L’Oratorio di san Michele Arcangelo, a Pozzoveggiani, Salboro. Luogo ricco di fascino tra storia, fede, arte e architettura

A Pozzoveggiani, parrocchia di Salboro, si trova l’Oratorio di san Michele Arcangelo, chiesetta tra le più antiche di Padova. Al suo interno sono visibili i bellissimi affreschi che valgono una visita, insieme alla curiosa storia dell’architettura che si è succeduta nei secoli

L’Oratorio di san Michele Arcangelo, a Pozzoveggiani, Salboro. Luogo ricco di fascino tra storia, fede, arte e architettura

È un piccolo gioiello incastonato tra le abitazioni di Pozzoveggiani, località di Salboro, quartiere sud di Padova: una piccola chiesetta dedicata a san Michele Arcangelo, tra le più antiche presenti in città. Non è tra i monumenti più visitati del nostro territorio, eppure vale davvero la pena dedicare una visita a questo luogo, per l’antichità della sua storia (11°-12° secolo) e per lo splendido affresco, ancora ben conservato, che si trova all’interno sulla parete dell’abside, risalente agli anni 1100-1200. Rappresenta Cristo Pantocratore con la mano destra benedicente e la sinistra posata sul libro aperto; ai lati due angeli e intorno i simboli dei quattro evangelisti (di questi, è andato perduto quello che rappresenta Matteo). Nella parte sottostante della parete, dodici figure di apostoli e santi «tra cui si riconosce san Prosdocimo – spiega Flavio Dalla Libera, presidente dell’associazione culturale SalboroIncontra, che insieme ad altri volontari accompagna i visitatori all’interno della chiesa – la sequenza è interrotta da una finestrella con sotto l’immagine di un pellicano, figura dell’amore di Cristo per le anime. Nel registro inferiore, infine, immagini di cavalieri armati e di animali reali e fantastici (simboli tipici del medioevo) che rappresentano il mondo in cui viviamo, teatro dell’eterna lotta tra bene e male». Il ciclo pittorico potrebbe quindi indicare nella parte inferiore il mondo il cui accesso al paradiso è consentito da Dio grazie al sacrificio di Cristo (rappresentato in alto); depositaria di questa verità è la Chiesa, testimoniata dai santi e apostoli collocati nel centro. In occasione della festa di san Michele del 29 settembre, la parrocchia e l’associazione SalboroIncontra hanno organizzato alcuni momenti ricreativi e culturali attorno alla chiesa, che è da sempre amata e custodita dagli abitanti. Nella data del copatrono (la chiesa parrocchiale è dedicata a Santa Maria Assunta) è prevista la messa serale prefestiva e, più tardi, la presentazione al palatenda del libro Poco xe mejo de gnente di Rolando Tasinato e Patrizia Zorzi. Domenica 1° ottobre, invece, la messa è presieduta da padre Florio Tessari, con l’unzione degli infermi, e poi ci sarà il pranzo comunitario; nel pomeriggio si potrà assistere al concerto del Coro Tanai con canti tradizionali e cori di montagna. L’oratorio, oltre che a san Michele Arcangelo, è legato anche alla figura di santa Giustina. La tradizione vuole che il padre, Vitaliano, possedesse in questo luogo un podere, dove è presente un pozzo, oggi visibile accanto alla chiesa (Putheus Vitaliani, da cui potrebbe derivare il nome Pozzoveggiani). In seguito all’uccisione della figlia da parte dell’imperatore Massimiano, poiché la giovane Giustina aveva portato conforto ai cristiani di Padova imprigionati, la famiglia ne avrebbe riposto il corpo in una tomba nell’area dell’attuale oratorio, dove si sarebbero trovate tracce della tomba ai piedi del campanile. La salma sarebbe stata trasferita a Padova solo successivamente, dopo il 520. L’immagine di santa Giustina è riconosciuta dalla pietà popolare anche in un frammento di affresco che si trova sulla parete sinistra all’ingresso, nella parte più antica della chiesa, dove si trovano resti di altri dipinti risalenti al 1050-1100, con alcune figure, in cui sono presenti anche san Luca e san Giovanni. Quel che è certo è che questo luogo vanta duemila anni di storia, durante i quali ha subito radicali trasformazioni: la primitiva cappella (600-700) è sorta su una necropoli romana, che prima ancora era probabilmente un tempietto dedicato alla dea Fortuna; in un secondo periodo (1100-1200) è stata ampliata con due piccole navate laterali, i cui resti sono ancora visibili. Infine, successivamente al 1300, viene costruito il campanile a cuspide e vengono abbattute le due navate: l’oratorio rimane a un solo vano, come si presenta oggi. Negli anni Settanta del secolo scorso la chiesetta è stata oggetto di studi e ricerche d’archivio, scavi e restauri degli affreschi grazie all’interessamento di Andrea Calore e di mons. Claudio Bellinati, interventi che hanno permesso di valorizzare questo splendido capolavoro di architettura, arte e storia.

Visite il sabato pomeriggio nel periodo estivo
chiesetta-salboro

Nella chiesetta, durante il periodo estivo, viene celebrata la messa festiva del sabato. Le visite si possono effettuare in estate fino a inizio ottobre, il sabato, dalle 16 alle 18; sono presenti in questa fascia oraria i volontari dell’associazione SalboroIncontra per raccontare le particolarità dell’opera. È possibile accordarsi anche per visite di gruppo. facebook.com/salboro.incontra

Luogo di insediamento fin dall’antichità

L’oratorio si trova su un pezzo di terreno un po’ rialzato, studiato probabilmente in passato per proteggerlo da eventuali inondazioni poiché si trova accanto a un corso d’acqua che in passato lo metteva in comunicazione con il mare. Il luogo era situato nelle vicinanze della via Annia che collegava Adria ad Aquileia e si trovava inoltre all’interno di una centuriazione che si estendeva a sud-est di Padova. Il luogo ha restituito in passato interessanti reperti archeologici che testimoniano la sua importanza in epoca romana e paleocristiana. Oggi sono visibili sia esternamente che internamente le diverse aggiunte e i rifacimenti, sia strutturali che pittorici. Nella parete interna destra è presente una bella immagine di sant’Antonio accanto a una Madonna con Bambino. L’oratorio è un luogo ricco di curiosità, a pochi passi dalla città; è raggiungibile con i mezzi pubblici o in bicicletta lungo la ciclabile.

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