Appiani, ai piedi della "fossa dei leoni" è passato il grande calcio

Lo stadio Appiani rimane nel cuore dei tifosi del Padova, come la vera casa dei biancoscudati. Carico di ricordi e gloria, ha visto tutte le "grandi" inchinarsi di fronte all'energia trasmessa alla squadra di casa dai tifosi accalcati appena a ridosso del campo. Settant'anni di pallone nel cuore della città, dall'epoca gloriosa di Rocco agli anni tristi della C fino alla massima serie riconquistata nel 1994. Quando la squadra si spostò all'Euganeo...

Appiani, ai piedi della "fossa dei leoni" è passato il grande calcio

Allora: come raccontare una storia con protagonista lo stadio Appiani? Subito, poco da fare, non posso non pensare a Furio Stella, giornalista del Mattino, ora lui non c’è più, se n’è andato un po’ di anni fa. Eravamo amici e mi piaceva che di tanto in tanto s’inventava dei racconti/interviste in cui apriva le virgolette e faceva parlare in prima persona proprio lui, sì, lo stadio. 
Era dunque l’Appiani che parlava, ricordava, magari pure sospirava, lui abituato in quei gloriosi anni di serie A tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta a vedere la Juventus, l’Inter, il Milan e compagnia bella tremare davanti ai nostri, ai biancoscudati (non a caso era soprannominato, l’Appiani, “la fossa dei leoni”). Sospiri dovuti soprattutto al fatto che dopo quegli anni indimenticabili e leggendari, erano arrivate le vacche magre della Serie C, con campionati e avversari anonimi e spesso poca gente sugli spalti.

Nostalgia e sospiri. Con la beffa, chiamiamola proprio così, che quel traguardo della Serie A che mancava sin dalla stagione ‘61/62, l’Appiani contribuì a raggiungerlo (quante volte venne definito il dodicesimo uomo in campo?) proprio nella sua ultima stagione da protagonista, la ‘93/94, dopo che lo spareggio vittorioso di Cremona contro il Cesena sancì il ritorno del Padova nella cosiddetta massima serie. La Serie A se la trovò così bella e confezionata lo stadio Euganeo (dal ‘94/95), impianto che ancor più in quella stagione, con dei lavori in corso, non poteva essere più lontano da quel che era sempre stato l’Appiani. Da una “fossa dei leoni” ci si trovò a giocare in un “acquario”, tanto la gente era lontana dal campo.
E allora, per raccontare un po’ di questo luogo così importante, così vissuto, così significativo per la storia e la memoria di questa nostra città, ecco che anch’io apro delle virgolette tramite le testimonianze di alcuni dei tanti e tanti calciatori che vestendo la nostra maglia biancoscudata sono stati letteralmente marchiati dall’Appiani. «La cosa più bella – ricorda Giuseppe Pillon, centrocampista con 129 presenze – era la domenica, quando si giocava in casa. Dal tunnel lì dell’Appiani vedevi che ti aspettava una muraglia di persone. Come spingeva la gente, come spingeva!».

Ricordi, suggestioni ed emozioni che già iniziavano lì nel cortile, con quel sottopassaggio che ti aspettava, con al di là il brusio della gente. Magari poca, negli anni più poveri della Serie C, ma un vero e proprio muro in tante e tante stagioni. D’accordo, magari allora c’erano meno scelte di adesso, ma come non si poteva non andare a vedere il Padova? Come si poteva non partecipare a quel vero e proprio rito laico che andava in scena quelle domeniche pomeriggio all’Appiani?

Lì dentro ho giocato, purtroppo negli anni tra i più poveri della Serie C, peccato. Ma da bambino quella “fossa dei leoni” l’ho vissuta, c’ero proprio anch’io, pure io l’Appiani me lo porto dentro e così mi affido all’archivio, andando un po’ a scovare quel che nel tempo numerosi calciatori del Padova hanno avuto modo di raccontarmi del “loro” Appiani.
Anni che passano, tanti di loro se ne sono andati, proprio come Furio Stella. Omaggio all’Appiani dunque e quasi quasi mi vien da alzarmi in piedi, sì.

NEL NUMERO DELLA DIFESA DEL POPOLO IN EDICOLA E IN PARROCCHIA UN AMPIO SERVIZIO IN TRE PAGINE CON LE TESTIMONIANZE DEI CAMPIONI BIANCOSCUDATI CHE SI SONO SUCCEDUTI SUL CAMPO DELL'APPIANI.

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