord Europa e si occupa di arte pubblica, arte digitale e pittura su tela. Per questo suo credere nel lavoro “di bottega artistica” ha collaborato con numerosi artisti di altre discipline – musicisti, fotografi, ballerini – convinta che le contaminazioni creative sono una ricchezza. Non solo. Anna è convinta che il bello rafforzi il nostro sistema immunitario, aiutandoci a stare meglio e quindi la ricerca e il godere del bello deve essere possibile per ciascuno e l’artista ha il compito di dare corpo a questa necessità. «Le persone che creano mi hanno sempre tanto emozionata, mi hanno sempre dato tantissima speranza perché raccontano qualcosa di sé – continua Anna – Quando ho visitato la casa del Petrarca e guardato dalla finestra della stanza in cui lui componeva le sue poesie ho visto un quadro e ho capito che la creazione artistica è un fatto di sensibilità umana che è fatta di tantissimi aspetti: visivi, solari, ambientali. Si diventa “artisti” dando sempre più ascolto nel tempo a questi dettagli e dando loro importanza. Sono convinta che il bello ci sia necessario». Le sue opere sono complesse nella loro costruzione, perché nel suo lavoro Anna privilegia il “come” arriva a realizzare un’opera rispetto al “cosa” realizzare. Per “Materia viva” si è mossa con «chiarezza e fierezza» così, quando è entrata nello spazio progettato e costruito da Gio Ponti al Liviano – spazio che rasenta la perfezione per l’equilibrio tra spazio, suono e oggetti – la sua domanda è stata: come faccio? «L’opera del Liviano nasce per esprimere la coralità che è sinonimo di complessità. È un’opera di terracotta perché il museo contiene reperti di terracotta e quello è uno spazio di laboratorio per gli studenti di archeologia, quindi uno spazio del pensiero, della ricerca, dello stare insieme, della “bottega”. Allora ho chiesto quale materiale avevano già da poter usare e così sono arrivata ai cocci che il Museo usa nelle attività con i bambini. Sono andata all’Orto Botanico e lì, rompendo i vasi che non vengono più usati, ho creato i miei cocci uno a uno e poi dipinti di bianco da un lato mostrando lo spessore che suggerisce la stratificazione della storia in un dialogo con l’antico presente nel Museo: la terra, la terracotta, il cotto e la superficie bianca che dialoga coi gessi. Un dialogo che passa anche attraverso il canto dei grilli, scelto come sottofondo di “Materia viva”, che richiama le notti mediterranee».

Uno snodo importante per il suo percorso artistico è stato il “Discorso alla pari”, un’opera ibrida che unisce scrittura, fotografia e poi un’azione performativa: persone fra loro diverse sono state chiamate a scegliere un oggetto e a motivare la scelta, facendo emergere un mondo ricco e curioso che valorizza il potenziale umano. «Il progetto è nato da un momento di difficoltà grazie al quale ho capito che siamo quello che siamo e non possiamo essere differenti, prendendo coscienza piena del mio essere artista. Con “Discorso alla pari” le persone che hanno raccolto il mio invito, partendo dal perché avevano scelto un oggetto preciso, hanno fatto emergere temi fondamentali: generosità, dolcezza, solitudine, felicità, autonomia, rispetto di sé». Le foto delle persone intervistate con i loro oggetti sono poi diventate una mostra. Con “Toys?”, una performance realizzata a Noale il 25 novembre 2018 in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, Anna Piratti in collaborazione con la coreografa Silvia Gribaudi, ha realizzato un’installazione interattiva con ottocento bambole di plastica nude scagliate a terra e quindi abbandonate dall’artista; azione che ha trasformato gli spettatori in soggetti attivi che hanno raccolto le bambole, le hanno vestite e portate in una “zona di sicurezza”: «Rispetto, cura e dignità sono i principi fondamentali da perseguire nella consapevolezza che il cammino lungo la strada dei diritti e della dignità per tutti è lungo e deve essere percorso insieme da tutti. “Toys?” è comunicato come un progetto sulla violenza contro le donne e invece è un progetto che sostiene comportamenti di rispetto». La carta è il suo materiale preferito perché vi «coesistono una fragilità oggettiva e una potenza di significato». “Maestrale” è un’installazione-atelier site specific composta da migliaia di elementi di carta in forma di barca, spesso proposta e realizzata in forma di laboratorio, che «interpreta quel Vento che da un luogo misterioso dentro di noi ci spinge ogni mattina a prendere il largo per affrontare la giornata» C’è una suggestione che rimanda a Ugo Foscolo invece per la realizzazione di “Silente”, una serie pittorica acrilico e carta su tela: «“Silente” rappresenta un’ode al silenzio, alla fragilità intesa come “valore” – e non come “questi poveri anziani” – e à la joie de vivre». L’opera “Nulla è come sembra”, della serie “Silente”, è esposta al museo Poleni dell’Università di Padova il cui design della luce è stato curato dal Dipartimento di fisica e astronomia “Galilei” e in un gioco tra arte e scienza la dimensione del quadro è in rapporto di p-greco rispetto alla dimensione della teca che lo ospita.

“Il viaggio”

Un’opera particolare di Anna Piratti è “Il Viaggio”, un libro d’arte realizzato in tre esemplari, con sei dipinti in acrilico su legno, ispirato dal romanzo di Abraham “Boolie” Yehoshua, Viaggio alla fine del millennio: «Un libro indimenticabile, così ricco e arricchente che ho voluto esprimere all’autore il mio grazie per quello che considero un vero e proprio regalo. Così ho realizzato i dipinti e ho spedito una copia del libro d’arte a Yehoshua come segno di gratitudine. E lui mi ha risposto». Per conoscere le varie opere dell’artista Anna Piratti è possibile visitare il suo sito annapiratti.com

“Materia viva” al Liviano fino al 10 dicembre

Allestita al Museo di scienze archeologiche e d’arte dell’Università di Padova – nel Palazzo Liviano in piazza Capitaniato – “Materia viva” sarà visibile fino al 10 dicembre e si visita acquistando il biglietto su eventbrite.it

Installazione ideata per Padova Jazz Festival

L’installazione “Materia viva” è stata progettata per il Padova Jazz Festival 2023 organizzato dall’Associazione Miles, presieduta da Gabriella Piccolo Casiraghi, che anche quest’anno ha scelto la collaborazione con Anna Piratti.

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